Elezioni Regionali in Calabria: tra corruzione e consenso, la Regione al bivio

Elezioni Regionali in Calabria: tra corruzione e consenso, la Regione al bivio

L'Editoriale di Luigi Palamara


Il giorno delle elezioni regionali in Calabria si avvicina. Come spesso accade, il dibattito politico si riduce a una sceneggiata, mentre la stampa registra gli eventi senza approfondirli. La politica locale appare sospesa tra interessi, convenienze e rituali di consenso che poco hanno a che fare con trasparenza e responsabilità.

Roberto Occhiuto si dimette dalla carica per ricandidarsi immediatamente, un gesto che, in un Paese normale, sarebbe considerato discutibile. Un avviso di garanzia per corruzione rappresenterebbe un motivo sufficiente per sospendere ogni iniziativa politica. In Calabria, invece, diventa quasi una prassi: dimettersi per ricandidarsi. La regione appare come un laboratorio in cui si sperimentano i limiti della tolleranza del consenso.

Il fratello del presidente, Mario Occhiuto, condannato di recente in appello a tre anni e sei mesi per bancarotta fraudolenta, continua a esercitare il mandato di senatore. Ha partecipato a votazioni decisive, tra cui quella sull’autonomia differenziata, esprimendosi a favore. Fenomeni di questo tipo confermano come una parte della politica tolleri e, in alcuni casi, premi comportamenti moralmente discutibili.

Anche Roma contribuisce al quadro. I partiti nazionali, tra silenzi e interessi incrociati, preferiscono mantenere il consenso e l’equilibrio politico piuttosto che sollevare interrogativi scomodi. La politica nazionale si mostra complice, se non spettatrice passiva, di dinamiche locali che poco hanno a che fare con la rappresentanza e molto con il potere immediato.

Il risultato è una Calabria sospesa tra scandali noti e assuefazione collettiva. La democrazia, che dovrebbe misurarsi nella responsabilità dei governanti e nella vigilanza dei cittadini, si riduce talvolta a un meccanismo che ignora il merito e premia il consenso immediato.

Occhiuto è innocente o colpevole? Lo dirà la Giustizia. Ma il percorso politico della regione e dei fratelli Occhiuto offre già uno spettacolo emblematico: dimettersi per ricandidarsi, ignorare condanne passate, partecipare a votazioni decisive, tutto senza apparenti conseguenze.

La Calabria appare così come un laboratorio politico sperimentale. Qui si testano tolleranze e limiti del consenso, spesso a scapito di trasparenza e credibilità. Dimissioni e ricandidature immediate diventano prassi, e il modello che ne deriva rischia di consolidarsi come normale.

I risultati delle elezioni non determineranno solo chi governerà la regione, ma anche quale comportamento politico sarà ritenuto accettabile. La Calabria conferma ancora una volta il suo ruolo di laboratorio, dove si sperimentano pratiche che altrove sarebbero considerate improbabili.

Luigi Palamara
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Reggio Calabria, 19 settembre 2025

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