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Occhiuto alla Procura: una pagina da chiarire. Si è detto convinto che le sue spiegazioni possano condurre a un’archiviazione dell’indagine.

Occhiuto alla Procura: una pagina da chiarire. Si è detto convinto che le sue spiegazioni possano condurre a un’archiviazione dell’indagine.
@inprimopiano
Editoriale di Luigi Palamara


Lunedì 23 luglio 2025, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si è presentato volontariamente davanti alla Procura di Catanzaro. Un atto consapevole, ponderato, accompagnato dai suoi legali: non un'imposizione, ma una scelta politica e istituzionale.

Per quasi quattro ore, a colloquio con i magistrati Novelli e Assumma, Occhiuto ha esposto la sua versione dei fatti, chiarendo – a suo dire – ogni passaggio della vicenda che lo vede coinvolto. Ha espresso fiducia nell’operato della magistratura e si è detto convinto che le sue spiegazioni possano condurre a un’archiviazione dell’indagine. Un auspicio legittimo, che riguarda non solo la sua persona ma, come ha dichiarato, la serenità amministrativa della Regione.

Ma un’osservazione attenta non può fermarsi alle dichiarazioni. L’inchiesta in corso riguarda ipotesi legate a nomine e rapporti economici con due figure chiave, Paolo Posteraro ed Ernesto Ferraro, legate a precedenti attività societarie. Le autorità competenti stanno esaminando atti, flussi finanziari e incarichi pubblici: un'indagine complessa che, come sempre accade, dovrà fare il suo corso in un contesto di rispetto istituzionale e di presunzione d’innocenza.

Il presidente ha ribadito di non aver attribuito incarichi a favore di ex soci e ha definito le operazioni contestate come “normali rapporti tra privati”. Ha consegnato documenti, chat e materiali che – secondo la sua linea difensiva – chiarirebbero la propria posizione.

È importante ricordare che un’interrogazione in Procura non equivale a una condanna. È uno strumento previsto per chiarire i fatti. Tuttavia, quando a essere coinvolto è il massimo rappresentante di una Regione, ogni atto assume anche un rilievo politico. E la richiesta di “archiviazione rapida” si confronta, necessariamente, con i tempi e le modalità della giustizia.

La vicenda tocca anche equilibri interni all’amministrazione calabrese. Alcuni incarichi sono stati rivisti nelle ultime settimane: scelte che, legittime sotto il profilo amministrativo, si caricano inevitabilmente di significato politico in questo contesto.

Non è una questione di colpe o assoluzioni anticipate. È, piuttosto, una chiamata alla trasparenza.

  “La giustizia non è una bandiera da sventolare, ma una prova da affrontare”.

Le parole contano. Ma contano di più i fatti che le precedono o che le seguono.

In questo momento delicato, il senso delle istituzioni impone cautela nei toni, rigore nelle azioni e rispetto reciproco tra potere politico e giudiziario. Tocca alla magistratura accertare se vi siano responsabilità. Alla politica, nel frattempo, il compito di garantire continuità, sobrietà e trasparenza.

Perché, alla fine, la fiducia dei cittadini si misura non solo con le promesse, ma con la chiarezza dei comportamenti. E in una regione dove troppo spesso l’opacità ha soffocato le ambizioni, è doveroso che ogni vicenda venga trattata senza proclami né pregiudizi, ma con la serietà che i calabresi meritano.

Luigi Palamara Tutti I diritti riservati

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