La Straface e il gioco degli specchi: quando a gridare “Cetto!” è chi ha il salotto pieno di Cetti

La Straface e il gioco degli specchi: quando a gridare “Cetto!” è chi ha il salotto pieno di Cetti

L'Editoriale di Luigi Palamara


Ah, la politica calabrese, quel teatro dove gli attori recitano copioni scritti da dilettanti e credono di essere alla Scala di Milano. Ora, sul palco, si presenta la signora Straface che, con l’indice puntato e il tono di chi ha scoperto la corruzione del mondo, accusa Pasquale Tridico di essere il novello Cetto La Qualunque. Promesse gonfie, roboanti, irrealizzabili: 10mila giovani assunti in 100 giorni, poli tecnologici a grappolo, ospedali come noccioline, redditi per tutti.

E qui, sia chiaro, non è che ci sia da stappare lo champagne per la concretezza programmatica. Ma il problema non è Tridico: è l’uso meschino, il dileggio personale, la caricatura spicciola, fatta da chi — ironia della sorte — siede accanto a una processione di Cetti veri, autentici, doc.

Perché, cara Straface, se il parametro è “chi promette la luna senza avere neppure una candela”, allora conviene guardarsi attorno. Tra i tuoi alleati la fauna è variopinta: c’è chi promette mari di lavoro e poi si dimentica perfino dov’è l’ufficio di collocamento; chi annuncia rivoluzioni sanitarie e poi non trova neppure il cerotto per un pronto soccorso; chi invoca grandi opere come il Ponte, ma intanto non riesce a tappare le buche davanti a casa. E allora, in questo carosello, chi è il vero Cetto?

Il paragone con Antonio Albanese, poi, regge fino a un certo punto. Cetto era un personaggio surreale, una parodia feroce, un clown che sapeva di esserlo. I nostri Cetti in carne e ossa, invece, hanno la sfrontatezza di presentarsi come statisti, di giurare di avere un piano e di vendere al popolo sogni al prezzo del sangue.

Personalmente liquido l’operazione con una frase secca:Chi ha la casa di vetro non scagli pietre”. E aggiungo che l’insulto meschino è l’arma dei deboli, di chi non ha argomenti ma solo furbizie da cortile.

Alla fine, la Straface può anche gridare al Tridico-La Qualunque, può anche evocare i pesci spada che tornano sulle coste. Ma il rischio, altissimo, è che i pesci, nauseati da tanto chiacchiericcio, decidano di non tornare affatto. Perché, a ben guardare, il mare politico calabrese è già abbastanza affollato di pescecani e di squali travestiti da salvatori.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 25 settembre 2025

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Il Comunicato stampa di Pasqualina:

Straface: è Tridico La Qualunque, torneranno i pesci spada sulla costa


“È un Tridico letteralmente fuori controllo quello che sta andando in scena nelle ultime ore in Calabria. In un delirio crescente, a pochi giorni dal voto, sta sganciando una raffica di promesse roboanti e assolutamente irrealizzabili: “Nei primi 100 giorni assumeremo 10mila giovani under 40; promuoveremo la nascita di 4 poli tecnologici dove assumeremo 1.000 giovani laureati; con i soldi del Ponte costruiremo 30 ospedali pubblici” e poi, l’eterno sogno del reddito di dignità per tutti.
Durante questa macchiettistica campagna elettorale Tridico le sta sparando talmente grosse, in un vorticoso crescendo di perdita di immagine e di credibilità, che difficilmente potrà tornare come se nulla fosse e con la giusta serenità a insegnare all’università.
Alla fine Cetto La Qualunque, il personaggio di Antonio Albanese che faceva promesse elettorali mirabolanti, sembrerà un morigerato realista. “Non ci saranno più bollette del gas - diceva Cetto -, e aggiungo della luce, toglieremo la tassa sulla spazzatura, il bollo e l’assicurazione, daremo mille euro a persona, anzi duemila, e imbianchiamo la casa di tutti gratis, ma soprattutto, toneranno anche i pesci spada sulla costa”.
Possiamo dire che a distanza di qualche anno Tridico La Qualunque ha superato Cetto”.

Così Pasqualina Straface, consigliere regionale di Forza Italia.

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