La sfida della notorietà nell’era dei social
Dieci milioni di sguardi, un solo dovere: essere all’altezza
L'Editoriale di Luigi Palamara
Non sono numeri, ma persone. Dietro ogni visualizzazione ci sono occhi che ti osservano e storie che ti affidano il loro tempo. È un privilegio, ma anche una condanna: il pubblico non si compra, si merita.
Dieci milioni di persone al mese. Non sono cifre da sbandierare come trofei: sono un Paese intero che, mese dopo mese, ti osserva, ti ascolta, ti giudica. In un’epoca in cui tutti parlano e pochi ascoltano, avere questo pubblico fa tremare i polsi. La popolarità è un dono che arriva senza preavviso e si paga a rate, con interessi salati.
Dietro ogni clic, ogni visualizzazione, ci sono occhi, volti, storie. Non sono fantasmi digitali: sono persone che ti regalano il loro tempo, e il tempo è la cosa più preziosa che possiedono. È un onore e una condanna insieme: non puoi fingere, non puoi mentire. Devi dare il meglio anche nei giorni in cui non ne avresti la forza, perché chi ti segue riconosce al volo il bluff e non perdona.
È un legame antico e nuovo, come quello che unisce il narratore al suo villaggio. Ti scrutano, ti riconoscono, ti aspettano. Non basta la bravura: serve l’umanità. Non basta l’ambizione: serve l’umiltà. Il pubblico non è una folla indistinta, ma una comunità di individui che cercano un po’ di verità nelle tue parole e nei tuoi gesti.
Dieci milioni di sguardi sono anche un fenomeno sociale: quando tante persone condividono emozioni, idee e sogni, nasce un movimento. Ogni volta che ti leggono o ti ascoltano, vivono con te un frammento di esperienza collettiva. Più dai — dedizione, competenza, affetto — più ricevi. E più questo scambio si consolida, più diventa raro e prezioso.
Ma attenzione: il pubblico non è un diritto acquisito, è un prestito che ti viene rinnovato solo finché ne sei degno. Perciò, se lo si vuole tenere, non basta ringraziare: bisogna rispettarlo. Perché, in fondo, la notorietà è come una bella donna: si lascia corteggiare, ma non sopporta di essere trascurata.
E alla fine, resta sempre una verità semplice: dieci milioni di sguardi sono troppi per ignorarli, ma non abbastanza per illudersi. Non bastano applausi digitali né cuori su uno schermo: se vuoi restare degno di quel tempo che ti hanno prestato, devi fare come facevano i vecchi cronisti – scrivere, parlare, agire con la testa e con il cuore, senza cercare scorciatoie. Il resto, come sempre, è solo chiacchiera da social.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 14 agosto 2025
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