Occhiuto e la roulette calabrese: effetto Marche o effetto stupefacente? Cucù. Settete!!!

Occhiuto e la roulette calabrese: effetto Marche o effetto stupefacente?
L'Editoriale di Luigi Palamara


Eccolo qui, Roberto Occhiuto, il viceré della Calabria, che parla di “effetto Marche” come se stesse parlando di un detersivo miracoloso capace di smacchiare la reputazione dalla polvere giudiziaria. Gli chiedono conto dell’avviso di garanzia per corruzione? Macché, acqua fresca: lui tira dritto, sorride, si fa intervistare da la Repubblica e risponde come se il problema non fosse suo, ma dei calabresi che – evidentemente – hanno poca memoria o troppa pazienza.

La sua comunicazione è un piccolo capolavoro di ipnosi collettiva: ponti sullo Stretto (che nemmeno i cubani in corsia vedranno mai), miliardi sulla Statale 106, medici importati dall’Avana come fossero rum e sigari, e promesse di “dignità e forza” a un popolo che da decenni sente le stesse litanie, recitate sempre con voce nuova e faccia fresca. E i giornali? Applaudono, amplificano, raccontano i progressi come se la Calabria fosse la Svizzera del Sud. Sì, magari la Svizzera del Sud America.

Occhiuto, da consumato prestigiatore, ribalta i numeri e li trasforma in medaglie: i Lea ancora terzultimi? Ma certo, guardate il lato positivo: “prima della Sicilia e della Valle d’Aosta”! Una gara al ribasso, dove la medaglia di bronzo nel disastro sanitario diventa vanto politico. E quando finiranno i medici cubani? Lui proroga. Come se la sanità fosse un abbonamento Netflix: basta rinnovare e via, la Calabria è salva.

Eppure l’ombra dell’avviso di garanzia resta lì, sospesa come una spada di Damocle. Solo che a nessuno pare importare: né alla stampa, che preferisce titolare sul “Ponte già usato”, né all’elettorato, che probabilmente finirà col giudicare Occhiuto non per i fatti, ma per il tono rassicurante con cui racconta favole infrastrutturali.

Ora, io mi chiedo: davvero i calabresi devono ridursi a questa roulette russa politica, dove ogni pallottola ha inciso sopra “corruzione”, “commissariamento”, “clientelismo”, e si spara sperando che tocchi a qualcun altro? Non meritano, i calabresi, di alzarsi un giorno e sentirsi cittadini di una regione normale, dove il voto non è un salto nel buio ma un atto di fiducia?

E Occhiuto? Il futuro gli riserva due strade: o diventerà il nuovo taumaturgo della politica meridionale, santificato da un popolo che preferisce chi racconta fiabe a chi ricorda i tribunali; oppure si ritroverà – tra un Ponte e una Statale – a scoprire che la ruota gira anche per lui. Perché, a furia di giocare con la scaramanzia e di moltiplicare “effetti Marche”, il rischio è che il destino si presenti con un effetto Calabria: improvviso, spietato, e molto meno indulgente dei titoli di giornale.

Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 3 ottobre 2025

#cucù
#settete
#robertoocchiuto
#editoriale #luigipalamara

@luigi.palamara Occhiuto e la roulette calabrese: effetto Marche o effetto stupefacente? Cucù. Settete!!! #cucù #settete #robertoocchiuto #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara Occhiuto e la roulette calabrese: effetto Marche o effetto stupefacente? L'Editoriale di Luigi Palamara Eccolo qui, Roberto Occhiuto, il viceré della Calabria, che parla di “effetto Marche” come se stesse parlando di un detersivo miracoloso capace di smacchiare la reputazione dalla polvere giudiziaria. Gli chiedono conto dell’avviso di garanzia per corruzione? Macché, acqua fresca: lui tira dritto, sorride, si fa intervistare da la Repubblica e risponde come se il problema non fosse suo, ma dei calabresi che – evidentemente – hanno poca memoria o troppa pazienza. La sua comunicazione è un piccolo capolavoro di ipnosi collettiva: ponti sullo Stretto (che nemmeno i cubani in corsia vedranno mai), miliardi sulla Statale 106, medici importati dall’Avana come fossero rum e sigari, e promesse di “dignità e forza” a un popolo che da decenni sente le stesse litanie, recitate sempre con voce nuova e faccia fresca. E i giornali? Applaudono, amplificano, raccontano i progressi come se la Calabria fosse la Svizzera del Sud. Sì, magari la Svizzera del Sud America. Occhiuto, da consumato prestigiatore, ribalta i numeri e li trasforma in medaglie: i Lea ancora terzultimi? Ma certo, guardate il lato positivo: “prima della Sicilia e della Valle d’Aosta”! Una gara al ribasso, dove la medaglia di bronzo nel disastro sanitario diventa vanto politico. E quando finiranno i medici cubani? Lui proroga. Come se la sanità fosse un abbonamento Netflix: basta rinnovare e via, la Calabria è salva. Eppure l’ombra dell’avviso di garanzia resta lì, sospesa come una spada di Damocle. Solo che a nessuno pare importare: né alla stampa, che preferisce titolare sul “Ponte già usato”, né all’elettorato, che probabilmente finirà col giudicare Occhiuto non per i fatti, ma per il tono rassicurante con cui racconta favole infrastrutturali. Ora, io mi chiedo: davvero i calabresi devono ridursi a questa roulette russa politica, dove ogni pallottola ha inciso sopra “corruzione”, “commissariamento”, “clientelismo”, e si spara sperando che tocchi a qualcun altro? Non meritano, i calabresi, di alzarsi un giorno e sentirsi cittadini di una regione normale, dove il voto non è un salto nel buio ma un atto di fiducia? E Occhiuto? Il futuro gli riserva due strade: o diventerà il nuovo taumaturgo della politica meridionale, santificato da un popolo che preferisce chi racconta fiabe a chi ricorda i tribunali; oppure si ritroverà – tra un Ponte e una Statale – a scoprire che la ruota gira anche per lui. Perché, a furia di giocare con la scaramanzia e di moltiplicare “effetti Marche”, il rischio è che il destino si presenti con un effetto Calabria: improvviso, spietato, e molto meno indulgente dei titoli di giornale. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 3 ottobre 2025 #cucù #settete #robertoocchiuto #editoriale #luigipalamara ♬ suono originale - Luigi Palamara

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