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Dimissioni di Occhiuto. Il rischio del martire e l’ombra lunga della Calabria

Dimissioni di Occhiuto. Il rischio del martire e l’ombra lunga della Calabria
Editoriale di Luigi Palamara un anonimo cronista che non si inginocchia, né davanti ai vinti, né ai vincitori.

Ci sono due Calabrie in questo Paese: quella delle procure, dei faldoni, delle intercettazioni sussurrate nei corridoi bui… e quella dei cantieri, dei treni che forse un giorno arriveranno, degli aeroporti che sembrano piste d’atterraggio per illusioni. In mezzo, stretto come un Giano bifronte tra la damnatio memoriae e il culto della salvezza, c’è Roberto Occhiuto.

Con un video, nel cantiere della metropolitana di Catanzaro – che nella retorica dei nostri tempi vale quanto il balcone del Quirinale – il presidente della Regione ha annunciato le sue dimissioni. Con tono fermo, occhi stretti nel sole d'estate, ha detto che non si farà fermare, che non sarà la magistratura, né la politica d’accatto, a scrivere il destino della Calabria.

Si dimette e si ricandida.

Ora, il gesto ha una doppia natura: è un atto di sfida e uno di propaganda. Montanelli avrebbe detto: “Un po’ "mascalzone" e un po’ eroe, come spesso sono gli italiani migliori.
"Presidente, chi sono questi che godono quando la Calabria fallisce? Faccia i nomi, li porti in piazza."

Occhiuto parla di una regione bloccata, dove i dirigenti non firmano più, dove l’amministrazione è paralizzata dalla paura. E ha ragione: la cultura del sospetto, nata per moralizzare la Repubblica, è oggi il motore immobile del disfacimento democratico. Lo abbiamo visto mille volte: l’indagine che azzoppa, la stampa che amplifica, e il politico – anche se assolto dopo dieci anni – che resta impiccato all’impalcatura della delegittimazione.

Ma attenzione: tra martirio e vittimismo passa una linea sottile, e la tentazione del primo può facilmente sconfinare nel secondo.
Roberto Occhiuto si erge a difensore di un progetto interrotto, un condottiero moderno fermato non da guerre ma da timbri negati. Fa appello ai calabresi, come se fosse un referendum sul progresso.
Ma in questa Calabria, dove da trent’anni ogni presidente finisce avvolto in un’inchiesta, non basta la volontà di fare, bisogna anche avere la forza di cambiare un sistema che, a quanto pare, mangia sempre i suoi figli migliori. O peggiori.

La magistratura – dice Occhiuto – deve fare il suo mestiere. Giusto. Ma intanto l’inchiesta c’è, e coinvolge i suoi collaboratori più stretti. Non possiamo chiederle di ignorarla in nome del PIL regionale o del cantiere di Palmi. La legalità non è un ostacolo al progresso: è il suo fondamento.

Perché allora questa ostinazione alla ricandidatura? Perché non dimettersi e basta, con un atto di sobria dignità repubblicana?
Perché, verrebbe da dire con cinismo "i voti sono più efficaci di qualsiasi assoluzione."

Occhiuto vuole trasformare un’inchiesta in un plebiscito, ma la democrazia non è un tribunale, né la politica un confessionale.
Che i calabresi votino, certo. Ma non sull’onda dell’orgoglio ferito o dell’indignazione mediatica. Votino sulle opere, sui risultati, sulla visione.
E soprattutto, sulla verità, che non sempre arriva a tempo per la campagna elettorale.

Perché la Calabria, più che di eroi feriti, ha bisogno di amministratori silenziosi, capaci di fare senza urlare, di costruire senza accusare, di restare — anche quando sarebbe più comodo andarsene per poi tornare in gloria.


Conclusione (stile Luigi Palamara l'Arciere)
Se davvero Occhiuto ha la stoffa per guidare la Calabria, non sarà un’inchiesta a fermarlo. Ma se ha bisogno dell’inchiesta per essere rieletto, allora è già finita.”


Luigi Palamara Tutti i diritti riservati 
Reggio Calabria 31 luglio 2025
@luigi.palamara Occhiuto annuncia le dimissioni. La Calabria torna al voto. Occhiuto: non mi farò fermare, mi dimetto e mi ricandido Tra qualche settimana saranno i calabresi a decidere il futuro della Calabria, non altri “Ma perché quando qualcuno cerca di fare qualcosa di buono in questa Regione, tanti altri - che godono solo per il fallimento della Calabria - vorrebbero fermarlo? È quello che sta succedendo oggi in Calabria”. Lo dice il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, in un video pubblicato sui social. “Ho deciso di portarvi qui, di farvi vedere questo cantiere, il cantiere della metropolitana di Catanzaro. Ma avrei potuto portarvi in tanti altri luoghi della Calabria - a Sibari, nell’ospedale della Sibaritide; a Vibo, nell’ospedale di Vibo; a Palmi; nei cantieri degli aeroporti; in quelli della SS106 - per farvi vedere quante opere si stanno realizzando e quante opere oggi si vorrebbero fermare. Chi vorrebbe fermarle, la magistratura? No, io non ce l’ho con la magistratura. Non cambio idea: ho sempre detto che in una Regione complicata come la Calabria i magistrati devono fare il loro lavoro serenamente. D’altra parte, io ho chiarito ogni cosa, non ho nulla da temere dall’inchiesta giudiziaria. Sapete con chi ce l’ho? Ce l’ho con tutti questi politici di secondo piano, tutti questi che in politica non hanno mai realizzato nulla per la Calabria in tanti anni. Ce l’ho con questi odiatori, con queste persone arrabbiate con la vita, che tifano per il fallimento della Calabria, che quasi sono contenti quando si parla male della Calabria. Ce l’ho con questi che utilizzano l’inchiesta giudiziaria come una clava per indebolire o per uccidere politicamente il presidente della Regione: non sarà così. Però devo considerare anche quello che sta succedendo nella mia amministrazione. Guardate, io penso che in un Paese civile nessuno debba dimettersi perché riceve un avviso di garanzia, nessuno. Però nella mia amministrazione oggi sta succedendo che è tutto bloccato: nessuno si assume la responsabilità di firmare niente, tutti pensano che questa esperienza sia come quelle precedenti. Negli ultimi 30 anni in Calabria nell’ultimo anno o nell’ultimo anno e mezzo di legislatura i presidenti venivano coinvolti in un’inchiesta giudiziaria, poi magari venivano archiviati, finiva tutto quanto in niente, però venivano decapitati politicamente, e si fermava la legislatura. Anzi, per un anno si parlava soltanto di questo. La Calabria non se lo può consentire. La Calabria ha avviato un percorso che finalmente la sta facendo diventare una Regione che non è più in ginocchio rispetto alle altre Regioni d’Italia. E allora ho deciso di dimettermi, ma ho deciso anche di ricandidarmi, ho deciso di dire ai calabresi: siate voi a scrivere il futuro della Calabria, siate voi a dire se la Calabria si deve fermare o se questo lavoro deve proseguire. Tra qualche settimana, quindi, si andrà a votare, e saranno i calabresi a decidere il futuro della Calabria, non altri”, conclude il presidente Occhiuto. #calabria #robertoocchiuto #dimissioni ♬ suono originale - Luigi Palamara

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