Scacchi senza Re: la Calabria ridotta a pedina
L'Editoriale di Luigi Palamara
Il centrosinistra calabrese si è messo a giocare a scacchi. Ma non è la partita dei grandi maestri: è una di quelle sfide improvvisate nei bar di provincia, dove i pezzi cadono a terra e il vincitore si proclama re senza che nessuno lo prenda sul serio. Gli scacchi, qui, non hanno nulla a che fare con la Calabria: hanno a che fare solo con i destini personali di chi muove le pedine.
E allora eccolo, Ferdinando Pignataro: l’uomo del vocale che ha fatto il giro d’Italia. Ostinato, testardo, con Flavio Stasi da issare sul pennone della coalizione. E perché? Per dignità di partito, dice. Ma la verità è un’altra: Stasi candidato alla Regione significa evitare che Pignataro si ritrovi un rivale fastidioso alle Politiche del 2027. Non un ideale, non un progetto, solo la più vecchia delle astuzie di bottega: levare di mezzo un concorrente prima che possa spuntare.
Poi c’è Giuseppe Conte, il grande moralizzatore, l’uomo che prometteva una politica “diversa”. Porta al tavolo Pasquale Tridico, che passeggia in Sila come se il tempo fosse infinito, e risponde “stiamo valutando” a chi lo incalza. Ma valutando che cosa, santo cielo? La Calabria non è un cruciverba da sciogliere sotto l’ombrellone. Qui si parla di un popolo dimenticato, di una regione che muore un giorno dopo l’altro. E Conte, invece di cercare un candidato, cerca solo di liberarsi di un potenziale rivale nella sua personale lotta per il comando dei Cinque Stelle. Altro che Calabria.
Ed è qui che il sangue ribolle. Perché io vi guardo – sì, vi guardo – e vi dico che siete ridicoli. Ridicoli e crudeli. State giocando con un territorio che non ha più margini di errore. Qui non si parla di spartizioni di potere, ma di ospedali chiusi, di strade franate, di ragazzi che fuggono in massa. Ogni volta che parlate di “equilibri” e di “pari dignità” vi dimenticate che sotto i vostri piedi c’è una terra che implora dignità vera, non quella delle correnti di partito. E vi permettete persino di perdere tempo, di cincischiare, di rinviare, come se i calabresi fossero comparse in attesa del prossimo atto.
Ma la verità, cari signori del centrosinistra, è che la Calabria vi interessa come può interessarvi un taxi: solo quando vi serve. La usate per regolare i conti interni, per gonfiare un ego, per spostare di lato un rivale. Non la conoscete, non la ascoltate, non la rispettate.
E allora, lasciatemelo dire: i calabresi non hanno bisogno di voi. Hanno già abbastanza guai senza che vi veniate a raccontare la favola del “nuovo centrosinistra”. Sanno bene che, in questa scacchiera, loro non sono né alfieri né cavalli: sono soltanto pedoni. E i pedoni, di solito, finiscono sacrificati.
Con una sola consolazione: almeno negli scacchi, a fine partita, il re si toglie la corona e si rovescia sul tavolo. In politica, invece, resta sempre inchiodato lì. E pretende pure di avere vinto.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati Reggio Calabria 17 agosto 2025
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