L'Editoriale di Luigi Palamara
Renzi può avere tutti i difetti di questo mondo – egocentrico, vanitoso, irruente – ma bisogna riconoscergli una qualità che in politica vale oro: la strategia. È animale tattico per natura, uno che vede tre mosse avanti mentre gli altri ancora discutono sulla prima. Ecco perché le sue consulenze sono richieste ovunque: sa leggere il futuro, o perlomeno sa raccontarlo meglio di chiunque altro.
Ed è proprio in questa chiave che va interpretata la sua frase sibillina sulla Calabria: «Se candidassimo il sindaco giusto, vinceremmo a mani basse». Non fa nomi, certo, ma gli indizi sono più che trasparenti. Il riferimento è a Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria e della Città Metropolitana, uomo giovane e politico di lungo corso, cresciuto dentro il Partito democratico ma legato a Renzi da un rapporto personale che ha resistito a scissioni e turbolenze.
Perché Falcomatà? Perché in Calabria, come altrove, i sindaci hanno una sensibilità diversa: toccano con mano i problemi, respirano la rabbia e la speranza delle piazze, conoscono le crepe dei marciapiedi come i silenzi dei palazzi. E questa, oggi, è la cifra che può fare la differenza. Non il professorone calato da Roma, non il burocrate da Bruxelles, ma chi governa una città e sa cosa vuol dire sporcarsi le mani tra rifiuti da smaltire e strade da asfaltare.
Il centrosinistra attende ancora la decisione di Pasquale Tridico, l’europarlamentare M5S che potrebbe ricompattare il fronte largo. Ma il tempo stringe e, mentre si cincischia, Occhiuto perde terreno nei sondaggi. È il paradosso calabrese: il centrodestra in calo e l’opposizione che non sa che pesci pigliare.
In questo vuoto si inserisce Renzi con la sua mossa, apparentemente marginale, in realtà chirurgica. È il colpo da biliardo del giocatore esperto: non urla, non spinge, ma piazza la biglia nel punto giusto. Endorsement sul filo di lana, abbastanza velato da non sembrare imposizione, abbastanza chiaro da far capire l’indirizzo.
Che effetto avrà? Chissà. Ma un dato resta: i prossimi cinque anni della Calabria si decidono adesso. Renzi l’ha detto a modo suo: vi ho avvisati. Sta al centrosinistra capire se ascoltare o continuare a litigare sul nome.
E qui la riflessione è inevitabile: quanto pesa oggi un leader come Renzi, che non muove più folle ma ancora orienta i giochi? Forse meno di ieri, certo. Ma in politica, come a scacchi, non vince chi urla più forte: vince chi sa prevedere la mossa successiva. E in questo, Renzi resta il numero uno, piaccia o non piaccia.
Alla fine, la faccenda è sempre la stessa: in Calabria, come in Italia, non si vince con i programmi ma con i volti. Renzi l’ha capito da tempo e lo ripete con la sua solita furbizia: serve “il sindaco giusto”. Ora, che questo sindaco si chiami Falcomatà o in un altro modo, poco importa: la sostanza non cambia.
Il centrosinistra ha davanti un bivio. O si compatta su un nome credibile, capace di parlare alla gente senza sembrare un alieno piovuto da Bruxelles, oppure continuerà a fare quello che sa fare meglio: litigare. E allora Occhiuto, nonostante i suoi inciampi, ringrazierà e resterà in sella altri cinque anni.
Renzi ha lanciato il sasso nello stagno, e le onde si vedranno presto. Ma attenzione: i sassi di Renzi non sono mai tirati per caso. Sono calcoli, traiettorie, geometrie di potere. Se qualcuno a sinistra pensa che si tratti di una boutade estiva, si sbaglia di grosso.
E la morale è che in politica non conta mai chi urla “arriviamo primi”, ma chi arriva davvero al traguardo. E di solito ci arriva chi parte per ultimo, con passo lento, ma con la rotta già tracciata.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 18 agosto 2025
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