Editors Choice

5/recent/post-list

Giorgia è tornata. Ma adesso dobbiamo meritarla.

Giorgia è tornata. Ma adesso dobbiamo meritarla.
di Luigi Palamara
Hanno ritrovato Giorgia. E con lei, la città di Reggio Calabria ha ritrovato un battito. Uno solo, profondo, fragile, ma vero. Il battito di chi ha temuto il peggio, di chi ha pregato in silenzio, di chi si è scoperto vulnerabile per una ragazzina di quattordici anni che, anche senza conoscerla, è diventata figlia, sorella, nipote di tutti.

Giorgia è viva. Ed è questa, oggi, la notizia più bella che possiamo stringere tra le mani. Non per farne un trofeo da esibire in prima pagina. Non per farne uno dei tanti casi che consumiamo in fretta, come ogni altra cosa. Ma per ricordarci che dietro ogni scomparsa c’è un’anima. Un cuore che batte, che soffre, che cerca. E oggi, quel cuore è tornato a battere tra le braccia di chi l’ama.

Ha solo quattordici anni, Giorgia. Un’età disarmata, piena di domande senza risposta. L’età in cui ogni pensiero pesa il doppio, ogni parola sbagliata brucia come un colpo, ogni abbraccio mancato lascia un vuoto. In quell’età fragile, che molti adulti dimenticano o fingono di non ricordare, lei ha vissuto qualcosa che nessun adolescente dovrebbe vivere. E ora ha diritto a ricominciare.

Ha diritto alla leggerezza. Alla musica nelle cuffiette, alle risate con le amiche, ai sogni confusi che cambiano forma ogni giorno. Ha diritto al silenzio, se vorrà. A non spiegare niente. A essere protetta e amata senza troppe domande, senza sguardi invadenti. Ha diritto a sbagliare, come tutti. Ma soprattutto ha diritto a una seconda possibilità. E questa possibilità — che oggi ci commuove — è anche una responsabilità che ricade su di noi.

Noi, che troppo spesso ci arroghiamo il titolo di adulti. Ma che, nei fatti, viviamo presi da corse vuote, parole sterili, egoismi affilati come lame. Noi che siamo lì, ma non davvero presenti. Che ascoltiamo, ma non sentiamo. Che guardiamo, ma non vediamo.

Questa brutta avventura — che poteva finire in tragedia — deve essere per tutti noi una lezione. Un richiamo. Un pugno nello stomaco. Perché un giorno, forse, ci verrà chiesto: dov’eravate? Che tipo di mondo avete lasciato ai vostri figli?

Bentornata, Giorgia. Ora comincia la tua vera storia. Ed è tutta da scrivere. Ma che sia scritta a matita, con mani leggere, senza forzature. Ti auguriamo gioia, libertà, e giorni pieni di sole. E promettiamo — almeno proviamo a promettere — che saremo più attenti, più presenti, più umani.

Perché oggi hai ritrovato un amico. E con te, tanti altri hanno ritrovato un po’ di speranza.

Luigi Palamara 
Reggio Calabria 29 luglio 2025

Posta un commento

0 Commenti