Aspromonte, dove l’anima non muore
L'Editoriale di Luigi Palamara
Non sono triste. Eppure mi mancate. È una mancanza che non pesa come una pietra, ma come un silenzio. Un vuoto che a volte sprofonda e inghiotte, e allora crollo. Poi mi rialzo, mi aggrappo a quei ricordi che ancora tengono accesa la lanterna della mia vita.
Tu, papà — Peppino.
Tu, mamma — Angelina.
Vi rivedo tra i profumi dell’Aspromonte, là dove la terra non perdona ma sa abbracciare.
Roccaforte del Greco.
Un nome che è già destino: fortezza e radice. Luogo dove la lingua si piega all’antico e la montagna si fa madre, dura e misericordiosa. Non c’è altra bellezza che regga il confronto. Perché l’Aspromonte non è solo un paesaggio: è una promessa che non si spegne, una malinconia che non concede oblio.
Ogni volta che lo penso, lo rivedo vivo: i profumi dell’erba arsa dal sole, la luce che taglia i sassi come un coltello, le forme scabre e perfette di una natura che non chiede di piacere, ma di essere amata.
E in ogni pietra, in ogni ombra, c’è un frammento di voi.
Un muretto dove ci si sedeva a guardare il tramonto.
Un albero che custodiva il primo amore.
Una sera d’estate in cui bastava esserci, insieme, senza domande e senza rumore.
Oggi, in un tempo che consuma tutto, l’Aspromonte resta il mio altare laico. Non lo si dimentica, come non si dimentica la voce dei propri genitori o il suono di una lingua perduta.
Lì ho imparato che la bellezza non sta nelle cose che cambiano, ma in quelle che restano.
E ciò che resta, alla fine, siete voi.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Abstract da Il Castello dei sogni incantati di Luigi Palamara
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@luigi.palamara Aspromonte, dove l’anima non muore L'Editoriale di Luigi Palamara Non sono triste. Eppure mi mancate. È una mancanza che non pesa come una pietra, ma come un silenzio. Un vuoto che a volte sprofonda e inghiotte, e allora crollo. Poi mi rialzo, mi aggrappo a quei ricordi che ancora tengono accesa la lanterna della mia vita. Tu, papà — Peppino. Tu, mamma — Angelina. Vi rivedo tra i profumi dell’Aspromonte, là dove la terra non perdona ma sa abbracciare. Roccaforte del Greco. Un nome che è già destino: fortezza e radice. Luogo dove la lingua si piega all’antico e la montagna si fa madre, dura e misericordiosa. Non c’è altra bellezza che regga il confronto. Perché l’Aspromonte non è solo un paesaggio: è una promessa che non si spegne, una malinconia che non concede oblio. Ogni volta che lo penso, lo rivedo vivo: i profumi dell’erba arsa dal sole, la luce che taglia i sassi come un coltello, le forme scabre e perfette di una natura che non chiede di piacere, ma di essere amata. E in ogni pietra, in ogni ombra, c’è un frammento di voi. Un muretto dove ci si sedeva a guardare il tramonto. Un albero che custodiva il primo amore. Una sera d’estate in cui bastava esserci, insieme, senza domande e senza rumore. Oggi, in un tempo che consuma tutto, l’Aspromonte resta il mio altare laico. Non lo si dimentica, come non si dimentica la voce dei propri genitori o il suono di una lingua perduta. Lì ho imparato che la bellezza non sta nelle cose che cambiano, ma in quelle che restano. E ciò che resta, alla fine, siete voi. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Abstract da Il Castello dei sogni incantati di Luigi Palamara #roccafortedelgreco #aspromonte #editoriale #luigipalamara #genitori ♬ suono originale - Luigi Palamara
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