Un cappellino, una promessa, un ritorno
L'Editoriale di Luigi Palamara
Un’immagine che colpisce più di mille comizi, più di un manifesto elettorale: un cappellino. Un gesto semplice, infantile persino, che riporta alla spensieratezza di quando si era bambini. Quel gesto, compiuto da Franco Sarica, candidato alle prossime elezioni regionali in Calabria, non è soltanto un vezzo. È la metafora di una promessa mantenuta.
Sarica, ginecologo stimato e politico che si muove con discreta raffinatezza, non si presenta da solo. Al suo fianco c’è un nome che in Calabria evoca passione, divisioni, applausi e condanne: Peppe Scopelliti. L’uomo che ha segnato la storia recente di Reggio Calabria e della regione intera.
Diciamolo chiaramente: Scopelliti ha commesso errori, e la giustizia lo ha fermato. Lo ha condannato, e lui la condanna l’ha scontata. Con dignità, senza sottrarsi. Questo, in un Paese dove i furbi abbondano e i colpevoli si fingono martiri, non è poco. E oggi torna. Non come un reduce che si trascina dietro le macerie, ma come un uomo che ancora suscita rispetto e simpatia. Perché il valore di una persona non si misura solo con le sentenze, ma con la memoria collettiva, con quello che ha saputo dare a una comunità.
E allora quel cappellino della Reggina non è solo un ricordo sportivo. È una bandiera. È la dichiarazione che la politica può ancora essere casa, squadra, appartenenza. In un tempo in cui i partiti sembrano comitati d’affari e i politici venditori di fumo, ritrovarsi intorno a un simbolo semplice e popolare è già un atto di resistenza.
Sarica rappresenta una ripartenza. Scopelliti un ritorno. Due percorsi che si intrecciano, non per nostalgia ma per costruire un futuro che non rinneghi il passato. La politica, se vuole davvero contare, non deve soltanto amministrare: deve unire, deve dare felicità. Non quella finta delle promesse da campagna elettorale, ma quella autentica che si prova nello stare insieme, nel riconoscersi parte di qualcosa che resiste alle sconfitte e perfino alle condanne.
Un cappellino, dunque. Un gesto leggero che diventa pesante come un macigno. Perché ricorda che la politica, se non sa restituire un briciolo di felicità alla gente, non serve a nulla.
Grazie per il cappellino e Forza Reggina.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 23 settembre 2025
#francosarica
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@luigi.palamara Un cappellino, una promessa, un ritorno L'Editoriale di Luigi Palamara Un’immagine che colpisce più di mille comizi, più di un manifesto elettorale: un cappellino. Un gesto semplice, infantile persino, che riporta alla spensieratezza di quando si era bambini. Quel gesto, compiuto da Franco Sarica, candidato alle prossime elezioni regionali in Calabria, non è soltanto un vezzo. È la metafora di una promessa mantenuta. Sarica, ginecologo stimato e politico che si muove con discreta raffinatezza, non si presenta da solo. Al suo fianco c’è un nome che in Calabria evoca passione, divisioni, applausi e condanne: Peppe Scopelliti. L’uomo che ha segnato la storia recente di Reggio Calabria e della regione intera. Diciamolo chiaramente: Scopelliti ha commesso errori, e la giustizia lo ha fermato. Lo ha condannato, e lui la condanna l’ha scontata. Con dignità, senza sottrarsi. Questo, in un Paese dove i furbi abbondano e i colpevoli si fingono martiri, non è poco. E oggi torna. Non come un reduce che si trascina dietro le macerie, ma come un uomo che ancora suscita rispetto e simpatia. Perché il valore di una persona non si misura solo con le sentenze, ma con la memoria collettiva, con quello che ha saputo dare a una comunità. E allora quel cappellino della Reggina non è solo un ricordo sportivo. È una bandiera. È la dichiarazione che la politica può ancora essere casa, squadra, appartenenza. In un tempo in cui i partiti sembrano comitati d’affari e i politici venditori di fumo, ritrovarsi intorno a un simbolo semplice e popolare è già un atto di resistenza. Sarica rappresenta una ripartenza. Scopelliti un ritorno. Due percorsi che si intrecciano, non per nostalgia ma per costruire un futuro che non rinneghi il passato. La politica, se vuole davvero contare, non deve soltanto amministrare: deve unire, deve dare felicità. Non quella finta delle promesse da campagna elettorale, ma quella autentica che si prova nello stare insieme, nel riconoscersi parte di qualcosa che resiste alle sconfitte e perfino alle condanne. Un cappellino, dunque. Un gesto leggero che diventa pesante come un macigno. Perché ricorda che la politica, se non sa restituire un briciolo di felicità alla gente, non serve a nulla. Grazie per il cappellino e Forza Reggina. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 23 settembre 2025 #francosarica #peppescopelliti #reggina #reggiocalabria #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
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