Calabria. L’usato sicuro e l’occasione mancata
L'Editoriale di Luigi Palamara
Una frase da sola spiega tutto ciò che è accaduto in Calabria: «I calabresi hanno scelto l’usato sicuro».
Non è soltanto una constatazione statistica, è una radiografia antropologica. La Calabria, terra antica e diffidente, ha guardato il nuovo e ha preferito il conosciuto. Ha scrutato il cambiamento e, come spesso accade da queste parti, ha deciso che il rischio non valeva la candela. Così Roberto Occhiuto, con il suo 57,26% dei consensi, ha battuto il suo sfidante Pasquale Tridico, fermo al 41,73%, riconfermando se stesso e un modello di governo che non entusiasma, ma rassicura.
Ecco il punto: rassicurare è la nuova forma di vincere.
Nell’Italia delle incertezze, chi riesce a sembrare solido diventa vincente. Non importa se la solidità sia reale o solo percepita. E Occhiuto, politico navigato, lo sa bene: ha incarnato l’immagine dell’amministratore pragmatico, senza scosse né rivoluzioni, capace di far funzionare la macchina più per inerzia che per slancio.
Il centrosinistra, con Tridico in testa, ha invece giocato la carta del risveglio civile, del riscatto morale. Ma la Calabria, si sa, non si risveglia per slogan. Si sveglia per convenienza, o per amore. E di amore, questa volta, ne ha visto poco.
Nel nuovo Consiglio regionale la geografia è chiara:
il centrodestra fa man bassa con 20 seggi, lasciando al centrosinistra 9, più quello di diritto per Tridico.
Il quadro è netto, matematico, quasi chirurgico: la macchina del potere resta saldamente in mano a chi già la guidava.
Forza Italia, rinvigorita dalla spinta del suo regista regionale Francesco Cannizzaro, torna ad essere la spina dorsale del governo calabrese.
A Reggio, in particolare, è un trionfo azzurro: 65,53% dei voti.
Salvatore Cirillo e Mimmo Giannetta fanno incetta di preferenze e trascinano il partito al primo posto.
Seguono Lega, Fratelli d’Italia, Occhiuto Presidente e Noi Moderati: un mosaico di sigle che, insieme, compongono la solita alleanza vincente, dove le differenze si smussano in nome della sopravvivenza comune.
Il centrosinistra, invece, raccoglie ciò che può.
Il Partito Democratico salva la faccia a Reggio Calabria con due seggi pesanti: Peppe Ranuccio e Giuseppe Falcomatà, entrambi eletti. Una vittoria parziale, quasi simbolica, che nasconde un conflitto interno ancora aperto.
Ranuccio e Falcomatà rappresentano due anime diverse di un partito che non sa più quale strada prendere: quella del pragmatismo o quella dell’orgoglio civico.
La Calabria, ancora una volta, ha scelto il “meno peggio”, non per convinzione ma per abitudine.
E avrebbe ragione.
Ma dietro questa rassegnazione c’è un popolo che non si fida più di nessuno, un popolo che vota come chi firma una cambiale al destino: per necessità, non per speranza.
E allora, questa netta affermazione del centrodestra non è solo un risultato politico, ma un sintomo sociale: la stanchezza di chi non crede più che la politica possa cambiare la vita, e preferisce chi promette di non peggiorarla.
A Reggio Calabria, laboratorio politico e cuore irrequieto della regione, si gioca già un’altra partita: quella delle comunali di primavera.
Il centrodestra parte in vantaggio, con Forza Italia primo partito cittadino (21,1%) e un’area azzurra che supera il 33% a livello provinciale.
Il centrosinistra, invece, arranca, diviso e ferito.
L’asse Irto-Falcomatà traballa, e l’eco della sconfitta regionale rischia di trasformarsi in valanga municipale.
Ma attenzione: la storia insegna che Reggio è città di ritorni inattesi. Qui la politica non muore mai, cambia maschera, si ricompone, si reinventa.
E forse, proprio da Falcomatà e Ranuccio, potrà ripartire una sinistra che abbia ancora il coraggio di parlare non ai partiti, ma alle persone.
Alla fine, resta una sensazione amara e lucida insieme: la Calabria ha scelto la stabilità, ma ha rinunciato all’immaginazione.
Ha confermato chi governa, ma non ha chiesto nulla di più.
E se c’è una lezione da trarre, è questa: quando un popolo smette di pretendere, la politica smette di sognare.
“Il voto è il termometro della febbre civile di un popolo”.
E oggi la Calabria, più che febbricitante, appare semplicemente tiepida.
Luigi Palamara Tutti I diritti riservati Reggio Calabria 7 ottobre 2025
IL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA
MAGGIORANZA – CENTRODESTRA
Forza Italia
Gianluca Gallo (Cosenza – Nord)
Pasqualina Straface (Cosenza – Nord)
Elisabetta Santoianni (Cosenza – Nord)
Sergio Ferrari (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Marco Polimeni (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Salvatore Cirillo (Reggio Calabria – Sud)
Domenico Giannetta (Reggio Calabria – Sud)
Fratelli d’Italia – Giorgia Meloni
Angelo Brutto (Cosenza – Nord)
Luciana De Francesco (Cosenza – Nord)
Antonio Montuoro (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Giovanni Calabrese (Reggio Calabria – Sud)
Occhiuto Presidente
Pierluigi Caputo (Cosenza – Nord)
Rosaria Succurro (Cosenza – Nord)
Emanuele Ionà (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Giacomo Crinò (Reggio Calabria – Sud)
Lega per Salvini Calabria
Orlandino Greco (Cosenza – Nord)
Filippo Mancuso (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Giuseppe Mattiani (Reggio Calabria – Sud)
Noi Moderati
Riccardo Rosa (Cosenza – Nord)
Vito Pitaro (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Presidente della Regione: Roberto Occhiuto
MINORANZA – COALIZIONE TRIDICO PRESIDENTE
Partito Democratico
Rosellina Madeo (Cosenza – Nord)
Ernesto Alecci (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Peppe Ranuccio (Reggio Calabria – Sud)
Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria – Sud)
Tridico Presidente
Ferdinando Laghi (Cosenza – Nord)
Enzo Bruno (Catanzaro/Vibo/Crotone – Centro)
Pasquale Tridico (Consigliere di diritto, candidato presidente) *
Democratici Progressisti
Francesco De Cicco (Cosenza – Nord)
Casa Riformista – Italia Viva
Filomena Greco (Cosenza – Nord)
Movimento 5 Stelle 2050
Elisa Scutellà (Cosenza – Nord)
Commenti
Posta un commento
LASCIA IL TUO COMMENTO. La tua opinione è importante.