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Calabria, il vento del Sud ha già un nome: Giuseppe Falcomatà

Calabria, il vento del Sud ha già un nome: Giuseppe Falcomatà
Editoriale di Luigi Palamara


Quello di LaCnews24 è solo un sondaggio, diranno in molti. Ma anche i sondaggi, quando sfiorano il 50%, cominciano a raccontare storie più vere delle dichiarazioni ufficiali. E il dato, in questo caso, è chiaro come il sole d’agosto: Giuseppe Falcomatà raccoglie il 49,56% delle preferenze come candidato ideale del campo progressista. Quasi un elettore su due, tra quelli coinvolti, lo vede già alla guida della coalizione.

Altro che ipotesi. Altro che tentennamenti.

Se c’è una cosa che questo Paese — e in particolare questa regione — dovrebbe aver imparato, è che non si arriva al potere per caso, e meno che mai ci si resta per inerzia. Il consenso si costruisce nel tempo, con l'usura della responsabilità e le mani sporche di amministrazione. Falcomatà, due volte sindaco metropolitano di Reggio Calabria, ha governato un territorio esteso quanto una provincia del Nord, con le sue fragilità e le sue mille contraddizioni, ma anche con un senso di identità che in pochi hanno saputo interpretare.

Allora diciamolo forte e chiaro:Uno che ha già governato 97 sindaci non parte da zero. Parte con la consapevolezza della fatica del comando e del rumore del dissenso.

Falcomatà non è il volto nuovo che si sventola per tentare un colpo d’immagine. È l’uomo che ha già cominciato la sua corsa due anni fa, quando gli altri stavano ancora valutando se mettersi le scarpe. Ha una struttura rodata, una macchina politica che ha già funzionato, una rete di relazioni non improvvisate. In una campagna elettorale che si preannuncia breve, dove si dovranno costruire liste e alleanze in poche settimane, questo può essere decisivo.

Non ho dubbi:Non si vince con i sogni. Si vince con i fatti. E si governa con la memoria del dolore e della lotta.” Falcomatà, che ha conosciuto la trincea della politica calabrese, ha già dimostrato di saperci stare, in prima linea. Ha resistito al fuoco amico, ai processi mediatici e istituzionali, ed è tornato. In piedi. Con la determinazione di chi non vuole più difendersi, ma attaccare. Perché questa volta non si tratta di amministrare una città, ma di restituire dignità a un'intera regione.

Certo, ci sono ostacoli. Il Movimento 5 Stelle è titubante. Azione gioca a carte coperte. Italia Viva si agita con le sue 24mila preferenze di Filomena Greco. E poi ci sono le eterne manovre da tavolo, quelle che paralizzano il centrosinistra e lo rendono spesso un cantiere più che una coalizione. Ma mentre tutti valutano, Falcomatà è già in campo. Il rischio è che, nel frattempo, gli altri si stiano ancora chiedendo se è il caso di aprire la porta.

È il momento del coraggio. È il momento delle scelte vere. E non delle geometrie variabili o delle tattiche d’attesa che, come ha dimostrato la storia recente, conducono solo alla sconfitta. Irto è fermo, Baldino non convince, Tridico non vuole, Stasi divide. Falcomatà, invece, c’è. Ed è pronto. Non lo dicono solo i numeri del sondaggio: lo dice la realtà dei fatti, la macchina che si muove, la voglia di rivincita di una regione che non può più permettersi un altro giro a vuoto.

È solo un sondaggio, sì.
Ma se davvero il centrosinistra vuole vincere, allora deve ascoltare ciò che quel 49,56% sta già urlando sottovoce.

Il tempo dei giochi è finito.
Il tempo del Sud è adesso.
E forse, ha già il suo nome.

Giuseppe Falcomatà.

Reggio Calabria 8 agosto 2025

Luigi Palamara – Carta Straccia, Riflessioni
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