La politica della sarda. L'Editoriale di Luigi Palamara

La politica della sarda
L'Editoriale di Luigi Palamara


C’era una volta una madre. Una di quelle donne che la fame la conoscevano davvero, non per sentito dire o per metafora. Aveva cinque figli e una sola sarda. Non un banco del pesce, non una dispensa, solo una sarda. E, con la disperazione che fa diventare l’intelligenza un’arte, la appese in alto, sul soffitto. Così nessuno poteva toccarla, ma tutti potevano sentirne il profumo.

E allora, con un tozzo di pane ‘schitto’ — cioè nudo, spoglio, senza nulla — i figli cenavano. Mangiavano la fame, ma respiravano la speranza. E in quel profumo trovavano un’illusione di sazietà.

Questa, signori miei, è la politica della sarda.
Un’arte antica quanto la fame e immortale quanto l’inganno.

I politici moderni — ma anche quelli di ieri, e forse di sempre — hanno imparato bene la lezione della madre saggia. Ti appendono una sarda al soffitto della democrazia, la fanno dondolare tra proclami e promesse, ti invitano a respirarne l’aroma. Ti dicono che il cambiamento è a un passo, che la giustizia sociale è dietro l’angolo, che il futuro brilla come un mare d’estate. E tu, popolo affamato, spezzi il tuo pane quotidiano — il voto, la fiducia, la pazienza — e lo intingi nell’aria, nella promessa, nel nulla.

Eppure ti pare quasi di saziarti.

Intanto, però, qualcuno lassù — quello che la sarda l’ha appesa — se la mangia davvero. Con calma, con metodo, con coltello e forchetta d’argento. E quando ha finito, ti guarda dall’alto e ti dice che bisogna avere fiducia, che il profumo arriverà anche a te, che è questione di tempo.

E tu ci credi. Perché l’uomo, si sa, è un animale che ha bisogno di credere, anche se crede all’odore di un pesce che non mangerà mai.

Così va il mondo, da secoli. C’è chi mangia e chi annusa.
C’è chi si sfama e chi si illude.

E la politica — quella vera, quella di palazzo — ha fatto del profumo della sarda un’arte di governo.

Finché ci sarà qualcuno disposto a respirarla, ci sarà qualcuno disposto ad appenderla.

E noi, come sempre, sotto quel soffitto, con il naso all’insù.

Luigi Palamara
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Commenti

  1. Capita, raramente, ma capita, che qualcuno convince gli annusatori che bisogna osare e ingegnarsi per portare in basso la sarda affinché possa essere mangiata assieme. Quando questo accade è la rivoluzione

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