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I Moti del 70. Reggio, la città tradita due volte

Reggio, la città tradita due volte

14 luglio 2025 – editoriale di Luigi Palamara 

Nel caldo tagliente di luglio, Reggio Calabria ha ricordato i Moti del 1970 con una cerimonia, organizzata dal Comitato 14 luglio, sobria al Monumento dedicato ai caduti. Tra i presenti, Peppe Agliano e Anna Franco, testimoni di una città che non si è mai arresa.

Ma non è stata solo memoria. È stata anche denuncia.

> “Ancora una volta Reggio è umiliata – ha dichiarato Agliano prima della deposizione dei fiori – La Regione Calabria continua a negare il trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana. E il silenzio del sindaco Falcomatà su questo tema pesa come un macigno.”

Un richiamo forte, che fa eco allo spirito del 1970, quando Reggio si sollevò non per capriccio, ma per dignità. Allora, la scelta di fare di Catanzaro il capoluogo regionale fu percepita come un affronto, una decisione calata dall’alto. E la città rispose: scese in piazza, lottò, pagò con sangue e carcere.

Perché i Moti non furono solo protesta: furono tragedia.
Cinque le vittime principali riconosciute in quegli anni tormentati.

Bruno Labate, ferroviere, morì il 15 luglio 1970, colpito a morte nei primi scontri in via Logoteta.

Angelo Campanella, autista, cadde il 17 settembre 1970, sul ponte Calopinace.

Carmine Jaconis, giovane barista di 25 anni, fu ucciso esattamente un anno dopo, durante la commemorazione.

Vincenzo Curigliano, brigadiere della Polizia, perse la vita per infarto durante l’assalto alla Questura.

Antonio Bellotti, agente celere, morì in seguito a gravi ferite riportate in servizio.

Né rossi né neri: poveri cristi. Gente che chiedeva rispetto e ricevette piombo, urla e oblio.

Oggi, a distanza di 55 anni, resta il ricordo. Ma resta anche un’amara attualità. Le promesse mancate — il Pacchetto Colombo, le infrastrutture mai nate, i posti di lavoro evaporati con la retorica — pesano ancora. E la mancata attuazione dell’autonomia metropolitana suona come l’ennesimo schiaffo.

Chi c’era oggi non cercava applausi. Cercava giustizia. E memoria.
 “La memoria è un dovere, non una scelta.”

Reggio non dimentica. E non accetta di essere dimenticata.

Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
@luigi.palamara INTERVISTA A PEPPE AGLIANO del Comitato organizzatore 14 luglio. Reggio, la città tradita due volte 14 luglio 2025 – editoriale di Luigi Palamara Nel caldo tagliente di luglio, Reggio Calabria ha ricordato i Moti del 1970 con una cerimonia, organizzata dal Comitato 14 luglio, sobria al Monumento dedicato ai caduti. Tra i presenti, Peppe Agliano e Anna Franco, testimoni di una città che non si è mai arresa. Ma non è stata solo memoria. È stata anche denuncia. > “Ancora una volta Reggio è umiliata – ha dichiarato Agliano prima della deposizione dei fiori – La Regione Calabria continua a negare il trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana. E il silenzio del sindaco Falcomatà su questo tema pesa come un macigno.” Un richiamo forte, che fa eco allo spirito del 1970, quando Reggio si sollevò non per capriccio, ma per dignità. Allora, la scelta di fare di Catanzaro il capoluogo regionale fu percepita come un affronto, una decisione calata dall’alto. E la città rispose: scese in piazza, lottò, pagò con sangue e carcere. Perché i Moti non furono solo protesta: furono tragedia. Cinque le vittime principali riconosciute in quegli anni tormentati. Bruno Labate, ferroviere, morì il 15 luglio 1970, colpito a morte nei primi scontri in via Logoteta. Angelo Campanella, autista, cadde il 17 settembre 1970, sul ponte Calopinace. Carmine Jaconis, giovane barista di 25 anni, fu ucciso esattamente un anno dopo, durante la commemorazione. Vincenzo Curigliano, brigadiere della Polizia, perse la vita per infarto durante l’assalto alla Questura. Antonio Bellotti, agente celere, morì in seguito a gravi ferite riportate in servizio. Né rossi né neri: poveri cristi. Gente che chiedeva rispetto e ricevette piombo, urla e oblio. Oggi, a distanza di 55 anni, resta il ricordo. Ma resta anche un’amara attualità. Le promesse mancate — il Pacchetto Colombo, le infrastrutture mai nate, i posti di lavoro evaporati con la retorica — pesano ancora. E la mancata attuazione dell’autonomia metropolitana suona come l’ennesimo schiaffo. Chi c’era oggi non cercava applausi. Cercava giustizia. E memoria. “La memoria è un dovere, non una scelta.” Reggio non dimentica. E non accetta di essere dimenticata. Luigi Palamara Tutti I diritti riservati #motidireggio #reggiocalabria #14luglio1970 #14luglio2025 #peppeagliano #eventi #politica #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara DEPOSIZIONE CORONA AL MONUMENTO DEDICATO AI MOTI DEL 70 del Comitato organizzatore 14 luglio. Reggio, la città tradita due volte 14 luglio 2025 – editoriale di Luigi Palamara Nel caldo tagliente di luglio, Reggio Calabria ha ricordato i Moti del 1970 con una cerimonia, organizzata dal Comitato 14 luglio, sobria al Monumento dedicato ai caduti. Tra i presenti, Peppe Agliano e Anna Franco, testimoni di una città che non si è mai arresa. Ma non è stata solo memoria. È stata anche denuncia. > “Ancora una volta Reggio è umiliata – ha dichiarato Agliano prima della deposizione dei fiori – La Regione Calabria continua a negare il trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana. E il silenzio del sindaco Falcomatà su questo tema pesa come un macigno.” Un richiamo forte, che fa eco allo spirito del 1970, quando Reggio si sollevò non per capriccio, ma per dignità. Allora, la scelta di fare di Catanzaro il capoluogo regionale fu percepita come un affronto, una decisione calata dall’alto. E la città rispose: scese in piazza, lottò, pagò con sangue e carcere. Perché i Moti non furono solo protesta: furono tragedia. Cinque le vittime principali riconosciute in quegli anni tormentati. Bruno Labate, ferroviere, morì il 15 luglio 1970, colpito a morte nei primi scontri in via Logoteta. Angelo Campanella, autista, cadde il 17 settembre 1970, sul ponte Calopinace. Carmine Jaconis, giovane barista di 25 anni, fu ucciso esattamente un anno dopo, durante la commemorazione. Vincenzo Curigliano, brigadiere della Polizia, perse la vita per infarto durante l’assalto alla Questura. Antonio Bellotti, agente celere, morì in seguito a gravi ferite riportate in servizio. Né rossi né neri: poveri cristi. Gente che chiedeva rispetto e ricevette piombo, urla e oblio. Oggi, a distanza di 55 anni, resta il ricordo. Ma resta anche un’amara attualità. Le promesse mancate — il Pacchetto Colombo, le infrastrutture mai nate, i posti di lavoro evaporati con la retorica — pesano ancora. E la mancata attuazione dell’autonomia metropolitana suona come l’ennesimo schiaffo. Chi c’era oggi non cercava applausi. Cercava giustizia. E memoria. “La memoria è un dovere, non una scelta.” Reggio non dimentica. E non accetta di essere dimenticata. Luigi Palamara Tutti I diritti riservati #motidireggio #reggiocalabria #14luglio1970 #14luglio2025 #peppeagliano #eventi #politica #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara DEPOSIZIONE FIORI MONUMENTO DEDICATO AL SEN. CICCIO FRANCO del Comitato organizzatore 14 luglio. Reggio, la città tradita due volte 14 luglio 2025 – editoriale di Luigi Palamara Nel caldo tagliente di luglio, Reggio Calabria ha ricordato i Moti del 1970 con una cerimonia, organizzata dal Comitato 14 luglio, sobria al Monumento dedicato ai caduti. Tra i presenti, Peppe Agliano e Anna Franco, testimoni di una città che non si è mai arresa. Ma non è stata solo memoria. È stata anche denuncia. > “Ancora una volta Reggio è umiliata – ha dichiarato Agliano prima della deposizione dei fiori – La Regione Calabria continua a negare il trasferimento delle funzioni alla Città Metropolitana. E il silenzio del sindaco Falcomatà su questo tema pesa come un macigno.” Un richiamo forte, che fa eco allo spirito del 1970, quando Reggio si sollevò non per capriccio, ma per dignità. Allora, la scelta di fare di Catanzaro il capoluogo regionale fu percepita come un affronto, una decisione calata dall’alto. E la città rispose: scese in piazza, lottò, pagò con sangue e carcere. Perché i Moti non furono solo protesta: furono tragedia. Cinque le vittime principali riconosciute in quegli anni tormentati. Bruno Labate, ferroviere, morì il 15 luglio 1970, colpito a morte nei primi scontri in via Logoteta. Angelo Campanella, autista, cadde il 17 settembre 1970, sul ponte Calopinace. Carmine Jaconis, giovane barista di 25 anni, fu ucciso esattamente un anno dopo, durante la commemorazione. Vincenzo Curigliano, brigadiere della Polizia, perse la vita per infarto durante l’assalto alla Questura. Antonio Bellotti, agente celere, morì in seguito a gravi ferite riportate in servizio. Né rossi né neri: poveri cristi. Gente che chiedeva rispetto e ricevette piombo, urla e oblio. Oggi, a distanza di 55 anni, resta il ricordo. Ma resta anche un’amara attualità. Le promesse mancate — il Pacchetto Colombo, le infrastrutture mai nate, i posti di lavoro evaporati con la retorica — pesano ancora. E la mancata attuazione dell’autonomia metropolitana suona come l’ennesimo schiaffo. Chi c’era oggi non cercava applausi. Cercava giustizia. E memoria. “La memoria è un dovere, non una scelta.” Reggio non dimentica. E non accetta di essere dimenticata. Luigi Palamara Tutti I diritti riservati #motidireggio #reggiocalabria #14luglio1970 #14luglio2025 #peppeagliano #eventi #politica #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #cicciofranco ♬ suono originale - Luigi Palamara

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