La mia vita non è la vostra democrazia.
E voi non siete la mia Costituzione, fatevene una ragione
L'Editoriale di Luigi Palamara
C’è un equivoco di fondo che va chiarito una volta per tutte: la gentilezza non è un diritto, è una conseguenza. Non appartiene ai codici, non si iscrive nelle costituzioni, non si pretende come l’aria o l’acqua. La gentilezza, se c’è, nasce dal reciproco rispetto. Se manca questo, diventa solo ipocrisia di buona educazione. E allora meglio il silenzio. O, se necessario, il vaffa.
Perché, diciamolo: col maleducato non si porge l’altra guancia. Non è saggezza, è masochismo. Con lo scostumato non si predica la pazienza evangelica: lo si rimette al suo posto. E con chi gioca a perdere tempo – che è il bene più prezioso di tutti – non si fa filosofia, lo si saluta senza rimpianti.
Non vengo a chiedere indulgenza né complicità. Non vi calcolo e non vi chiedo di calcolarmi. Siamo pari, e già questo è un lusso in un’epoca in cui tutti pretendono di mettere il naso nella vita altrui in nome di una presunta democrazia, che diventa presto un tribunale di condominio.
La mia vita non è la vostra democrazia. Voi non siete la mia Costituzione. Non siete chiamati a legiferare su ciò che faccio, penso o taccio. Imparate una volta per tutte a starvene al vostro posto, che è già un compito difficile.
Perché, mi chiedo, vi viene così difficile l’arte più semplice: quella di lasciar vivere?
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 14 settembre 2025
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