Occhiuto e l'ipocrisia della pacificazione
L'Editoriale di Luigi Palamara
Altro che pacificazione.
Quella che va in scena in Calabria non è una vittoria, ma una bullizzazione. Una sfrontata, compiaciuta esibizione di potere. Si deride Tridico, si dileggia il centrosinistra. È la legge del branco travestita da trionfo democratico.
Una destra che stravince e non si limita a governare: infierisce. Lo ha fatto in campagna elettorale, lo continua a fare adesso, ubriaca dei numeri, ebbra di consensi, come chi crede che la forza dei voti equivalga alla forza delle ragioni. Ma non è così.
Perché il consenso non lava le coscienze, non redime gli errori, non risolve i problemi — né quelli di una Calabria abbandonata a se stessa, né quelli personali di Occhiuto, che da trionfatore rischia di diventare prigioniero della sua stessa vittoria.
Questo stato di trance istituzionale, in cui tutto sembra lecito e ogni opposizione ridotta al silenzio, finirà. E finirà presto. Non è un auspicio, è una constatazione. La storia italiana — e calabrese — è piena di vincitori che si sono scoperti fragili, e di sconfitti che, proprio dalla sconfitta, hanno ritrovato la voce e la dignità.
Non ci uniamo al coro dei complimenti di circostanza. La presa in giro dell’applauso al vincitore non ci appartiene.
È stata una tornata elettorale anomala, opaca, piena di punti interrogativi. Non rasserena, non pacifica: inquieta.
Si dice “il popolo ha scelto”. Ma quale popolo? Solo il 43% è andato a votare. Il resto ha voltato le spalle, ha scelto l’astensione, che oggi è la vera maggioranza silenziosa di questo Paese. Eppure si festeggia come se fosse un plebiscito. Ipocrisia pura.
È stata, diciamolo, l’elezione più brutta degli ultimi anni.
Da una parte e dall’altra. Ho visto il peggio della politica: la violenza dei toni, l’arroganza dei gesti, la totale assenza di visione.
Non si è cercato di includere, ma solo di imporre.
La Calabria, una terra che avrebbe bisogno di cura e di intelligenza, sta imboccando una deriva pericolosa.
E mentre i vincitori brindano, il silenzio della gente cresce.
Forse, da lì, ricomincerà tutto.
Luigi Palamara
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Reggio Calabria 7 ottobre 2025
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