Calabria: tra la politica dei vecchi e la speranza dei nuovi
L'Editoriale di Luigi Palamara
È un’aria strana quella che si respira in Calabria in questi giorni. Un vento che mescola il caldo di settembre con l’odore acre della politica vecchia, quella che conosce ogni scorciatoia e ogni compromesso. E poi c’è un altro vento, più leggero, quasi ingenuo, che porta speranza.
Roberto Occhiuto. Uomo della politica di lungo corso, deputato, presidente uscente. Ha un avviso di garanzia per corruzione sulla testa, eppure cammina tra la gente come se fosse un re che passa tra i sudditi. Parla con calma, con la sicurezza di chi sa che la politica è un mestiere lungo, fatto di procedure, mediazioni, trucchi. La sua padronanza è evidente: conosce il gioco, conosce i corridoi, sa manovrare tra accuse e scandali. Ma dietro questa facciata impeccabile c’è la vecchia politica: fredda, cinica, fatta di sopravvivenza e calcoli. È la politica che sa adattarsi a tutto, che trasforma il pericolo in opportunità, che fa sembrare normale l’anormale.
Pasquale Tridico. Economista, ex presidente dell’INPS, uomo di numeri e di regole, mai coinvolto in scandali politici. Si presenta alla Calabria con una sola arma: l’umiltà. Non ha il mestiere dei corridoi, non conosce i trucchi del potere, non sa mediare a lungo con i potenti. Ma sa ascoltare, sa parlare con sincerità, sa guardare la gente negli occhi senza calcoli. Ogni sua parola è una promessa non di chi comanda, ma di chi costruisce. È la politica fresca, ingenua, inesperta, ma incredibilmente viva. È la politica che ricorda ai calabresi che c’è ancora chi lavora per servire, non per sopravvivere.
La differenza è netta, palpabile, quasi teatrale: da una parte la sicurezza gelida del cinismo, dall’altra la speranza calda dell’ingenuità. Occhiuto rappresenta il potere che conosce tutto, che teme poco, che sa come sopravvivere anche tra accuse e polemiche. Tridico rappresenta la possibilità di ricominciare, di mettere la Calabria al centro, di ridare dignità alla politica stessa.
Chi vincerà? Lo decideranno gli elettori. Ma oggi non si tratta solo di programmi o promesse. Si tratta di scegliere tra due anime della politica: quella vecchia, abile e cinica, e quella nuova, ingenua ma sincera. La Calabria deve decidere se vuole continuare a sopravvivere sotto il peso del cinismo consolidato, oppure se vuole respirare aria nuova, fresca, e credere ancora che la politica possa essere onesta.
Perché, alla fine, la politica non è solo potere. È anche speranza. E chi porta speranza, anche senza esperienza, merita ascolto.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 25 settembre 2026
#calabria
#pasqualetridico
#robertoocchiuto
#editoriale #luigipalamara
Commenti
Posta un commento
LASCIA IL TUO COMMENTO. La tua opinione è importante.