LETTERA APERTA A MATTEO SALVINI
La guerra che Matteo fa a Matteo
L’editoriale di Luigi Palamara, un antileghista che non odia nessuno
Esiste una pace che nasce dalle armi, e una guerra che nasce dalle parole. E quella che vediamo ogni giorno, nei comunicati e nei post di Matteo Salvini, appartiene alla seconda categoria: una guerra contro se stesso.
Scrivere — o far scrivere — che “la pace a Gaza non si deve a Saviano, alla Albanese o alla Flotilla, ma alla forza del Presidente Trump” non è politica, è propaganda d’accatto. Non costruisce, distrugge. Non convince, divide. Non innalza, sprofonda.
Perché, vedi Matteo, non c’è bisogno di demolire gli altri per sentirsi alti. Non è una vetta quella che si raggiunge così, ma una buca scavata con le proprie mani. Ti guardi intorno e ti accorgi che non hai più terra sotto i piedi, solo un pubblico stanco, distratto, forse deluso.
Eppure — ed è qui che il giudizio diventa umano, non politico — in fondo sei una brava persona. Non uno di quelli che odiano per mestiere, ma uno che si è perso nella giungla del consenso. Hai talento, carisma, perfino un certo calore umano. Ma la tua comunicazione è una mitragliatrice impazzita: spara a tutto ciò che si muove, anche alle tue stesse gambe.
Io non ti voto, non ti ho mai votato e probabilmente non lo farò mai. Ma ti riconosco una cosa: la gentilezza. Quella che, in un momento di civiltà ormai estinta, hai saputo mostrare anche a chi ti ha sempre contrastato. Qualche giorno fa, a Reggio Calabria, ci siamo incontrati per pochi minuti — prima sul Corso Garibaldi e poi in piazza De Nava, in occasione dell’intervista — e, credimi, questo gesto mi ha colpito.
E sai, questo — più di mille tweet, più di cento comizi — spiazza. In positivo.
Forse è qui che si trova la vera pace: non quella di Gaza, ma quella che ognuno di noi combatte dentro di sé. Basta poco: un gesto, una parola diversa, un silenzio scelto al posto di un insulto.
Matteo, se solo mettessi ordine nella tua comunicazione, se solo smettessi di fare la guerra anche quando vinci, potresti cambiare davvero — non il mondo, ma la percezione del tuo mondo.
E in fondo, la verità non è mai comoda. Ma è l’unica che ci salva.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria, 11 ottobre 2025
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