La recita del falso e il silenzio della verità
di Luigi Palamara 
Reggio Calabria 25 ottobre 2025. , tra le mura solenni di Palazzo San Giorgio, là dove la parola “prestigio” dovrebbe pesare come una promessa di decoro, si è consumata una scena che di decoroso non aveva nulla.
Davanti a decine di persone, una donna — che chiamerò per ora con le sole iniziali, E. C. — ha deciso di inscenare la sua piccola, grottesca commedia dell’ingiustizia. Con voce tremula ma calcolata, ha sostenuto d’essere stata spinta da me. Una menzogna, nuda e cruda, recitata con la sicurezza di chi confida nella platea più che nella verità.
Non era un momento qualunque: era la celebrazione di un premio, il trionfo della fatica, del merito, del lavoro che ogni giorno richiede discrezione e pazienza. E invece, in quella manciata di minuti, si è preferito trasformare la realtà in farsa, la cortesia in clamore, la verità in sospetto.
Io non resterò spettatore di questo teatro dell’assurdo. Procederò per vie legali, e citerò a testimoni tutti coloro che hanno assistito a quella sceneggiata. Non per vendetta, ma per principio. Perché il silenzio, dinanzi alla menzogna, è complicità.
C’è un limite oltre il quale la tolleranza diventa debolezza, e l’educazione si tramuta in resa. Ho taciuto troppe volte di fronte a piccole offese, insinuazioni, atteggiamenti di “sofferenza ostentata” che, uno dopo l’altro, hanno scavato un solco d’incomprensione. Ma ora basta.
Non è solo la mia immagine ad essere stata ferita: è la mia serenità. E chi conosce il valore del lavoro, del dovere e della verità, sa che non esiste ferita più dolorosa.
È tempo di restituire alle parole il loro peso, e ai gesti la loro responsabilità.
Perché quando la menzogna diventa spettacolo, la dignità — la nostra, di tutti — diventa una forma di resistenza.
Ovviamente di quanto accaduto ho il video integrale. Meno male.
Luigi Palamara
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