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Basta con i ladri di democrazia

Basta con i ladri di democrazia

Editoriale di Luigi Palamara


Chi mette le mani nei soldi pubblici non è un semplice ladro: è un parassita che succhia il sangue a un popolo intero. È un traditore che, con un colpo solo, uccide due volte: la legge e la fiducia. Per gente così non bastano processi lumaca e condanne simboliche: vent’anni di galera, secchi, senza sconti, senza semilibertà, senza ammiccamenti di giudici compiacenti. E poi via, espulsi dalla vita pubblica come si caccia un ratto dalla dispensa. Loro, e tutta la loro stirpe fino alla settima generazione: perché l’avidità, in certe famiglie, scorre nel DNA come un vizio nobile.

E smettiamola di far finta che il problema sia episodico. Questa non è una mela marcia in un cesto sano: è un cesto di marciume con dentro, qua e là, qualche mela che resiste. E resiste maledicendo la propria onestà, perché vivere dignitosamente “con quasi nulla” sembra, oggi, la scelta dei fessi.

Intanto noi, i cittadini, ci siamo addomesticati allo squallore. Ci siamo seduti accanto a lui, come a un vecchio compagno di viaggio, e lo tolleriamo. Ogni elezione, fingiamo di voler cambiare aria, ma apriamo sempre la stessa finestra: dietro, l’odore non cambia.

Il cinismo, poi, ha imparato a travestirsi da buonismo: sorrisi, parole dolci, “valori” declamati con la stessa faccia che il giorno prima firmava una mazzetta. È uno spettacolo ripugnante, eppure applaudito.

Ma una democrazia non si regge sul perdono perpetuo: si regge sulla memoria lunga e sulla punizione severa. Perché se la politica non caccia i disonesti, saranno i disonesti a cacciare la politica. E allora sarà tardi per piangere.

Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 13 agosto 2025

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