Il volto scoperto della libertà

Il volto scoperto della libertà

L'Editoriale di Luigi Palamara


Ci sono gesti che non appartengono più solo a chi li compie. Appartengono al mondo, alla coscienza collettiva. Il gesto di Henda Ayari — una donna musulmana che in un programma televisivo francese si è tolta il niqab in diretta — è uno di questi. Un gesto piccolo come un respiro, ma grande come una rivoluzione.
Dieci milioni di persone l’hanno vista, e dieci milioni di sguardi si sono posati su un volto che non chiedeva di essere idolatrato, ma semplicemente riconosciuto: come volto umano, come donna libera.

Non ci si libera mai con le chiacchiere. Ci si libera con il coraggio, e il coraggio è sempre un atto solitario. Così è stato per Henda. Quel niqab non era solo un velo di stoffa: era un muro di paura, un marchio di appartenenza imposto, una cancellazione lenta dell’individuo. Toglierselo non è stato un gesto di moda o di provocazione, ma di disobbedienza civile e morale.
Un “no” che pesa come un macigno. Un “no” che dice: io non sarò più invisibile.

Eppure, in questa Europa imbellettata e pavida, che si inginocchia davanti a ogni forma di relativismo culturale, quel gesto suona come una bestemmia. Perché dire che una donna velata non è libera è diventato politicamente scorretto. Dire che il niqab è una prigione, un simbolo di sottomissione, un bavaglio imposto in nome di un dio maschio e di uomini più maschi di lui, significa esporsi all’accusa di “islamofobia”.
E allora si tace. Si abbassa lo sguardo. Si accetta la prigione, purché sia altrui.

Ma Henda no. Henda ha detto basta. Ha detto “io esisto”, e nel farlo ha mostrato ciò che l’Europa ha dimenticato: che la libertà non è una concessione, è una conquista. Che la dignità non si eredita, si afferra con le mani tremanti, magari davanti a una telecamera, magari con il cuore che batte come un tamburo di guerra.
E che, sì, la fede è una cosa intima, ma la libertà è una cosa pubblica.

“Ecco una sorella, una che non si nasconde dietro il paravento della tolleranza, ma affronta il mostro del fanatismo guardandolo negli occhi”.
“Ecco una che ha capito la differenza tra l’essere credenti e l’essere schiavi”.

Il volto scoperto di Henda Ayari non è solo il volto di una donna: è il volto dell’Occidente che tenta di ricordarsi chi è.
Perché ogni volta che una donna si libera, un pezzo della nostra civiltà rinasce.
E ogni volta che la paura la costringe di nuovo al silenzio, un pezzo dell’Europa muore.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati

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