Calabria, smettere di litigare per il cortile mentre il palazzo crolla
E ADESSO CANDIDIAMOCI TUTTI
Editoriale di Luigi Palamara
Il male antico che affligge la Calabria: non è la povertà, non è la criminalità, non è nemmeno l’abbandono dello Stato centrale. È la rissosità congenita. Quella mania di dividersi in clan e sotto-clan, in correnti e correntine, in faide personali travestite da dibattiti politici.
Qui, per vincere, bisogna fare il contrario di ciò che si è sempre fatto: scendere tutti in campo, sì, ma sotto la stessa bandiera. Non con il pugnale dietro la schiena.
Chi pensa di “disturbare” questo o quel candidato in nome di un regolamento di conti personale, sta solo lavorando per la sconfitta. La politica, quella vera, sa distinguere tra il tempo della battaglia interna e il tempo della guerra esterna. Prima si vince. Poi si discute. Ma se si comincia a litigare prima ancora di partire, si perde in partenza.
La Calabria oggi non ha bisogno di altre promesse, di altri programmi scritti in fretta su un tovagliolo. Ha bisogno di una sferzata di orgoglio. Di sentirsi di nuovo padrona del proprio destino. E per farlo serve una verità semplice e quasi banale: nessuno è necessario, ma tutti sono indispensabili.
Serve scegliere subito il candidato a Presidente. Non “fra qualche settimana”, non “dopo l’estate”. Adesso. Perché senza un volto, un nome, un simbolo di unità, si resta fermi mentre gli altri avanzano. E poi via, di corsa, a comporre le liste.
Un vecchio detto aspromontano ricorda che “non si possono fare i salami senza il porco”. Crudele? Forse. Realistico? Sempre. La materia prima, in questo caso, sono i candidati: se non li si sceglie, non c’è campagna elettorale che tenga. E senza campagna elettorale, non c’è vittoria.
Perciò, basta con le schermaglie di cortile, basta con i personalismi che hanno fatto della Calabria il laboratorio nazionale del fallimento politico. Candidiamoci tutti, con un obiettivo chiaro: andare a vincere. E sì, mangiare il “salame” della vittoria. Non per gola, ma per dimostrare che questa terra può ancora sedersi alla propria tavola come padrona e non come ospite mal tollerato.
Il 5 e 6 ottobre 2025 non sono due date qualsiasi: sono due giorni che possono cambiare una storia di sconfitte in una storia di riscatto. Ma a una condizione: che si smetta di litigare sul cortile mentre il palazzo, intorno, continua a crollare.
In Calabria, l’unità non è una virtù: è un’arma di sopravvivenza. E se non lo si capisce oggi, domani sarà troppo tardi.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 9 agosto 2025
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