Centrosinistra in Calabria: l’arte di farsi trovare impreparati.
L'Editoriale di Luigi Palamara
In politica, non essere pronti significa due cose: o non si è previsto per tempo lo scenario, oppure lo si è previsto e si è fatto finta di niente. In Calabria, il centrosinistra è riuscito nell’impresa di centrare entrambe. Un anno fa si sapeva che la Legislatura stava finendo, che l’onda di Occhiuto non sarebbe stata eterna, che il colpo di scena era sempre dietro l’angolo. Quando è arrivato — dimissioni e ricandidatura lampo del governatore — la reazione è stata quella di un automobilista che frena solo quando il muro è ormai a un metro.
La politica, quella vera, non si fa improvvisando candidati all’ultimo momento. Si programma. Si costruisce. Si alleva una classe dirigente come si alleva un frutteto: con cura, anticipo e pazienza. Qui, invece, si è preferito cincischiare. Riunioni infinite, alleati che si azzannano come cani in un cortile, ognuno a difendere il proprio feudo. Il Partito Democratico, anziché guidare, è diventato ostaggio degli alleati: sotto ricatto delle correnti, incapace di dire “questo è il nostro candidato e basta”. Dei cittadini, nessuno parla.
È l’eterna malattia del centrosinistra: invece di combattere l’avversario, combatte se stesso. E così, mentre il tempo scorre, si regalano al centrodestra settimane preziose. Se l’obiettivo era dare un vantaggio agli avversari, missione compiuta.
Eppure, in questa palude, un nome emerge chiaro: Giuseppe Falcomatà. Dodici anni di esperienza alla guida di Reggio Calabria, un passato che ha conosciuto il fango e l’assoluzione, una credibilità politica ricostruita con tenacia. Carisma, capacità amministrativa, rete di sindaci e amministratori pronti a sostenerlo, dialogo aperto con tutto l’arco della coalizione. Non è un santo — la politica non ne produce — ma è un cavallo che può correre per vincere.
Falcomatà non è solo una candidatura: è un’immagine di Calabria che vuole rialzarsi. Ma serve coraggio, non calcoli; serve scegliere, non mediare all’infinito. Le prossime ore diranno se il centrosinistra avrà la forza di fare politica o continuerà a recitare la solita farsa di veti e correnti.
La storia non aspetta: o si cavalca l’occasione, o la si guarda passare, ancora una volta, dal finestrino di un treno perso.
E se poi perderanno — come spesso gli accade — non diano la colpa agli avversari, al destino o alla sfortuna. La sfortuna, in politica, non esiste: esiste solo l’incapacità di riconoscerla quando si presenta travestita da occasione.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 14 agosto 2025
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