Il mio tempo nel giornalismo è finito (?)

Il mio tempo nel giornalismo è finito (?)
L'Editoriale di Luigi Palamara


Ho la tentazione di mollare. Basta. Ho dato abbastanza. E troppo.
Il giornalismo, quello vero, quello che pretende schiena dritta e fiato corto, oggi è un esercizio di sopravvivenza in mezzo a un pollaio di mediocri. E io, francamente, non ho più voglia di beccare e farmi beccare.

Perché il punto non è la fatica. Quella, per anni, l’ho ingoiata come un dovere. Il punto è che la misura è colma: ho già fatto ciò che era nelle mie corde, forse ho dato anche più del dovuto. Ora vorrei rivolgere il mio tempo a ciò che conta: l’arte, la scrittura, la Cultura. Con la maiuscola. Tutto il resto è rumore di fondo, una cagnara indecente.

Non è una diserzione, non lo è mai stata. È piuttosto la resa lucida di chi non accetta più il gioco sporco delle cattiverie, delle gelosie da sottoscala, della mediocrità che avanza e divora tutto. La vita passa, e non intendo più perderla in compagnia di chi non merita.

Ho un solo rammarico: le persone belle, quelle che ho incontrato e incontro ogni giorno, rischiano di restare senza voce. Perché questo ho fatto, sempre, con ostinazione e senza guadagni: dare voce ai deboli, a chi voce non aveva. Ora temo che quel testimone possa cadere nel vuoto.

Ma non posso più fingere. È tempo di scelte, e io mi trovo davanti al bivio. Continuare a gridare nel deserto o voltarmi e inseguire ciò che mi resta di buono e vero. Non so ancora cosa farò. Ma so che non ho più intenzione di farmi logorare dai mediocri.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 29 settembre 2025

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