Occhiuto lascia la Sanità, ma resta in corsa: il centrodestra davanti al bivio
L'Editoriale di Luigi Palamara
Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, ha lasciato anche la poltrona di commissario alla sanità. Un passo che viene presentato come atto prudenziale, quasi cavalleresco, per schivare le tagliole della legge sull’ineleggibilità. Ma dietro l’alibi della cautela c’è molto di più: il terrore che la campagna elettorale diventi un processo anticipato, e che l’urna si trasformi in una sentenza definitiva.
Occhiuto scende in campo lo stesso, forte di sondaggi e di un centrodestra che lo vorrebbe riconfermato. Ma la verità è che corre col fiato corto e con un avviso di garanzia sul groppone. Una zavorra che non è un dettaglio tecnico, ma una mina politica. Oggi ci si illude che basterà togliersi di dosso la fascia di commissario per neutralizzare i rischi giuridici. Ma domani? Domani potrebbero esserci altre carte, altri faldoni, altri “progressi” dell’inchiesta. E allora il problema non sarà più un cavillo legale, bensì la tenuta stessa di una candidatura.
Ed è qui che entra in scena Giorgia Meloni con i suoi alleati. A Palazzo Chigi, e ancora di più nelle stanze segrete delle segreterie di partito, sanno che questa partita è più grande della Calabria. Se Occhiuto resta il cavallo di punta, ogni sviluppo giudiziario potrebbe trasformarsi in una bomba atomica sulla credibilità dell’intera coalizione. Non serve immaginare scenari fantasiosi: basta pensare all’effetto devastante che avrebbe un presidente appena eletto e già travolto dalle carte della magistratura. Sarebbe una tragedia politica e istituzionale, non solo calabrese.
La politica, quando si ostina a ignorare la realtà, si condanna da sola. Smettetela di nascondervi dietro il diritto formale, abbiate il coraggio della verità. E la verità è che la destra oggi può scegliere diversamente. Non è un tradimento, ma una forma di salvezza. Per sé e per i calabresi.
Occhiuto lo sa: il suo passo indietro non è un gesto di libertà, ma di necessità. Ora tocca alla Meloni decidere se trascinare la coalizione in un azzardo che somiglia a una roulette russa, o se rompere l’incantesimo e proporre un nome che non debba passare il tempo a guardarsi le spalle in Procura.
Alla fine, Occhiuto potrà pure continuare a raccontare che le sue dimissioni sono state un gesto di prudenza, e i suoi alleati potranno continuare a fingere che la partita sia tutta in discesa. Ma la politica non si gioca sui comunicati stampa, si gioca sulla realtà. E la realtà dice che presentarsi alle urne con un candidato già segnato dalle carte giudiziarie è come andare a mare con l’ombrello aperto: non ripara dalla pioggia, ma rende soltanto ridicoli.
Il centrodestra, se vorrà davvero governare la Calabria, dovrà chiedersi non quale sia il candidato più comodo oggi, ma quale sia quello meno ingombrante domani. Perché le elezioni si vincono una volta. Governi, e credibilità, si perdono tutti i giorni.
Luigi Palamara – Tutti i diritti riservati – Reggio Calabria, 21 agosto 2025
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