Dedicato a coloro i quali si preoccupano di giudicare il mio operato indicandomi come tifoso o di parte nello scenario politico attuale.
L'Editoriale di Luigi Palamara
Calabria: padroni sempre nuovi, servi sempre uguali
Non è colpa dei padroni se comandano. È colpa dei servi che li cercano.
Ovviamente la risposta vale per tutti/e.
Sbaglia, caro signore. Eccome se sbaglia. Io non recito copioni: quelli li lascio agli attori di seconda fila e ai politici, che sanno fingere anche quando respirano. Il giornalista non è un guitto né un cortigiano. È testimone: fa domande, racconta fatti, e soprattutto non si inginocchia.
Chi confonde la critica con il tifo da curva, chi riduce la libertà di parola a cori da stadio, rivela un vizio antico: l’incapacità di essere libero. Perché chi nasce servo, servo resta, anche quando il padrone cambia.
E allora smettiamola di prendersela con chi scrive. Guardiamo i politici. Guardiamo i loro affari, i loro pranzi, le loro cene, i loro banchetti sulla carcassa dello Stato. Ogni poltrona diventa licenza di saccheggio. Ma non si illuda nessuno: i ladri prosperano soltanto perché hanno complici. E i complici sono i cittadini che li votano, li difendono, li giustificano.
Povera terra mia, povera Calabria. Terra generosa, ridotta a pascolo dai suoi stessi figli. Con calabresi pronti a piegare la schiena davanti a ogni nuovo padrone, non ci sarà mai futuro. I padroni cambiano, i servi restano. E la servitù volontaria è la malattia più incurabile: non conosce ribellione, non conosce dignità, non conosce vergogna.
La Calabria non finirà mai i padroni. Quello che scarseggia, qui, è la specie più rara: l’uomo libero.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 26 agosto 2025
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@luigi.palamara Dedicato a coloro i quali si preoccupano di giudicare il mio operato indicandomi come tifoso o di parte nello scenario politico attuale. L'Editoriale di Luigi Palamara Calabria: padroni sempre nuovi, servi sempre uguali Non è colpa dei padroni se comandano. È colpa dei servi che li cercano. Ovviamente la risposta vale per tutti/e. Sbaglia, caro signore. Eccome se sbaglia. Io non recito copioni: quelli li lascio agli attori di seconda fila e ai politici, che sanno fingere anche quando respirano. Il giornalista non è un guitto né un cortigiano. È testimone: fa domande, racconta fatti, e soprattutto non si inginocchia. Chi confonde la critica con il tifo da curva, chi riduce la libertà di parola a cori da stadio, rivela un vizio antico: l’incapacità di essere libero. Perché chi nasce servo, servo resta, anche quando il padrone cambia. E allora smettiamola di prendersela con chi scrive. Guardiamo i politici. Guardiamo i loro affari, i loro pranzi, le loro cene, i loro banchetti sulla carcassa dello Stato. Ogni poltrona diventa licenza di saccheggio. Ma non si illuda nessuno: i ladri prosperano soltanto perché hanno complici. E i complici sono i cittadini che li votano, li difendono, li giustificano. Povera terra mia, povera Calabria. Terra generosa, ridotta a pascolo dai suoi stessi figli. Con calabresi pronti a piegare la schiena davanti a ogni nuovo padrone, non ci sarà mai futuro. I padroni cambiano, i servi restano. E la servitù volontaria è la malattia più incurabile: non conosce ribellione, non conosce dignità, non conosce vergogna. La Calabria non finirà mai i padroni. Quello che scarseggia, qui, è la specie più rara: l’uomo libero. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 26 agosto 2025 #politica #calabria #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara ♬ som original - _prime.sx
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