Editors Choice

5/recent/post-list

Roberto Occhiuto un moderno dottor Jekyll e Mr. Hyde e l’arte del bluff: quando la farsa si spaccia per tragedia.

Roberto Occhiuto un moderno dottor Jekyll e Mr. Hyde e l’arte del bluff: quando la farsa si spaccia per tragedia.

Editoriale di Luigi Palamara 

Reggio Calabria 2 agosto 2025. C’è un momento nella vita politica di ogni uomo di potere in cui il sipario cala, le luci si abbassano, e resta soltanto il silenzio. In quel silenzio, che può essere dignità o disfatta, si misura la statura di chi ha governato. Ma Roberto Occhiuto, presidente dimissionario – e auto-ricandidato – della Regione Calabria, ha scelto di riempire quel silenzio con l’eco di un’ambiguità che somiglia più al borbottio d’un ubriaco che esce dal bar sbraitando “barcollo ma non mollo”, mentre la moglie, stanca di anni di promesse e misfatti, lo caccia definitivamente di casa.

Mi dimetto per senso di responsabilità” – dice Occhiuto – “ma mi ricandido”. Che è un po’ come dire “rinuncio al potere, ma datemene ancora un po’”. È il canto dell’ultimo cigno, sì, ma stonato, e con le piume arruffate. E chi conosce la politica – quella vera, quella sporca, quella che i calabresi vivono sulla pelle – non può che vedere in questa mossa l’ennesimo gioco di prestigio. Ma stavolta il coniglio nel cilindro non c’è più. Solo fumo. Tanto fumo. E una regione intera lasciata, ancora una volta, nel nulla.

Una mossa disperata travestita da “genialata”
Occhiuto si è dimesso – dice – per sbloccare la macchina amministrativa paralizzata da un’inchiesta giudiziaria. Una sorta di “sacrificio” personale per il bene della Calabria. Ma non siamo ingenui: le dimissioni arrivano a ridosso delle indagini che lambiscono i vertici regionali. E allora ci chiediamo: è un gesto di responsabilità o una fuga preventiva? È l’atto nobile di chi vuole difendere l’istituzione o lo scudo d’un politico che cerca di riposizionarsi prima che il terreno gli crolli sotto i piedi?

Perché, se davvero crede nella magistratura, perché non affrontarla da presidente in carica? Se ha fiducia nella propria innocenza, perché indossare i panni del martire? In verità, questa appare come una di quelle manovre che si imparano a scuola di partito: mollare prima che ti mollino. Rilanciarsi prima che l’opinione pubblica ti seppellisca. E dichiararsi vittima di un sistema, quando in realtà sei il più sistemico dei suoi figli.

Un eroe al contrario
E poi c’è il tono. Quel tono epico, da condottiero caduto in battaglia. Occhiuto si presenta come l’uomo del destino, il “genio” che ha provato a cambiare la Calabria e ora chiede il bis. Ma dietro la narrazione del salvatore si nasconde il nulla. La sanità è ancora un disastro, gli ospedali affogano, i medici cubani sono stati una trovata scenica, buona per un titolo sui giornali e per qualche selfie. La lotta agli incendi con i droni? Fantascienza low cost, mentre i boschi bruciano e i piromani ridono.

Ha portato Ryanair in Calabria – è vero – ma a che prezzo? Soldi pubblici a pioggia per tratte che domani potrebbero sparire. Un’operazione di marketing, non di sviluppo. Una Calabria turistica per chi può permettersi di partire, mentre i problemi di chi resta – sanità, lavoro, trasporti, criminalità – restano al palo.

Un’ombra lunga sulle istituzioni
Il messaggio che Occhiuto manda è devastante: se un’indagine blocca la Regione, allora meglio staccare la spina e ripartire con un nuovo mandato. È un colpo basso alle istituzioni, alla credibilità amministrativa, e persino alla legge. È la resa della politica davanti alla legalità. È un modo per dire: o mi lasciate lavorare indisturbato, o me ne vado – ma solo per tornare, più forte, e più solo di prima.

Ma la Calabria non è un banco da poker. E i cittadini non sono fiches. Hanno diritto a sapere, a capire, a vedere un’azione trasparente. Invece si trovano davanti a un teatrino già visto troppe volte. Una mossa da politicante consumato, non da statista. Un "muoia Sansone con tutti i Filistei", nella versione calabrese del melodramma: finto sacrificio, vera ambizione.

Il vero nodo: chi paga tutto questo?
A pagare questo circo non è Occhiuto. Non è Forza Italia. Non è nemmeno la magistratura. A pagare sono i calabresi. Quelli che non prendono l’aereo. Quelli che aspettano mesi una visita specialistica. Quelli che lavorano a giornata, o che sono fuggiti al Nord. Quelli che credono ancora che la politica possa essere servizio, e non palcoscenico. A loro, Occhiuto ha tolto una verità: quella che chi governa ha il dovere di resistere, non di scappare e poi presentarsi come se nulla fosse.

Una pagina da strappare. Carta Straccia.
L’impressione finale è amara: siamo davanti a una pagina che non merita di essere scritta, ma solo strappata. Le dimissioni di Occhiuto non sono un gesto di responsabilità, ma una mossa calcolata, studiata per sopravvivere e rilanciarsi. Un’operazione sporca, fatta sulla pelle della Calabria, e contro il rispetto delle istituzioni. Un gioco truccato, che puzza di vecchia politica, quella che promette, finge, e poi si autoassolve.

In una terra che aspetta da decenni un cambiamento vero, questa non è leadership. È solo l’ennesimo trucco da illusionista. Ma i calabresi meritano ben altro. Meriterebbero, finalmente, la verità.

Luigi Palamara

Posta un commento

0 Commenti