Reggio Calabria e il suo cuore: la Madonna della Consolazione.

La Madonna della Consolazione: fede e destino di un popolo
Reggio Calabria e il suo cuore: la Madonna della Consolazione.

L'Editoriale di Luigi Palamara

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C’è un filo che unisce la città di Reggio Calabria ai secoli, e corre lungo le strade assolate ogni settembre: la processione della Madonna della Consolazione. Un rito antico, che non è folclore e non è turismo religioso, ma un esercizio di appartenenza, di identità. Potrei dire — con il cinismo di chi osserva da lontano — che si tratta di un copione ripetuto ogni anno. Ma chi c’era oggi lo sa: nessun copione resiste alla vita che pulsa negli occhi della gente.

Ho visto padri con i figli sulle spalle, madri che stringevano i piccoli al petto, come a consegnarli a una protezione più grande di loro. Ho visto una donna sistemare la divisa di portatore sul corpo gracile del figlio: un gesto che è insieme amore materno e investitura sacra, passaggio di testimone in un rito che non morirà. È in questi frammenti che la religione popolare si fa racconto collettivo, più vero di qualsiasi omelia.

Oggi a Reggio la preghiera era la colonna sonora di un popolo. Le voci salivano, i tamburi battevano, e tra il profumo di sudore e di devozione — così umani, così reali — si insinuava la certezza che l’anima non è una parola astratta, ma qualcosa che vibra nel cuore quando lo si apre. Ecco perché la Madonna della Consolazione consola davvero: perché restituisce luce a chi la invoca, bellezza a chi si sente ferito.

C’è un aspetto che mi ha colpito, e che voglio dire: noi italiani e in particolare noi calabresi spesso ci dimentichiamo chi siamo. Ci raccontiamo moderni, progressisti, emancipati, eppure continuiamo a camminare dietro un’icona portata a spalla. Alcuni sorrideranno di questo. Io dico che non c’è nulla di più moderno della fedeltà alle proprie radici, perché senza radici non c’è futuro.

E allora, guardando quella folla — vecchi e bambini, poveri e benestanti, devoti e curiosi, ho pensato paradossalmente alla  "solitudine dei calabresi" come destino. Oggi quella solitudine era spezzata. Oggi Reggio non era sola. Era una comunità viva, forte, capace di fermare il tempo con un sorriso.

Questo è il miracolo: non un prodigio spettacolare, ma la capacità di rendere immortale la nostra anima attraverso la preghiera. Maria Consolatrice, oggi come ieri, ci ha restituito a noi stessi.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati

Reggio Calabria, 16 settembre 2025

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@luigi.palamara La Madonna della Consolazione: fede e destino di un popolo Reggio Calabria e il suo cuore: la Madonna della Consolazione. L'Editoriale di Luigi Palamara C’è un filo che unisce la città di Reggio Calabria ai secoli, e corre lungo le strade assolate ogni settembre: la processione della Madonna della Consolazione. Un rito antico, che non è folclore e non è turismo religioso, ma un esercizio di appartenenza, di identità. Potrei dire — con il cinismo di chi osserva da lontano — che si tratta di un copione ripetuto ogni anno. Ma chi c’era oggi lo sa: nessun copione resiste alla vita che pulsa negli occhi della gente. Ho visto padri con i figli sulle spalle, madri che stringevano i piccoli al petto, come a consegnarli a una protezione più grande di loro. Ho visto una donna sistemare la divisa di portatore sul corpo gracile del figlio: un gesto che è insieme amore materno e investitura sacra, passaggio di testimone in un rito che non morirà. È in questi frammenti che la religione popolare si fa racconto collettivo, più vero di qualsiasi omelia. Oggi a Reggio la preghiera era la colonna sonora di un popolo. Le voci salivano, i tamburi battevano, e tra il profumo di sudore e di devozione — così umani, così reali — si insinuava la certezza che l’anima non è una parola astratta, ma qualcosa che vibra nel cuore quando lo si apre. Ecco perché la Madonna della Consolazione consola davvero: perché restituisce luce a chi la invoca, bellezza a chi si sente ferito. C’è un aspetto che mi ha colpito, e che voglio dire: noi italiani e in particolare noi calabresi spesso ci dimentichiamo chi siamo. Ci raccontiamo moderni, progressisti, emancipati, eppure continuiamo a camminare dietro un’icona portata a spalla. Alcuni sorrideranno di questo. Io dico che non c’è nulla di più moderno della fedeltà alle proprie radici, perché senza radici non c’è futuro. E allora, guardando quella folla — vecchi e bambini, poveri e benestanti, devoti e curiosi, ho pensato paradossalmente alla "solitudine dei calabresi" come destino. Oggi quella solitudine era spezzata. Oggi Reggio non era sola. Era una comunità viva, forte, capace di fermare il tempo con un sorriso. Questo è il miracolo: non un prodigio spettacolare, ma la capacità di rendere immortale la nostra anima attraverso la preghiera. Maria Consolatrice, oggi come ieri, ci ha restituito a noi stessi. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria, 16 settembre 2025 #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #processione #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara La Madonna della Consolazione: fede e destino di un popolo Reggio Calabria e il suo cuore: la Madonna della Consolazione. L'Editoriale di Luigi Palamara C’è un filo che unisce la città di Reggio Calabria ai secoli, e corre lungo le strade assolate ogni settembre: la processione della Madonna della Consolazione. Un rito antico, che non è folclore e non è turismo religioso, ma un esercizio di appartenenza, di identità. Potrei dire — con il cinismo di chi osserva da lontano — che si tratta di un copione ripetuto ogni anno. Ma chi c’era oggi lo sa: nessun copione resiste alla vita che pulsa negli occhi della gente. Ho visto padri con i figli sulle spalle, madri che stringevano i piccoli al petto, come a consegnarli a una protezione più grande di loro. Ho visto una donna sistemare la divisa di portatore sul corpo gracile del figlio: un gesto che è insieme amore materno e investitura sacra, passaggio di testimone in un rito che non morirà. È in questi frammenti che la religione popolare si fa racconto collettivo, più vero di qualsiasi omelia. Oggi a Reggio la preghiera era la colonna sonora di un popolo. Le voci salivano, i tamburi battevano, e tra il profumo di sudore e di devozione — così umani, così reali — si insinuava la certezza che l’anima non è una parola astratta, ma qualcosa che vibra nel cuore quando lo si apre. Ecco perché la Madonna della Consolazione consola davvero: perché restituisce luce a chi la invoca, bellezza a chi si sente ferito. C’è un aspetto che mi ha colpito, e che voglio dire: noi italiani e in particolare noi calabresi spesso ci dimentichiamo chi siamo. Ci raccontiamo moderni, progressisti, emancipati, eppure continuiamo a camminare dietro un’icona portata a spalla. Alcuni sorrideranno di questo. Io dico che non c’è nulla di più moderno della fedeltà alle proprie radici, perché senza radici non c’è futuro. E allora, guardando quella folla — vecchi e bambini, poveri e benestanti, devoti e curiosi, ho pensato paradossalmente alla "solitudine dei calabresi" come destino. Oggi quella solitudine era spezzata. Oggi Reggio non era sola. Era una comunità viva, forte, capace di fermare il tempo con un sorriso. Questo è il miracolo: non un prodigio spettacolare, ma la capacità di rendere immortale la nostra anima attraverso la preghiera. Maria Consolatrice, oggi come ieri, ci ha restituito a noi stessi. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria, 16 settembre 2025 #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #processione #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale Luigi Palamara
@luigi.palamara La Madonna della Consolazione: fede e destino di un popolo Reggio Calabria e il suo cuore: la Madonna della Consolazione. L'Editoriale di Luigi Palamara C’è un filo che unisce la città di Reggio Calabria ai secoli, e corre lungo le strade assolate ogni settembre: la processione della Madonna della Consolazione. Un rito antico, che non è folclore e non è turismo religioso, ma un esercizio di appartenenza, di identità. Potrei dire — con il cinismo di chi osserva da lontano — che si tratta di un copione ripetuto ogni anno. Ma chi c’era oggi lo sa: nessun copione resiste alla vita che pulsa negli occhi della gente. Ho visto padri con i figli sulle spalle, madri che stringevano i piccoli al petto, come a consegnarli a una protezione più grande di loro. Ho visto una donna sistemare la divisa di portatore sul corpo gracile del figlio: un gesto che è insieme amore materno e investitura sacra, passaggio di testimone in un rito che non morirà. È in questi frammenti che la religione popolare si fa racconto collettivo, più vero di qualsiasi omelia. Oggi a Reggio la preghiera era la colonna sonora di un popolo. Le voci salivano, i tamburi battevano, e tra il profumo di sudore e di devozione — così umani, così reali — si insinuava la certezza che l’anima non è una parola astratta, ma qualcosa che vibra nel cuore quando lo si apre. Ecco perché la Madonna della Consolazione consola davvero: perché restituisce luce a chi la invoca, bellezza a chi si sente ferito. C’è un aspetto che mi ha colpito, e che voglio dire: noi italiani e in particolare noi calabresi spesso ci dimentichiamo chi siamo. Ci raccontiamo moderni, progressisti, emancipati, eppure continuiamo a camminare dietro un’icona portata a spalla. Alcuni sorrideranno di questo. Io dico che non c’è nulla di più moderno della fedeltà alle proprie radici, perché senza radici non c’è futuro. E allora, guardando quella folla — vecchi e bambini, poveri e benestanti, devoti e curiosi, ho pensato paradossalmente alla "solitudine dei calabresi" come destino. Oggi quella solitudine era spezzata. Oggi Reggio non era sola. Era una comunità viva, forte, capace di fermare il tempo con un sorriso. Questo è il miracolo: non un prodigio spettacolare, ma la capacità di rendere immortale la nostra anima attraverso la preghiera. Maria Consolatrice, oggi come ieri, ci ha restituito a noi stessi. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria, 16 settembre 2025 #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #processione #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara La Madonna della Consolazione: fede e destino di un popolo Reggio Calabria e il suo cuore: la Madonna della Consolazione. L'Editoriale di Luigi Palamara C’è un filo che unisce la città di Reggio Calabria ai secoli, e corre lungo le strade assolate ogni settembre: la processione della Madonna della Consolazione. Un rito antico, che non è folclore e non è turismo religioso, ma un esercizio di appartenenza, di identità. Potrei dire — con il cinismo di chi osserva da lontano — che si tratta di un copione ripetuto ogni anno. Ma chi c’era oggi lo sa: nessun copione resiste alla vita che pulsa negli occhi della gente. Ho visto padri con i figli sulle spalle, madri che stringevano i piccoli al petto, come a consegnarli a una protezione più grande di loro. Ho visto una donna sistemare la divisa di portatore sul corpo gracile del figlio: un gesto che è insieme amore materno e investitura sacra, passaggio di testimone in un rito che non morirà. È in questi frammenti che la religione popolare si fa racconto collettivo, più vero di qualsiasi omelia. Oggi a Reggio la preghiera era la colonna sonora di un popolo. Le voci salivano, i tamburi battevano, e tra il profumo di sudore e di devozione — così umani, così reali — si insinuava la certezza che l’anima non è una parola astratta, ma qualcosa che vibra nel cuore quando lo si apre. Ecco perché la Madonna della Consolazione consola davvero: perché restituisce luce a chi la invoca, bellezza a chi si sente ferito. C’è un aspetto che mi ha colpito, e che voglio dire: noi italiani e in particolare noi calabresi spesso ci dimentichiamo chi siamo. Ci raccontiamo moderni, progressisti, emancipati, eppure continuiamo a camminare dietro un’icona portata a spalla. Alcuni sorrideranno di questo. Io dico che non c’è nulla di più moderno della fedeltà alle proprie radici, perché senza radici non c’è futuro. E allora, guardando quella folla — vecchi e bambini, poveri e benestanti, devoti e curiosi, ho pensato paradossalmente alla "solitudine dei calabresi" come destino. Oggi quella solitudine era spezzata. Oggi Reggio non era sola. Era una comunità viva, forte, capace di fermare il tempo con un sorriso. Questo è il miracolo: non un prodigio spettacolare, ma la capacità di rendere immortale la nostra anima attraverso la preghiera. Maria Consolatrice, oggi come ieri, ci ha restituito a noi stessi. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria, 16 settembre 2025 #madonnadellaconsolazione #reggiocalabria #processione #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
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