Sanità calabrese: la fabbrica dei voti e dei dolori
L'Editoriale di Luigi Palamara
Quattro anni. Tanto è passato da quando Roberto Occhiuto è diventato commissario della sanità calabrese. Commissario di tutto, a parole. Ma nei fatti? L’emigrazione sanitaria — quella processione quotidiana di malati costretti a prendere treni e aerei per curarsi altrove — non solo non si è fermata. È aumentata.
E allora bisogna dirlo senza ipocrisie: il problema non è solo Occhiuto. È la politica che ha trasformato la sanità in una mangiatoia elettorale. In Calabria, molti medici siedono nei consigli regionali. Decidono bilanci, nomine, strategie. E intanto — meraviglia delle meraviglie — gestiscono cliniche private o studi professionali dove dirottano i pazienti. Così la sanità pubblica diventa un bancomat. E i soldi si prelevano non dalle casse, ma dalla pelle della gente che soffre.
Funziona così: liste d’attesa infinite, mesi per una visita, anni per un esame. E chi non può aspettare? Paga. Paga caro. E il dottore-consigliere si sfrega le mani. Non è un sistema malato. È un sistema studiato. Perché la disperazione, se ben gestita, porta voti.
Ma attenzione: non per tutti. Ci sono categorie di cittadini che ottengono tutto in fretta e gratis. Esami immediati, interventi senza ostacoli. Privilegi che puzzano di corsie preferenziali, di telefonate giuste al momento giusto. E la maggioranza, quella che non conta, resta fuori a marcire.
È questa la Calabria di oggi. Una terra dove la salute non è un diritto, ma una concessione. Dove curarsi non dipende dalla malattia, ma dal portafoglio, dalla tessera, dalla conoscenza. E intanto i commissari si succedono, i politici parlano di “riforme”, i medici-politici fanno i martiri della trincea, e il malato resta solo.
“È la solita Italia, con il vizio di trasformare i servizi in clientele”. “È una vergogna!”. Io dico che qui non si tratta più di scandali, ma di un delitto. Perché negare la cura è negare la vita. E chi usa la vita come merce di scambio, non è un politico. È un boia in camice bianco.
Luigi Palamara
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Reggio Calabria 23 settembre 2025
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