Calabria, Occhiuto il presidente con l’avviso in tasca.
L'Editoriale di Luigi Palamara
Ci sono storie che raccontano un Paese meglio di mille trattati, e quella della Calabria che va al voto il 5 e 6 ottobre è una di queste. Qui un presidente uscente, Roberto Occhiuto, si ricandida nonostante un avviso di garanzia per corruzione. Nonostante, anzi: con. Perché non lo nasconde, lo esibisce come se fosse un timbro ordinario sulla carta d’identità politica.
Forza Italia lo blinda, Fratelli d’Italia sbuffa senza ribellarsi, la Lega gioca a fare i distinguo sui santini. Nessuno osa mettere in discussione l’uomo con l’avviso in tasca: troppo rischioso, troppo tardi, troppo comodo restare fermi. E allora il paradosso diventa norma, la ferita si trasforma in consuetudine.
È qui che dovrebbe scattare l’indignazione. Perché non c’è solo un’indagine giudiziaria: c’è la dignità calpestata di una regione che da secoli combatte contro clientele, corruzione, mafie. Una regione che meriterebbe esempi limpidi e riceve invece sorrisi di cartone, liste blindate, promesse riciclate.
La domanda è semplice e terribile: come si può chiedere fiducia a un popolo mostrando già la cicatrice dell’indagine? La risposta è ancora più crudele: perché in Calabria, e in Italia, gli elettori si sono abituati a tutto.
E allora, il 5 e 6 ottobre, non ci sarà un vero bivio. Ci sarà l’ennesima conferma che da queste parti l’avviso di garanzia pesa quanto una multa dimenticata sul parabrezza.
“Non stupitevi. Non è la Calabria che si adegua all’Italia. È l’Italia che da tempo si è adeguata alla Calabria.”
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 1 settembre 2025
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