La vera consegna di Maria: meno lamenti, più responsabilità

La vera consegna di Maria: meno lamenti, più responsabilità

L'Editoriale di Luigi Palamara


Pace e bene”, dicono i frati cappuccini consegnando le effigi della Madonna della Consolazione. Non è soltanto un rito, spiegano: è un incontro. Incontro tra il nuovo che Maria porta — Gesù — e il vecchio che siamo noi, appesantiti da fragilità e debolezze. Maria come novità, noi come Elisabetta: bisognosi di speranza, di luce, di un soffio che ci renda capaci di rialzarci.

Il vescovo lo ripete con chiarezza: prima di parlare di pace in Medio Oriente, impariamo a costruirla a casa nostra. La pace non è un’idea astratta, non è un volo retorico, ma un gesto quotidiano. E qui sta il primo nodo: siamo capaci di guardare negli occhi Maria, ma non di guardare negli occhi il nostro vicino senza ostilità.

“Disinnescare”: il Papa, Leone XIV, ha usato questa parola. Disinnescare l’odio, il rancore, l’aggressività. Non con le armi, ma con il linguaggio. E invece, nelle nostre case, nei bar, sui social, nei giochi dei nostri ragazzi, tutto insegna all’opposto: competizione, violenza, sopraffazione. Parliamo di pace, ma seminiamo ostilità. E allora la consegna vera che Maria ci affida è questa: cambiare il linguaggio, cambiare i gesti, cambiare il cuore.

Poi c’è la città. E qui il discorso diventa politico, civile, concreto. Non basta inginocchiarsi davanti alla Madonna: occorre sporcarsi le mani per la propria comunità. Non lamentarsi soltanto, ma partecipare. Il vescovo lo dice senza giri di parole: il cristiano che rifiuta di votare non è impegnato. E aggiunge: basta lamenti, serve autocritica. Vuoi una città più pulita? Non buttare la carta a terra, anzi raccoglila. Vuoi una comunità migliore? Contribuisci, anche nel piccolo. Non è un discorso da oratorio: è Vangelo applicato alla vita quotidiana.

E allora sì, Maria diventa davvero novità se ci scuote dalla nostra pigrizia, se ci ricorda che la pace non si costruisce nelle piazze solo gridando “Viva Maria!”, ma nei gesti minimi che fanno di una città una comunità viva. Altrimenti la devozione diventa evasione, rifugio per anime stanche che preferiscono il quadro della Madonna della Consolazione alla responsabilità.

Pace e bene” non sia uno slogan. Sia il principio di un cammino. La Madonna non consegna solo un quadro: consegna Gesù, che significa “Dio salva”. Ma salva davvero solo se noi ci lasciamo salvare dalla tentazione del lamento, dell’odio, dell’indifferenza.

La vera consegna, allora, è questa: meno lamenti, più responsabilità.

Luigi Palamara

Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 13 settembre 2025

#processione #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara

@luigi.palamara La vera consegna di Maria: meno lamenti, più responsabilità L'Editoriale di Luigi Palamara “Pace e bene”, dicono i frati cappuccini consegnando le effigi della Madonna della Consolazione. Non è soltanto un rito, spiegano: è un incontro. Incontro tra il nuovo che Maria porta — Gesù — e il vecchio che siamo noi, appesantiti da fragilità e debolezze. Maria come novità, noi come Elisabetta: bisognosi di speranza, di luce, di un soffio che ci renda capaci di rialzarci. Il vescovo lo ripete con chiarezza: prima di parlare di pace in Medio Oriente, impariamo a costruirla a casa nostra. La pace non è un’idea astratta, non è un volo retorico, ma un gesto quotidiano. E qui sta il primo nodo: siamo capaci di guardare negli occhi Maria, ma non di guardare negli occhi il nostro vicino senza ostilità. “Disinnescare”: il Papa, Leone XIV, ha usato questa parola. Disinnescare l’odio, il rancore, l’aggressività. Non con le armi, ma con il linguaggio. E invece, nelle nostre case, nei bar, sui social, nei giochi dei nostri ragazzi, tutto insegna all’opposto: competizione, violenza, sopraffazione. Parliamo di pace, ma seminiamo ostilità. E allora la consegna vera che Maria ci affida è questa: cambiare il linguaggio, cambiare i gesti, cambiare il cuore. Poi c’è la città. E qui il discorso diventa politico, civile, concreto. Non basta inginocchiarsi davanti alla Madonna: occorre sporcarsi le mani per la propria comunità. Non lamentarsi soltanto, ma partecipare. Il vescovo lo dice senza giri di parole: il cristiano che rifiuta di votare non è impegnato. E aggiunge: basta lamenti, serve autocritica. Vuoi una città più pulita? Non buttare la carta a terra, anzi raccoglila. Vuoi una comunità migliore? Contribuisci, anche nel piccolo. Non è un discorso da oratorio: è Vangelo applicato alla vita quotidiana. E allora sì, Maria diventa davvero novità se ci scuote dalla nostra pigrizia, se ci ricorda che la pace non si costruisce nelle piazze solo gridando “Viva Maria!”, ma nei gesti minimi che fanno di una città una comunità viva. Altrimenti la devozione diventa evasione, rifugio per anime stanche che preferiscono il quadro della Madonna della Consolazione alla responsabilità. “Pace e bene” non sia uno slogan. Sia il principio di un cammino. La Madonna non consegna solo un quadro: consegna Gesù, che significa “Dio salva”. Ma salva davvero solo se noi ci lasciamo salvare dalla tentazione del lamento, dell’odio, dell’indifferenza. La vera consegna, allora, è questa: meno lamenti, più responsabilità. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 13 settembre 2025 #processione #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale Luigi Palamara

Commenti

  1. Non riesco a capire come il :NON FARE AGLI ALTRI QUELLOCHENONVORRESTIFOSSEFATTOATE NON LO DICE NESSUNO! Sarebbe ìl primo comandamento per vivere respon̈sabilmente

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