Europa, tra flessibilità e illusioni: la lezione di Fitto a Reggio Calabria

Europa, tra flessibilità e illusioni: la lezione di Fitto a Reggio Calabria.
L'Editoriale di Luigi Palamara


In una città di confine come Reggio Calabria, che da sempre vive la condizione sospesa tra speranza e disillusione, la parola “Europa” suona come un richiamo lontano, spesso incomprensibile. Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea, ha scelto di parlarne ai giovani. Non ai burocrati, non agli apparati, ma ai ragazzi: e questo basterebbe già a dare al gesto un senso politico e morale.

Fitto ha evocato la parola che sembra oggi più abusata e più necessaria: flessibilità. Una flessibilità che non è sinonimo di improvvisazione, ma di capacità di mutare pelle, di correggere errori e rigidità che hanno reso l’Europa un pachiderma in ritardo sugli eventi. Lo dice chi, come lui, ha tra le mani settori vitali: agricoltura, turismo, trasporti, pesca, la cosiddetta blue economy. Non materie di contorno, ma nervi scoperti di un continente che rischia la marginalità se non sa reinventarsi.

L’Europa deve adeguare l’uso delle proprie risorse agli scenari nuovi”, ha ribadito a Reggio, richiamando la revisione della politica di coesione e il bilancio 2028-2034. Un discorso che suona come una promessa di adattamento, ma che deve ancora tradursi in pratica. Perché dietro le formule resta la domanda che accompagna ogni dibattito europeo: questa flessibilità sarà davvero praticata o resterà l’ennesimo esercizio retorico?

I giovani calabresi lo sanno bene. Per loro la flessibilità non è un concetto astratto, ma la condizione quotidiana: adattarsi per restare, o piegarsi alla necessità di partire. E qui si misura il divario tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà di un Sud che continua a vivere sospeso tra partenze e promesse.

Questo discorso di “nuova fase” sa troppo di linguaggio da convegno. L’Europa non è un concetto, ma una prassi quotidiana, e il peccato originario è averla costruita sulle regole invece che sui popoli. Non è la flessibilità a mancare, ma la volontà di guardare in faccia la realtà: un’Unione che predica coesione e produce divari, che invoca solidarietà e costruisce muri.

Mi sarebbe piaciuto "inchiodare" Fitto con una domanda senza scampo: “Ma lei ci crede davvero? Crede davvero che un ragazzo calabrese, disoccupato e disilluso, possa sentirsi parte di un progetto che arriva da Bruxelles? O non vede piuttosto che l’Europa è diventata un club per ricchi, dove i poveri siedono in sala d’attesa?” Perché l’Europa, se vuole sopravvivere, deve smettere di parlarsi addosso e cominciare a sporcarsi le mani nelle miserie quotidiane.

Eppure questa scena di giovani che ascoltano un commissario europeo a Reggio Calabria non è priva di senso. È un frammento del destino meridionale: quello di una terra che ha sempre atteso un riscatto dall’esterno, da un potere lontano che promette e raramente mantiene. Qui, più che altrove, la parola “flessibilità” non è teoria: è sopravvivenza. È la capacità di resistere ai naufragi, di trovare un varco nelle regole imposte da altri.

Fitto ha lanciato un appello: conoscere le regole per correggere gli errori del passato. Ma se quelle regole continuano a essere scritte da chi guarda l’Europa da Bruxelles e non da Reggio, c’è da chiedersi quanto margine resti per cambiare davvero.

L’Europa non si salverà con i convegni né con i lessici aggiornati. Si salverà se smetterà di parlare ai giovani come a studenti diligenti e inizierà a trattarli da cittadini sovrani. Altrimenti, continuerà a produrre discorsi come questo: colti, eleganti, ben confezionati. Ma buoni soltanto per riempire le cronache del giorno dopo.

Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 26 agosto 2025

#raffaelefitto #piazzadenava #lorodicalabria #reggiocalabria
#luigipalamara

@luigi.palamara Europa, tra flessibilità e illusioni: la lezione di Fitto a Reggio Calabria L'Editoriale di Luigi Palamara In una città di confine come Reggio Calabria, che da sempre vive la condizione sospesa tra speranza e disillusione, la parola “Europa” suona come un richiamo lontano, spesso incomprensibile. Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea, ha scelto di parlarne ai giovani. Non ai burocrati, non agli apparati, ma ai ragazzi: e questo basterebbe già a dare al gesto un senso politico e morale. Fitto ha evocato la parola che sembra oggi più abusata e più necessaria: flessibilità. Una flessibilità che non è sinonimo di improvvisazione, ma di capacità di mutare pelle, di correggere errori e rigidità che hanno reso l’Europa un pachiderma in ritardo sugli eventi. Lo dice chi, come lui, ha tra le mani settori vitali: agricoltura, turismo, trasporti, pesca, la cosiddetta blue economy. Non materie di contorno, ma nervi scoperti di un continente che rischia la marginalità se non sa reinventarsi. “L’Europa deve adeguare l’uso delle proprie risorse agli scenari nuovi”, ha ribadito a Reggio, richiamando la revisione della politica di coesione e il bilancio 2028-2034. Un discorso che suona come una promessa di adattamento, ma che deve ancora tradursi in pratica. Perché dietro le formule resta la domanda che accompagna ogni dibattito europeo: questa flessibilità sarà davvero praticata o resterà l’ennesimo esercizio retorico? I giovani calabresi lo sanno bene. Per loro la flessibilità non è un concetto astratto, ma la condizione quotidiana: adattarsi per restare, o piegarsi alla necessità di partire. E qui si misura il divario tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà di un Sud che continua a vivere sospeso tra partenze e promesse. Questo discorso di “nuova fase” sa troppo di linguaggio da convegno. L’Europa non è un concetto, ma una prassi quotidiana, e il peccato originario è averla costruita sulle regole invece che sui popoli. Non è la flessibilità a mancare, ma la volontà di guardare in faccia la realtà: un’Unione che predica coesione e produce divari, che invoca solidarietà e costruisce muri. Mi sarebbe piaciuto "inchiodare" Fitto con una domanda senza scampo: “Ma lei ci crede davvero? Crede davvero che un ragazzo calabrese, disoccupato e disilluso, possa sentirsi parte di un progetto che arriva da Bruxelles? O non vede piuttosto che l’Europa è diventata un club per ricchi, dove i poveri siedono in sala d’attesa?” Perché l’Europa, se vuole sopravvivere, deve smettere di parlarsi addosso e cominciare a sporcarsi le mani nelle miserie quotidiane. Eppure questa scena di giovani che ascoltano un commissario europeo a Reggio Calabria non è priva di senso. È un frammento del destino meridionale: quello di una terra che ha sempre atteso un riscatto dall’esterno, da un potere lontano che promette e raramente mantiene. Qui, più che altrove, la parola “flessibilità” non è teoria: è sopravvivenza. È la capacità di resistere ai naufragi, di trovare un varco nelle regole imposte da altri. Fitto ha lanciato un appello: conoscere le regole per correggere gli errori del passato. Ma se quelle regole continuano a essere scritte da chi guarda l’Europa da Bruxelles e non da Reggio, c’è da chiedersi quanto margine resti per cambiare davvero. L’Europa non si salverà con i convegni né con i lessici aggiornati. Si salverà se smetterà di parlare ai giovani come a studenti diligenti e inizierà a trattarli da cittadini sovrani. Altrimenti, continuerà a produrre discorsi come questo: colti, eleganti, ben confezionati. Ma buoni soltanto per riempire le cronache del giorno dopo. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 26 agosto 2025 #raffaelefitto #piazzadenava #lorodicalabria #reggiocalabria #luigipalamara ♬ suono originale Luigi Palamara
@luigi.palamara Europa, tra flessibilità e illusioni: la lezione di Fitto a Reggio CalabriaEuropa, tra flessibilità e illusioni: la lezione di Fitto a Reggio Calabria L'Editoriale di Luigi Palamara In una città di confine come Reggio Calabria, che da sempre vive la condizione sospesa tra speranza e disillusione, la parola “Europa” suona come un richiamo lontano, spesso incomprensibile. Raffaele Fitto, vicepresidente della Commissione Europea, ha scelto di parlarne ai giovani. Non ai burocrati, non agli apparati, ma ai ragazzi: e questo basterebbe già a dare al gesto un senso politico e morale. Fitto ha evocato la parola che sembra oggi più abusata e più necessaria: flessibilità. Una flessibilità che non è sinonimo di improvvisazione, ma di capacità di mutare pelle, di correggere errori e rigidità che hanno reso l’Europa un pachiderma in ritardo sugli eventi. Lo dice chi, come lui, ha tra le mani settori vitali: agricoltura, turismo, trasporti, pesca, la cosiddetta blue economy. Non materie di contorno, ma nervi scoperti di un continente che rischia la marginalità se non sa reinventarsi. “L’Europa deve adeguare l’uso delle proprie risorse agli scenari nuovi”, ha ribadito a Reggio, richiamando la revisione della politica di coesione e il bilancio 2028-2034. Un discorso che suona come una promessa di adattamento, ma che deve ancora tradursi in pratica. Perché dietro le formule resta la domanda che accompagna ogni dibattito europeo: questa flessibilità sarà davvero praticata o resterà l’ennesimo esercizio retorico? I giovani calabresi lo sanno bene. Per loro la flessibilità non è un concetto astratto, ma la condizione quotidiana: adattarsi per restare, o piegarsi alla necessità di partire. E qui si misura il divario tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà di un Sud che continua a vivere sospeso tra partenze e promesse. Questo discorso di “nuova fase” sa troppo di linguaggio da convegno. L’Europa non è un concetto, ma una prassi quotidiana, e il peccato originario è averla costruita sulle regole invece che sui popoli. Non è la flessibilità a mancare, ma la volontà di guardare in faccia la realtà: un’Unione che predica coesione e produce divari, che invoca solidarietà e costruisce muri. Mi sarebbe piaciuto "inchiodare" Fitto con una domanda senza scampo: “Ma lei ci crede davvero? Crede davvero che un ragazzo calabrese, disoccupato e disilluso, possa sentirsi parte di un progetto che arriva da Bruxelles? O non vede piuttosto che l’Europa è diventata un club per ricchi, dove i poveri siedono in sala d’attesa?” Perché l’Europa, se vuole sopravvivere, deve smettere di parlarsi addosso e cominciare a sporcarsi le mani nelle miserie quotidiane. Eppure questa scena di giovani che ascoltano un commissario europeo a Reggio Calabria non è priva di senso. È un frammento del destino meridionale: quello di una terra che ha sempre atteso un riscatto dall’esterno, da un potere lontano che promette e raramente mantiene. Qui, più che altrove, la parola “flessibilità” non è teoria: è sopravvivenza. È la capacità di resistere ai naufragi, di trovare un varco nelle regole imposte da altri. Fitto ha lanciato un appello: conoscere le regole per correggere gli errori del passato. Ma se quelle regole continuano a essere scritte da chi guarda l’Europa da Bruxelles e non da Reggio, c’è da chiedersi quanto margine resti per cambiare davvero. L’Europa non si salverà con i convegni né con i lessici aggiornati. Si salverà se smetterà di parlare ai giovani come a studenti diligenti e inizierà a trattarli da cittadini sovrani. Altrimenti, continuerà a produrre discorsi come questo: colti, eleganti, ben confezionati. Ma buoni soltanto per riempire le cronache del giorno dopo. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 26 agosto 2025 #raffaelefitto #piazzadenava #lorodicalabria #reggiocalabria #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara Il ponte sull’europa Raffaele Fitto lunedì 25 agosto a Reggio ospite dell’associazione L’orodicalabria HIGHLIGHTS L’incontro con il vice presidente della Commissione europea è un’anteprima della summer school a Belvedere Marittimo tra il 28 e il 31 agosto Raffaele Fitto lunedì 25 agosto a Reggio ospite dell’associazione L’orodicalabria REGGIO CALABRIA Un ponte c’è. È quello che consente ai giovani imprenditori di collegarsi con l’Europa e che anche le nuove generazioni calabresi possono percorrere e sfruttare per realizzare i loro progetti. Perché “si può già fare”. “Il ponte sull’Europa” è il titolo dell’evento organizzato dall’associazione L’orodicalabria, che lunedì prossimo ospiterà a Reggio Calabria il vice presidente della Commissione europea Raffaele Fitto. L’appuntamento è fissato per le venti a piazza de Nava, dove Fitto dialogherà con Francesco Verderami e con i ragazzi calabresi sulle opportunità che l’Europa offre ai giovani desiderosi di affermarsi nel loro territorio. La discussione servirà a illustrare i provvedimenti con cui il governo di Bruxelles mira a sostenere lo sviluppo nei Paesi dell’Unione. E sarà una straordinaria occasione per mettere in contatto le istituzioni comunitarie con i cittadini, attraverso un confronto diretto su questioni concrete. E’ un format inedito che il vice presidente ha apprezzato, condiviso e caldeggiato. Questo evento, di cui L’orodicalabria va orgogliosa, mira a realizzare l’obiettivo che l’associazione si prefigge: allargare la rete di relazioni con il mondo delle istituzioni, delle università, della cultura e delle categorie per metterla al servizio delle giovani generazioni determinate a realizzare i loro progetti in Calabria. L’incontro con il vice presidente Fitto sarà una prestigiosa anteprima in vista della summer school che si svolgerà a Belvedere Marittimo tra il 28 e il 31 agosto, e che consentirà a 24 studenti provenienti dalle tre Università calabresi di concorrere alle quattro borse di studio messe a disposizione da L’orodicalabria: due settimane di stage in Silicon Valley. #lorodicalabria #raffaelefitto #reggiocalabria #politica #europa ♬ original sound - user30868087457

Commenti