La dignità delle idee non ha spazio per i perditempo
Editoriale di Luigi Palamara
Esiste un tempo per tacere e uno per parlare. E c’è un tempo, soprattutto, per piantare paletti. Questo è uno di quelli. Non si tratta di un capriccio personale, né di un moto d’ira passeggero: è una dichiarazione d’intenti. Una linea di confine tracciata con l’inchiostro della stanchezza e il righello della lucidità. Perché è finito il tempo dei “buonisti da tastiera” e degli “intellettuali del nulla” che fanno dell’invadenza un metodo e dell’insulto mascherato da dialogo un’arte sottile quanto vile.
Non scrivo per chi non ha un’opinione. E nemmeno per chi, avendola, la dissimula sotto il velo di un’apparente neutralità, salvo poi gettare il sasso e nascondere la mano. Scrivo per chi ha ancora il coraggio di pensare, e soprattutto di esporsi. Ma una cosa deve essere chiara: qui si parla di idee, non di persone. Chi entra sul personale, chi insinua, chi prova a colpire basso, non trova accoglienza — trova l’uscita. A doppia mandata.
C'è una differenza sottile, ma abissale, tra lo scontro dialettico e l'aggressione personale. Il primo è il sale della democrazia, il secondo è il veleno che la corrode. E a chi confonde le due cose, va detto chiaro e tondo: sciò. Via dalle palle. Non c’è spazio per voi in questo cortile di pensiero, perché non è un cortile ma un’arena — e chi entra deve portare il peso delle sue idee, non delle sue frustrazioni.
La comprensione? Riservata a chi è disposto a rispettare la dignità altrui. Il saluto? Non lo si spreca con chi non ha nemmeno la decenza di meritarselo. La tolleranza non è debolezza, e la fermezza non è arroganza: è autodifesa. E questa, oggi più che mai, è necessaria. Perché chi lascia sempre aperta la porta finisce per essere derubato anche della propria voce.
Questa è la regola. Una. Semplice. Ferrea. Le idee si discutono. Le persone si rispettano. Chi non è capace di farlo, non è degno nemmeno di leggere. E se non è chiaro, lo sarà. A forza di essere esclusi.
“La libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire.
E
“Io non mi faccio intimidire da nessuno. Nemmeno da chi crede di poter zittire il pensiero altrui con un insulto.”
Capito adesso?
Luigi Palamara
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