La Calabria tra il nuovo (Tridico) che stenta e l’usato (Occhiuto) che non garantisce.
L'Editoriale di Luigi Palamara
In Calabria si consuma l’ennesima sfida politica. Roberto Occhiuto, presidente uscente, circondato da otto liste che paiono più un esercito di notabili che di soldati volontari, affronta Pasquale Tridico, il professore che si presenta con sei bandiere di centrosinistra. La matematica è già segno: quarantotto candidati in più per il primo. Una bulimia di nomi, una carestia di idee.
Qui non siamo al gioco delle figurine. Tre sono le differenze che contano.
La prima: il “reddito di dignità” di Tridico. Un nome che profuma di riscossa, ma rischia di restare un titolo se non si accompagna a un progetto vero e fattibile.
La seconda: la sanità calabrese, che sotto Occhiuto ha dimostrato come si possa dilapidare un tesoro pubblico senza neppure costruire un ospedale degno di questo nome.
La terza: la credibilità. Occhiuto corre zavorrato da avvisi di garanzia che in un Paese normale lo avrebbero costretto a fermarsi. In Calabria, invece, corrono insieme a lui.
Tridico è volto nuovo, e questo in una terra di vecchie clientele vale più di un programma elettorale. Ma deve compiere il miracolo più difficile: convincere i calabresi ad andare a votare. Non basta indignarsi nelle cucine o nei bar. Il non voto è complicità, è resa senza combattere. È consegnare la Calabria ai soliti padrini della politica.
Se Tridico riuscirà a smuovere le coscienze e a portare la gente alle urne, potrà strappare la presidenza e inaugurare una stagione diversa. Se fallirà, Occhiuto vincerà per inerzia, e la Calabria resterà prigioniera di se stessa, dei suoi scandali, della sua agonia infinita.
Alla fine i calabresi, come sempre, avranno la libertà più grande e più terribile: scegliere tra il rischio di cambiare e la certezza di restare fermi.
Ma non si illudano: astenersi non è un atto di ribellione, è solo il modo più comodo per lasciare che altri decidano al posto loro.
E la Calabria, che da un secolo aspetta un domani migliore, non può più permettersi il lusso di aspettare ancora.
Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 6 settembre 2025.
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