L’odore dello stupido
L'Editoriale di Luigi Palamara
Capisco l’invidia, sì. È umana, persino comprensibile. Capisco la cattiveria: almeno è un sentimento, un moto dell’anima, una scintilla di passione che brucia invece di marcire.
Ma la stupidità… no. Quella non la capisco, non la perdono, non la tollero.
Perché lo stupido è la vera minaccia di questo secolo di parole e di chiacchiere.
Lo stupido parla. Sempre. E quando parla, butta fuori letame. Non ragiona, non ascolta, non pensa. Apre la bocca e ne esce fogna, ne esce veleno travestito da opinione.
È convinto di sapere tutto, e proprio per questo non sa nulla. Si crede furbo, si crede intelligente, si crede libero. In realtà è solo un poveraccio che non ha mai avuto il coraggio di guardarsi allo specchio.
È un voltagabbana: oggi urla con la folla di sinistra, domani con quella di destra, dopodomani si vende al miglior offerente. Non per convinzione, ma per fame. Fame di applausi, fame di attenzione, fame di qualcuno che lo riconosca.
È la banderuola del potere, il mendicante dell’ego, il servo travestito da ribelle.
Eccolo, il prototipo dell’emerito buono a nulla. Il fallito che si traveste da moralista. Il parassita che vive dell’aria che altri respirano.
Non crea, non costruisce, non rischia: distrugge, scredita, infanga.
E mentre lo fa, sorride. Perché lo stupido è felice solo quando qualcun altro soffre.
Evitatelo, se potete. Non discuteteci, non sprecate parole. Con gli stupidi non si dialoga: si scappa.
Perché la stupidità non è un difetto — è una malattia. E come tutte le malattie contagiose, può rovinarti se resti troppo vicino.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 10 ottobre 2025
#editoriale #luigipalamara
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