Lo svilimento della politica tra servi e padroni
L'Editoriale di Luigi Palamara
La politica non si insegna e non si impara. Non è una disciplina accademica, né un mestiere da impiegati. È un istinto, un vizio di natura, una passione che ti porti dentro. Si può esercitare da protagonisti o raccontare da cronisti, ma non si improvvisa.
Tutto il resto è fuffa. Presunzione di chi si crede statista per diritto divino, maleducazione di chi scambia la rissa per confronto, e soprattutto meschini interessi personali mascherati da programmi e ideali.
La politica è altra cosa: visione, ragionamento, contenuti, capacità di discutere. È guardare lontano quando tutti guardano il proprio ombelico.
Invece pullulano i servitori: uomini e donne che hanno come unico talento quello di cercarsi un padrone. Si spacciano per classe dirigente e si permettono pure di disturbare chi cerca, almeno, di dare un contributo vero al motore della democrazia.
È il destino dell’Italia: un Paese che produce più valletti che statisti, più cortigiani che leader. Ma finché continueremo a confondere i primi con i secondi, non avremo né l’uno né l’altro. Solo padroni da servire e servi pronti a contendersi il vassoio.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 20 agosto 2025
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