Bandecchi supersponsor della Reggina? Perché no!
Editoriale di Luigi Palamara
Reggio Calabria 12 luglio 3025. Se Stefano Bandecchi vuole davvero salvare la Reggina, è ora che tiri fuori il libretto degli assegni prima ancora della prossima diretta social. Con la cifra giusta, ovvero una sponsorizzazione da mezzo milione di euro, potrebbe fare più per questa città che con mille proclami e qualche slogan a effetto. Una proposta semplice, brutale, concreta: 500mila euro oggi, per evitare l’ennesimo funerale calcistico domani.
Perché questo è il punto: la Reggina è sull’orlo di un altro precipizio, e la trattativa con Ballarino sembra più un’agonia che una negoziazione. I tempi stringono, i bilanci non perdonano, e le intenzioni — che siano pure nobili — non valgono niente senza copertura economica.
Bandecchi, lo si conosce: uomo da sceneggiate romanzesche e colpi di teatro. Ricorda un po’ quei generali: urlanti, carismatici, e spesso soli. Ma qui non siamo in guerra, siamo in provincia. E nelle province la dignità è una cosa seria. La si misura nei gesti minuti, nella fedeltà a un territorio che non fa notizia ma che ha memoria lunga.
Reggio Calabria ha già avuto i suoi avventurieri, i suoi mecenati improvvisati, i suoi salvatori con l’anello al naso. E ogni volta ha pagato di tasca propria.
Quindi, se Bandecchi vuole entrare in scena, si accomodi. Ma lo faccia in silenzio, senza tamburi né trombe. Una sponsorizzazione corposa, oggi, sarebbe il primo passo credibile. Un gesto di buonafede, persino se la trattativa di acquisto con Ballarino non andasse in porto. Un segnale di reale interesse per una squadra che ha bisogno di risposte, non di marketing.
Quanto a Ballarino, il silenzio sta diventando assordante. Vuole vendere o no? La città non può restare appesa a un tira e molla che sembra scritto da uno sceneggiatore senza ispirazione. Lo dica. E lo dica chiaro.
Perché mentre loro si misurano le intenzioni, la Reggina scompare. E con lei sparisce un pezzo di anima, un frammento di identità. Qui non si tratta di affari. Qui si parla di appartenenza.
I reggini chiedono solo una cosa: la verità. Quella che fa male, ma libera. Quella che divide, ma costruisce. Quella che manca — ancora — in questa storia confusa, dove tutti parlano e nessuno agisce.
Bandecchi, se vuole fare sul serio, inizi dal conto corrente.
Ballarino, se non vuole cedere, lo dica ad alta voce.
Reggio, per ora, resta al palo. E chi aspetta troppo, spesso perde il treno.
Luigi Palamara
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