La Madonna e i telefonini

La Madonna e i telefonini
L'Editoriale di Luigi Palamara


Quest’anno, alla processione della Madonna della Consolazione, c’era qualcosa di nuovo. Non la folla, non i portatori, non i ceri accesi. La novità erano i telefonini. Centinaia, migliaia di piccoli schermi puntati verso il cielo, come antenne rivolte non a Dio ma a Facebook, a Instagram, a TikTok. Ho visto più dita che pregavano scorrere sugli schermi che mani giunte.

E allora, diciamocelo: se questa è fede, è una fede a batteria. La Madonna passa e la gente non si segna, non si inginocchia, ma registra un video. E guai a chi intralcia l’inquadratura. Ci manca solo che il prossimo anno il Comune metta il wi-fi gratuito lungo il percorso.

Siamo un popolo capace di trasformare anche la devozione in spettacolo da baraccone. È la solita Italia: capace di commuoversi davanti a un quadro per tre giorni, ma incapace di trasformare la fede in responsabilità civile il resto dell’anno. E la Madonna non è un set, non è un selfie. È un richiamo alla coscienza, che a quanto pare resta in modalità silenziosa.

E come se non bastasse, ci si mettono anche i guardiani improvvisati dell’ordine. Ragazze e ragazzi che, investiti di una piccola funzione, si credono sergenti di ferro e urlano a chi sgarra di un metro. Quadrati virtuali, regole arbitrarie, ordini secchi. E il popolo, che dovrebbe sentirsi comunità, si ritrova a vivere un rito dentro gabbie invisibili. Non è disciplina, è burocrazia della fede.

Poi c’è stato quel momento drammatico e simbolico insieme: la Vara che si piega su un lato entrando in Piazza Duomo. Per un attimo, tutti hanno trattenuto il fiato. Un segnale, forse. Che qualcosa non va. Che troppi protagonismi, troppi telefonini, troppe urla stonano più di una banda mal accordata.

La Madonna della Consolazione, se davvero ci guarda, deve aver pensato che la fede dei reggini merita di più. E Monsignor Morrone, che non ha paura di parlare chiaro, dovrebbe riportare questa processione alla sua verità: non una passerella di autorità e improvvisati, ma un percorso di fede. Pochi applausi, meno foto, più preghiere.

Perché una cosa è certa: la Madonna non ha bisogno di follower. Ha bisogno di credenti.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 13 settembre 2025

#processione #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara

@luigi.palamara La Madonna e i telefonini L'Editoriale di Luigi Palamara Quest’anno, alla processione della Madonna della Consolazione, c’era qualcosa di nuovo. Non la folla, non i portatori, non i ceri accesi. La novità erano i telefonini. Centinaia, migliaia di piccoli schermi puntati verso il cielo, come antenne rivolte non a Dio ma a Facebook, a Instagram, a TikTok. Ho visto più dita che pregavano scorrere sugli schermi che mani giunte. E allora, diciamocelo: se questa è fede, è una fede a batteria. La Madonna passa e la gente non si segna, non si inginocchia, ma registra un video. E guai a chi intralcia l’inquadratura. Ci manca solo che il prossimo anno il Comune metta il wi-fi gratuito lungo il percorso. Siamo un popolo capace di trasformare anche la devozione in spettacolo da baraccone. È la solita Italia: capace di commuoversi davanti a un quadro per tre giorni, ma incapace di trasformare la fede in responsabilità civile il resto dell’anno. E la Madonna non è un set, non è un selfie. È un richiamo alla coscienza, che a quanto pare resta in modalità silenziosa. E come se non bastasse, ci si mettono anche i guardiani improvvisati dell’ordine. Ragazze e ragazzi che, investiti di una piccola funzione, si credono sergenti di ferro e urlano a chi sgarra di un metro. Quadrati virtuali, regole arbitrarie, ordini secchi. E il popolo, che dovrebbe sentirsi comunità, si ritrova a vivere un rito dentro gabbie invisibili. Non è disciplina, è burocrazia della fede. Poi c’è stato quel momento drammatico e simbolico insieme: la Vara che si piega su un lato entrando in Piazza Duomo. Per un attimo, tutti hanno trattenuto il fiato. Un segnale, forse. Che qualcosa non va. Che troppi protagonismi, troppi telefonini, troppe urla stonano più di una banda mal accordata. La Madonna della Consolazione, se davvero ci guarda, deve aver pensato che la fede dei reggini merita di più. E Monsignor Morrone, che non ha paura di parlare chiaro, dovrebbe riportare questa processione alla sua verità: non una passerella di autorità e improvvisati, ma un percorso di fede. Pochi applausi, meno foto, più preghiere. Perché una cosa è certa: la Madonna non ha bisogno di follower. Ha bisogno di credenti. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 13 settembre 2025 #processione #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara

Commenti