Sì, votare… e ricominciare
Io, tu, noi, tutti.
IO: MI CANDIDO
TU: MI VOTI
NOI: SIAMO CONTENTI
TUTTI: E TUTTO COME PRIMA E MEGLIO DI PRIMA.
Questa sì che è musica.
Editoriale di Luigi Palamara
Vuoi vedere che tra le possibilità di Roberto Occhiuto vi è anche quella — a metà tra il calcolo e la prestidigitazione — di ricandidarsi alla Regione Calabria, vincere con il margine di un plebiscito provinciale, e dopo qualche mese tornare, sorridente e in doppiopetto, a rifare il Presidente? E magari, se proprio gli gira bene, vederle tutte archiviate, quelle inchieste che oggi fanno ombra come nuvole di maggio, ma che domani potrebbero dissolversi in un’alba serena.
Un genio, davvero. E lo dico senza ironia gratuita: perché se ci riuscisse, diventerebbe materia di studio nelle università della politica comparata. Più che calabrese, più che italiana, universale. Un Machiavelli con il cellulare in mano e la diretta Facebook sempre pronta.
Annotiamo che l’Italia è il Paese dove i politici non si rottamano: si riciclano, come il ferro vecchio. Con la differenza che, al ferro, il tempo toglie la ruggine; alla politica, la ruggine resta, ma diventa vernice.
E le chiedo: «Presidente, ma lei lo fa per la Calabria o per lei stesso? Perché io, vede, ho la fastidiosa sensazione che la prima sia solo la carrozzeria, e il vero motore stia altrove…».
In questa commedia italiana, che commedia non è ma un manuale di sopravvivenza per uomini di potere, la scena è sempre la stessa: un capofficina entra in un’officina che conosce a memoria, trova il cofano già aperto, e con un mezzo giro di cacciavite fa ripartire un motore che tossiva, tra gli applausi dei clienti. E così, mentre tutti guardano il meccanico, nessuno si accorge che il serbatoio è di nuovo pieno… ma di consenso.
E allora eccolo il ritornello di una vecchia canzone di Lucio Battisti e Mogol, senza musica ma con il ritmo delle urne:
"Sì, votare.
Evitando le buche più dure,
senza cadere nelle proprie paure,
gentilmente, senza fumo, ma con amore per la poltrona.
Dolcemente votare,
rallentando quando serve e accelerando al momento giusto,
con un ritmo elettorale nel cuore,
gentilmente, senza strappi… al consenso."
Se andrà così, la politica calabrese avrà trovato il suo Houdini: capace di sparire, riapparire e farsi applaudire come se nulla fosse. Un numero che a Broadway farebbe il tutto esaurito. Qui, in Calabria, sarà solo “normale amministrazione”.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati
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