Occhiuto e il metaverso. Barcollo ma non mollo. Gli amici e gli alleati lo accompagnano sino alla ... fine. La sua.
Editoriale di Luigi Palamara un calabrese che non beve l’amaro del "capo".
Ho visto il video di Roberto Occhiuto. L’ho guardato fino in fondo. E mi è venuta la nausea. Ma non quella fisica, quella dell’intelligenza, quella che ti prende allo stomaco quando qualcuno insulta la tua capacità di pensare, di distinguere la verità dalla pagliacciata.
Occhiuto si dimette. Ma non per lasciare. Si dimette per restare. Si dimette per ricandidarsi. E non lo fa con vergogna, non lo fa con pudore. Lo fa come se stesse compiendo un atto eroico. Come se la Calabria gli dovesse qualcosa. Come se fosse un martire.
Un martire! Un uomo indagato per corruzione. Uno che dovrebbe – almeno per un attimo – avere il buon gusto di starsene zitto. Di aspettare. Di rispettare il popolo calabrese. E invece no. Fa il video, fa la parte, si mette la maschera dell’innocente e del perseguitato. Dice che è la magistratura a bloccare la regione. Dice che vuole restituire la parola al popolo.
Ma quale popolo?
Il popolo che da anni viene tradito, abbandonato, umiliato? Il popolo che vede la sanità morire, i giovani emigrare, i treni arrancare come ferraglia del secolo scorso? Il popolo che deve pure sopportare questa farsa?
Perché di questo si tratta: di una farsa. Di un teatro dell’assurdo. Dove un presidente indagato si autoproclama salvatore. Dove un’intera classe dirigente – Forza Italia in testa – lo applaude come fosse De Gasperi, e non un politico con un avviso di garanzia in tasca e un partito che in Calabria ha fallito tutto quello che poteva fallire.
Non mi stupisce Occhiuto. Mi fa schifo, ma non mi stupisce. Mi stupiscono i calabresi. Mi stupisce il loro silenzio. La loro abitudine alla sconfitta. Il loro chinare il capo ogni volta che passa il potente di turno. Mi stupisce che dopo anni di abusi, clientelismo, spartizioni, favori, ci sia ancora chi si lascia incantare da queste pagliacciate.
Occhiuto non ha solo perso politicamente. Ha perso il senso del ridicolo. Ha perso il contatto con la realtà. È entrato in un personaggio che ormai crede vero. È un attore mediocre in cerca di un palcoscenico, ma nessuno gli ha detto che la platea è vuota. Che il pubblico se n’è andato da tempo. O è morto. O è emigrato.
E mentre lui recita, gli “amici” lo accompagnano alla porta e poi ridono di lui. I suoi alleati lo appoggiano di facciata e lo pugnalano alle spalle. E lui niente. Fa finta di nulla. Barcollo ma non mollo, dice. E invece barcolla, eccome se barcolla. E mollerà. Perché la fine arriva. E quando arriva, fa rumore.
Aspetteremo sulla riva del fiume. E quando passerà il cadavere politico di Roberto Occhiuto, non esulteremo. Ma diremo solo: era ora.
E poi, cari calabresi, vi resterà una domanda sola. Tremenda. Irritante. Spietata:
Ci siete o ci fate?
Luigi Palamara
#robertoocchiuto
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#editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa
@luigi.palamara Occhiuto e il metaverso. Barcollo ma non mollo. Gli amici e gli alleati lo accompagnano sino alla ... fine. La sua. Editoriale di Luigi Palamara un calabrese che non beve l’amaro del "capo". Ho visto il video di Roberto Occhiuto. L’ho guardato fino in fondo. E mi è venuta la nausea. Ma non quella fisica, quella dell’intelligenza, quella che ti prende allo stomaco quando qualcuno insulta la tua capacità di pensare, di distinguere la verità dalla pagliacciata. Occhiuto si dimette. Ma non per lasciare. Si dimette per restare. Si dimette per ricandidarsi. E non lo fa con vergogna, non lo fa con pudore. Lo fa come se stesse compiendo un atto eroico. Come se la Calabria gli dovesse qualcosa. Come se fosse un martire. Un martire! Un uomo indagato per corruzione. Uno che dovrebbe – almeno per un attimo – avere il buon gusto di starsene zitto. Di aspettare. Di rispettare il popolo calabrese. E invece no. Fa il video, fa la parte, si mette la maschera dell’innocente e del perseguitato. Dice che è la magistratura a bloccare la regione. Dice che vuole restituire la parola al popolo. Ma quale popolo? Il popolo che da anni viene tradito, abbandonato, umiliato? Il popolo che vede la sanità morire, i giovani emigrare, i treni arrancare come ferraglia del secolo scorso? Il popolo che deve pure sopportare questa farsa? Perché di questo si tratta: di una farsa. Di un teatro dell’assurdo. Dove un presidente indagato si autoproclama salvatore. Dove un’intera classe dirigente – Forza Italia in testa – lo applaude come fosse De Gasperi, e non un politico con un avviso di garanzia in tasca e un partito che in Calabria ha fallito tutto quello che poteva fallire. Non mi stupisce Occhiuto. Mi fa schifo, ma non mi stupisce. Mi stupiscono i calabresi. Mi stupisce il loro silenzio. La loro abitudine alla sconfitta. Il loro chinare il capo ogni volta che passa il potente di turno. Mi stupisce che dopo anni di abusi, clientelismo, spartizioni, favori, ci sia ancora chi si lascia incantare da queste pagliacciate. Occhiuto non ha solo perso politicamente. Ha perso il senso del ridicolo. Ha perso il contatto con la realtà. È entrato in un personaggio che ormai crede vero. È un attore mediocre in cerca di un palcoscenico, ma nessuno gli ha detto che la platea è vuota. Che il pubblico se n’è andato da tempo. O è morto. O è emigrato. E mentre lui recita, gli “amici” lo accompagnano alla porta e poi ridono di lui. I suoi alleati lo appoggiano di facciata e lo pugnalano alle spalle. E lui niente. Fa finta di nulla. Barcollo ma non mollo, dice. E invece barcolla, eccome se barcolla. E mollerà. Perché la fine arriva. E quando arriva, fa rumore. Aspetteremo sulla riva del fiume. E quando passerà il cadavere politico di Roberto Occhiuto, non esulteremo. Ma diremo solo: era ora. E poi, cari calabresi, vi resterà una domanda sola. Tremenda. Irritante. Spietata: Ci siete o ci fate? Luigi Palamara #robertoocchiuto #calabria #reggiocalabria #inchiesta #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa ♬ suono originale - Luigi Palamara
2 Commenti
Luigi sei uno dei pochi che ha il coraggio di esporsi e rendere pubblico il pensiero di molti intimoriti. Puoi anche sbagliarti ma il mestiere del giornalista comporta questo rischio
RispondiEliminaGrazie Franco. Ovvio che mi possa sbagliare, del resto un giornalista osserva e scrive e ovviamente non è un indovino e men che meno un 'gufo'. Un abbraccio e buona domenica.
EliminaLASCIA IL TUO COMMENTO. La tua opinione è importante.