Il Karate, la strada e quel saluto che vale più di un'intervista
Editoriale di Luigi Palamara
C’è un momento, nella giornata di un cronista, in cui il mestiere smette di essere cronaca e diventa vita. Succede così, senza preavviso, in punta di piedi. Succede, ad esempio, su un ciotolato assediato dal sole della Via Marina Bassa, a Reggio Calabria, dove il mare ti parla più dell'uomo e la strada ti racconta più della politica.
Ed è lì, tra l’odore salmastro del Lungomare Italo Falcomatà e il passo frettoloso di chi va, che incontri loro: i ragazzi e le ragazze del Maestro di Karate Santi Trimboli.
Li riconosci non solo per la postura — diritta, composta — ma per lo sguardo. Uno sguardo che non ha nulla della strafottenza adolescenziale che spesso ci fanno credere inarrestabile. No, nei loro occhi c’è la disciplina, ma anche la gentilezza. Il rispetto, ma anche l’orgoglio. E quel sorriso, quel saluto semplice — “Ciao Luigi!” — che può sembrare poco e invece è tutto.
Perché per chi come me vive la strada, la strada vera, e ne raccoglie voci e polvere come un vecchio taccuino logoro raccoglie segreti, quel “ciao” è una carezza, è una medaglia. È il riconoscimento più sincero che si possa ricevere: quello dell’umanità.
E allora mi dico che forse c’è ancora speranza. Speranza in una generazione che qualcuno troppo in fretta ha già bollato come persa. Se ne avessimo di più, di maestri come Santi Trimboli! Non allenatori, badate bene. Ma maestri, nel senso antico e alto del termine. Quelli che insegnano il colpo, sì, ma anche il silenzio dopo il colpo. La forza, ma temperata dal rispetto. L’identità, ma nutrita dal gruppo.
Grazie, ragazzi. Grazie, Maestro. Avete riempito il cuore di un cronista. Non con uno scoop, ma con un gesto. E credetemi: vale molto di più.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati
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@luigi.palamara Il Karate, la strada e quel saluto che vale più di un'intervista Editoriale di Luigi Palamara C’è un momento, nella giornata di un cronista, in cui il mestiere smette di essere cronaca e diventa vita. Succede così, senza preavviso, in punta di piedi. Succede, ad esempio, su un ciotolato assediato dal sole della Via Marina Bassa, a Reggio Calabria, dove il mare ti parla più dell'uomo e la strada ti racconta più della politica. Ed è lì, tra l’odore salmastro del Lungomare Italo Falcomatà e il passo frettoloso di chi va, che incontri loro: i ragazzi e le ragazze del Maestro di Karate Santi Trimboli. Li riconosci non solo per la postura — diritta, composta — ma per lo sguardo. Uno sguardo che non ha nulla della strafottenza adolescenziale che spesso ci fanno credere inarrestabile. No, nei loro occhi c’è la disciplina, ma anche la gentilezza. Il rispetto, ma anche l’orgoglio. E quel sorriso, quel saluto semplice — “Ciao Luigi!” — che può sembrare poco e invece è tutto. Perché per chi come me vive la strada, la strada vera, e ne raccoglie voci e polvere come un vecchio taccuino logoro raccoglie segreti, quel “ciao” è una carezza, è una medaglia. È il riconoscimento più sincero che si possa ricevere: quello dell’umanità. E allora mi dico che forse c’è ancora speranza. Speranza in una generazione che qualcuno troppo in fretta ha già bollato come persa. Se ne avessimo di più, di maestri come Santi Trimboli! Non allenatori, badate bene. Ma maestri, nel senso antico e alto del termine. Quelli che insegnano il colpo, sì, ma anche il silenzio dopo il colpo. La forza, ma temperata dal rispetto. L’identità, ma nutrita dal gruppo. Grazie, ragazzi. Grazie, Maestro. Avete riempito il cuore di un cronista. Non con uno scoop, ma con un gesto. E credetemi: vale molto di più. Luigi Palamara Tutti I diritti riservati #santitrimboli #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #karate #lungomareitalofalcomatà ♬ I Wish It Would Rain Down - Fleesh
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