Giornalismo del futuro e qualità dell'informazione
L'informazione a portata di mano, o per meglio dire a portata di telefonino, è un bene o un male? Il fatto che non sia più di esclusiva competenza di chi lavora per informare, e informa per lavorare, è positivo o negativo? E' attorno a questo interrogativo che si sviluppa la discussione sul futuro del giornalismo e dei giornalisti. Ed è un interrogativo che resta ancor oggi senza una risposta esaustiva perché l'avvento del web, dei social network, della "connessione h24", porta con sé elementi positivi ed elementi negativi. Come considerare negativo il moltiplicarsi dei canali comunicativi e la sempre più facile accessibilità ad essi? Non abbiamo forse sempre sostenuto, noi giornalisti, che più mezzi di comunicazione esistono e meglio è per la nostra democrazia, per la libertà di esprimersi e di informare? Ecco allora che il problema non è il mezzo, non è il canale di comunicazione, ma il modo in cui esso viene utilizzato, il fine per cui lo si utilizza, la capacità o meno di renderlo utile a sé e agli altri e non, piuttosto, dannoso. Molti hanno già sottolineato come si stia passando dai mezzi di massa ad una massa di media, con le grandi opportunità che ciò comporta ma anche con i rischi sempre più grandi di una informazione che diventa banale, superficiale e spesso anche maliziosamente falsa. Il giornalista ha il dovere di sottrarsi a queste insidie, di sfuggire le "sirene" dei social network, di rifiutare l'informazione sciatta, non rigorosa, non assoggettata ai più fermi canoni della nostra deontologia. E deve farlo sempre, anche quando interviene sui social, perché anche in quel caso non può perdere di vista i fondamenti della nostra professione e non può esporre la nostra categoria ad accuse di superficialità, volgarità o ignoranza. L'Ordine dei Giornalisti, che da poco ha rinnovato i propri vertici nazionali, ha nel prossimo triennio, unitamente agli altri organismi di categoria, il compito di indicare la via, di analizzare il ruolo del giornalista oggi, di tracciare una sorta di identikit del giornalista del futuro, di chiedere al Parlamento anche interventi legislativi che ribadiscano e confermino la centralità della nostra professione, e dei suoi diritti, nel sistema complessivo di una informazione sempre più articolata, variegata, "orizzontale". Ad ogni singolo giornalista resta il compito di seguire sempre la "stella polare" della verità dei fatti, della verifica delle notizie, del completo distacco rispetto a logiche o interessi di parte; il diritto di fare liberamente il nostro lavoro esiste solo, ricordiamolo, se garantiamo al cittadino una informazione corretta, serena, verificata, senza sconti e senza pregiudizi.
Giuseppe Soluri
Presidente Ordine dei Giornalisti della Calabria
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