Dal ‘terroni’ all’ovazione: la Calabria e Reggio Calabria in ginocchio davanti alla Lega di Matteo Salvini.
Dal ‘terroni’ all’ovazione: la Calabria e Reggio Calabria in ginocchio davanti alla Lega di Matteo Salvini.
L'Editoriale di Luigi Palamara
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È un paradosso, quasi un ossimoro storico, quello che si è consumato il 3 ottobre 2025 a Piazza De Nava. La Lega – il partito che per decenni chiamava i meridionali “terroni” con disprezzo e con supponenza – oggi riempie le piazze della Calabria come una rock band in tournée. Mille persone, dice la cronaca. Una folla che in questa terra non si raduna più nemmeno per i funerali dei notabili di una volta.
E allora bisogna chiedersi: cosa è cambiato? Sono cambiati i calabresi, oppure è cambiata la Lega? Forse nessuna delle due. La verità, nuda e cruda, è che la gente non ha più memoria e ancor meno pudore. Il Sud – che di dignità avrebbe dovuto campare – oggi si entusiasma ai comizi di chi un tempo lo considerava zavorra. È la rivincita della retorica sulla storia, del marketing sulla sostanza.
Sul palco, lo spettacolo è quello consueto. Il copione della Lega non varia: gli immigrati come nemico, l’orgoglio nazionale come collante, il Ponte sullo Stretto come promessa salvifica. Vannacci, con il suo repertorio militaresco, scalda gli animi. Salvini, più navigato, trasforma i fischi dei contestatori in benzina per il proprio motore. Non è mai un caso: lui sa che il dissenso, se ben maneggiato, diventa claque al contrario.
Durigon fa da cerimoniere, ringrazia Scopelliti e lancia Franco Sarica, accolto da una standing ovation.
Poi arriva il leader. Salvini promette punizioni agli scioperanti, rivendica i meriti della Lega in Calabria – quasi che i calabresi non abbiano memoria di ciò che è stato detto su di loro da quel partito – e soprattutto ribadisce: il Ponte si farà. È la sua eterna ancora, il suo eterno specchietto per le allodole.
Infine, quasi con candore, Salvini ricorda il suo processo in Cassazione. E qui la piazza applaude ancora. Una volta, il Sud detestava i potenti sotto processo. Oggi li santifica. Si applaude nonostante, o forse proprio per questo.
Il 7 ottobre sapremo se la Calabria si consegnerà anche formalmente alla Lega. Se accadrà, sarà la prova definitiva che in politica il tempo è più forte della memoria. E che gli insulti, se ben invecchiati, diventano carezze.
Ma attenzione: non c’è nulla di “bello” in questa giravolta storica. È solo la dimostrazione che la politica è il più spietato dei teatri. E il pubblico, in fondo, vuole solo spettacolo. Anche a costo di applaudire chi ieri lo derideva.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 3 ottobre 2025
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@luigi.palamara Dal ‘terroni’ all’ovazione: la Calabria e Reggio Calabria in ginocchio davanti alla Lega di Matteo Salvini. L'Editoriale di Luigi Palamara È un paradosso, quasi un ossimoro storico, quello che si è consumato il 3 ottobre 2025 a Piazza De Nava. La Lega – il partito che per decenni chiamava i meridionali “terroni” con disprezzo e con supponenza – oggi riempie le piazze della Calabria come una rock band in tournée. Mille persone, dice la cronaca. Una folla che in questa terra non si raduna più nemmeno per i funerali dei notabili di una volta. E allora bisogna chiedersi: cosa è cambiato? Sono cambiati i calabresi, oppure è cambiata la Lega? Forse nessuna delle due. La verità, nuda e cruda, è che la gente non ha più memoria e ancor meno pudore. Il Sud – che di dignità avrebbe dovuto campare – oggi si entusiasma ai comizi di chi un tempo lo considerava zavorra. È la rivincita della retorica sulla storia, del marketing sulla sostanza. Sul palco, lo spettacolo è quello consueto. Il copione della Lega non varia: gli immigrati come nemico, l’orgoglio nazionale come collante, il Ponte sullo Stretto come promessa salvifica. Vannacci, con il suo repertorio militaresco, scalda gli animi. Salvini, più navigato, trasforma i fischi dei contestatori in benzina per il proprio motore. Non è mai un caso: lui sa che il dissenso, se ben maneggiato, diventa claque al contrario. Durigon fa da cerimoniere, ringrazia Scopelliti e lancia Franco Sarica, accolto da una standing ovation. Poi arriva il leader. Salvini promette punizioni agli scioperanti, rivendica i meriti della Lega in Calabria – quasi che i calabresi non abbiano memoria di ciò che è stato detto su di loro da quel partito – e soprattutto ribadisce: il Ponte si farà. È la sua eterna ancora, il suo eterno specchietto per le allodole. Infine, quasi con candore, Salvini ricorda il suo processo in Cassazione. E qui la piazza applaude ancora. Una volta, il Sud detestava i potenti sotto processo. Oggi li santifica. Si applaude nonostante, o forse proprio per questo. Il 7 ottobre sapremo se la Calabria si consegnerà anche formalmente alla Lega. Se accadrà, sarà la prova definitiva che in politica il tempo è più forte della memoria. E che gli insulti, se ben invecchiati, diventano carezze. Ma attenzione: non c’è nulla di “bello” in questa giravolta storica. È solo la dimostrazione che la politica è il più spietato dei teatri. E il pubblico, in fondo, vuole solo spettacolo. Anche a costo di applaudire chi ieri lo derideva. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 3 ottobre 2025 #lega #matteosalvini #robertovannacci #claudiodurigon #reggiocalabria ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara Matteo Dalvini passeggiata sul Corso Garibaldi di Reggio Calabria 3 ottobre 3025 #matteosalvini #reggiocalabria #calabria #luigipalamara #palamaraluigi ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara Il viaggio di Matteo Salvini verso Reggio è andato tutto bene. Nessun problema. Lo sciopero non ha influito. Reggio Calabria 3 ottobre 2025 #matteosalvini #reggiocalabria ♬ suono originale - Luigi Palamara
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