La verità dà fastidio. L'Editoriale di Luigi Palamara

La verità dà fastidio
L'Editoriale di Luigi Palamara


“Opinione rispettabile ma neanche minimamente veritiera.”

Così parlò l’intellettuale da salotto, quello che scrive come se avesse sempre un bicchiere di vino e un applauso pronto sul tavolo. Il tipo che chiama opinione ciò che in realtà è una sentenza, e rispetto ciò che odora di disprezzo.

Ma non è rispetto. È ipocrisia vestita da educazione. È il vecchio vizio italiano di sputare e dire che piove.
E allora, sì, lasciatemi dire: meglio essere scomodi che essere falsi.

Perché dietro quel tono “pacato”, dietro quel sorriso da professore che ti corregge la tesi, c’è la solita superbia di chi fa l’intellettuale, non è un intellettuale.
Chi “fa” l’intellettuale recita. Si atteggia. Vive di riflesso, come la luna.
Chi “è” un intellettuale, invece, suda, scrive, si espone, e ogni tanto si scotta. Perché la verità, quella vera, non è mai elegante.

Ecco perché l’insulto mascherato da opinione è un complimento travestito.
Vuol dire che hai colpito nel segno, che hai disturbato il sonno tranquillo dei conformisti.
Vuol dire che il tuo pensiero, magari ruvido, magari imperfetto, ha acceso una miccia.
E in tempi come questi, in cui la maggior parte preferisce l’incenso al fuoco, essere fastidiosi è un onore.

“Se dai fastidio, stai lavorando bene.”
“Meglio nemico della menzogna che amico della mediocrità.”

Ecco, mi ci riconosco.
Se un’idea, una parola, un editoriale infastidisce, significa che non è inutile.
E se qualcuno si offende, è solo perché ha riconosciuto, senza volerlo, un frammento di sé in quello che hai scritto.

Funziona così, da sempre.
La verità non chiede permesso: entra, rompe i vetri, e lascia l’aria fresca.
Chi non la regge, chiama vento quello che è soltanto ossigeno.

E noi, per loro sfortuna, abbiamo imparato a respirare.

Luigi Palamara
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