Calabria, il nome c’era già: Giuseppe Falcomatà
L'Editoriale di Luigi Palamara
In Calabria si è recitata la solita commedia dei veti incrociati, dei no sussurrati e gridati, delle prove di forza tra segreterie romane che fingono di decidere ciò che, in realtà, è già deciso dalla realtà stessa. Perché la verità è che il candidato del centrosinistra c’era da subito. Si chiama Giuseppe Falcomatà.
E allora chiediamoci: perché tutto questo giro di nomi, di illusioni, di tentennamenti? Perché sacrificare settimane preziose nel tentativo di inventarsi soluzioni improbabili, quando in casa si aveva già l’uomo che conosce la Calabria, la vive e la guida da dieci anni?
Falcomatà non è il candidato “di ripiego”. È, al contrario, l’unico che possa reggere l’urto di una sfida elettorale che non si vince con i manifesti e le primarie online, ma con il radicamento, il rapporto con i territori, la capacità di incarnare una comunità. Reggio Calabria, con i suoi dolori e le sue speranze, è stata la palestra più dura. E lui, pur con errori e cadute, ne è uscito come l’unico volto credibile da proporre all’intera regione.
Altro che gioco delle tre carte. Conte con Tridico ha solo perso tempo, il PD con Irto ha esitato troppo, e intanto la gente di Calabria osservava l’ennesimo spettacolo romano fatto di sigle e correnti. Ma il candidato non doveva venire da Roma. Doveva venire da qui, dal cuore della Calabria.
Falcomatà è giovane abbastanza per rappresentare un futuro, e già esperto abbastanza per non farsi travolgere dall’ingenuità. È cresciuto in una città che sa cosa vuol dire combattere contro il pregiudizio e la rassegnazione. Porta sulle spalle un cognome che, nel bene e nel male, pesa come un macigno: ma è proprio quella memoria familiare, intrecciata al destino di Reggio, a renderlo più di un semplice sindaco. Lo rende un simbolo.
Ecco perché la scelta giusta non è ancora stata fatta, ma doveva essere fatta subito. Senza tentennamenti, senza illusioni di miracoli calati dall’alto. Perché la Calabria non ha bisogno di candidati “paracadutati” o di nomi buoni per i talk-show: ha bisogno di qualcuno che la conosca, la rappresenti e la difenda.
Falcomatà non è un compromesso: è la scelta naturale. E se il centrosinistra vuole davvero giocare per vincere, deve smettere di inseguire fantasmi e avere il coraggio di riconoscerlo.
E poi, diciamolo chiaro: se la politica ci mette un mese a scoprire ciò che il buon senso vede in cinque minuti, non è segno di intelligenza. È segno di malattia cronica.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 20 agosto 2025
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