L’elogio dell’ignoranza
L'Editoriale di Luigi Palamara
Ci sono fenomeni dell’ignoranza che emanano con tale evidenza da togliere ogni voglia di reagire.
Non parlo della buona ignoranza, quella umile e curiosa, che riconosce i propri limiti e ascolta.
Parlo dell’altra: quella arrogante, rumorosa, che si erge a tribunale del mondo senza sapere neppure dove stia di casa la grammatica, né tantomeno il buon senso.
Eppure eccoli lì, gli urlatori di professione.
Hanno sempre qualcosa da dire, anche quando non sanno nulla.
Gridano, pontificano, improvvisano teorie da bar come se stessero riscrivendo la storia dell’umanità tra un selfie e uno spot pubblicitario.
Oggi basta sbraitare nel modo giusto per diventare opinionisti.
Basta una connessione internet e un pubblico disposto a scambiare il rumore per pensiero.
E il pubblico, sia chiaro, ha la sua parte di colpa.
Perché questo pubblico li sceglie.
Li applaude, li segue, li imita.
E come sempre accade nelle epoche di decadenza, ogni popolo ha gli idoli che si merita.
Si nutre di chiacchiere, si disseta di stupidità.
Dalla mattina alla sera, lo spettacolo della volgarità diventa il suo pane quotidiano.
C’è poi il tipo umano del voltagabbana: il mentecatto che cambia casacca come si cambia camicia, che oggi cita Marx e domani brinda con i nazionalisti, sempre pronto a salire sul carro del vincitore.
Un trasformista per vocazione, un servo travestito da ribelle.
Di questi tempi, fa carriera più chi tradisce che chi resta fedele.
E noi?
Noi guardiamo.
Assistiamo a questo carnevale dell’ignoranza con un misto di divertimento e nausea, come se non ci riguardasse.
Ma ci riguarda eccome, perché un Paese che si abitua alla stupidità, che la applaude, che la elegge, è un Paese che si condanna da solo.
Dovremmo imparare a provare vergogna.
Vergogna di chiamare “opinione” ciò che è soltanto rumore.
Vergogna di confondere la libertà di parola con il diritto di dire scemenze.
Vergogna di assistere in silenzio mentre la cultura diventa caricatura, e la ragione, spettacolo.
Ma forse è troppo tardi.
L’ignoranza oggi non si nasconde: si esibisce, si vende, si premia.
E chi prova ancora a parlare con serietà viene zittito, deriso, o ignorato.
Eppure, un giorno, quando la polvere di tutte queste chiacchiere sarà scesa, resterà soltanto il rumore del nulla.
E allora capiremo che il vero scandalo non era l’ignoranza di chi parlava, ma l’indifferenza di chi ascoltava.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 15 ottobre 2025
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