“Reggio applaude, ma non perdona”. La notte in cui Cannizzaro decise di sfidare tutti

“Reggio applaude, ma non perdona”
La notte in cui Cannizzaro decise di sfidare tutti

Dalla notte delle bandiere alla sfida del futuro: il deputato di Forza Italia rompe gli equilibri e accende la corsa al Comune.

In Piazza Duomo la festa per la vittoria regionale si è trasformata in un atto politico di forza.
Tra patriottismo e ambizione, Francesco Cannizzaro annuncia la sua corsa a sindaco.
Ma Reggio — città orgogliosa e diffidente — non dimentica chi osa troppo presto.

L’Editoriale di Luigi Palamara

C’è un respiro antico, quasi biblico, nelle sere di ottobre a Reggio Calabria.
Un’aria densa, che sa di mare e di ferro, di speranza e di malinconia.
Piazza Duomo, illuminata come un teatro di provincia, è diventata per una notte il centro del mondo politico calabrese.
Sul palco, Francesco Cannizzaro, il deputato più votato di Forza Italia e leader riconosciuto ha scelto di sfidare il destino annunciando, di fatto, la propria candidatura a sindaco della città.

Doveva essere una festa, si è trasformata in una dichiarazione di guerra.
Con voce ferma e gesti calibrati, Cannizzaro ha evocato la Patria, i caduti, la Calabria “laboratorio politico nazionale”.
Poi, come chi si toglie un peso dal cuore, ha detto:

> “Sono pronto a indossare la maglia amaranto.

La folla ha capito.
Non servivano spiegazioni: Palazzo San Giorgio è l’obiettivo.

La scena aveva il fascino dei riti antichi: la Cattedrale alle spalle, la folla davanti, l’eco degli applausi che rimbalzava sui palazzi come un’onda.
Una cornice che ricordava i comizi della Prima Repubblica, quando le piazze erano confessionali e tribunali insieme.
Cannizzaro, da abile oratore, ha parlato non alla ragione ma all’emozione, usando il linguaggio della terra e del sangue, quello che in Calabria vale più di mille programmi.

Ha elencato le sue promesse come una litania di resurrezioni:
il Ponte sullo Stretto, l’aeroporto che rinasce, il porto crocieristico, la Gallico-Gambarie completata, il campus universitario nel cuore della città, il lido comunale come emblema del mare restituito.
Non un elenco amministrativo, ma un racconto.
Un sogno raccontato a voce alta, come fanno gli uomini del Sud quando hanno bisogno di crederci per primi.

Eppure, dietro quella voce sicura, si avvertiva il fragore di un rischio.
In Calabria “ogni vittoria è una speranza che si teme.”
Cannizzaro è ambizioso, e la sua ambizione è ormai cosa nota.
Ma qui, dove l’ambizione deve restare segreta per essere perdonata, l’annuncio è parso un passo più lungo della gamba.

Gli alleati applaudivano, ma con lo sguardo basso.
Un silenzio carico di calcoli si è mischiato alle ovazioni della piazza.
Perché chi si proclama candidato senza aspettare il tavolo rischia di restare senza sedie.
La Calabria politica, del resto, non ama i capi che decidono da soli: li osserva, li applaude, e poi li giudica quando la folla se n’è andata.

Reggio è città difficile
“Reggio ama essere corteggiata, non conquistata.
È una frase che potrebbe uscire da un romanzo.
Perché questa città, passionale e ferita, non si lascia prendere con la forza.
Applaude chi promette, ma tradisce chi comanda.
Conosce la gloria e la rovina, e le tiene entrambe nel palmo della mano.

Ecco perché la mossa di Cannizzaro non è solo un atto politico, ma un gesto di fiducia nel proprio destino.
La folla lo acclama, ma dietro di lei si nasconde la città vera: quella che non grida, che osserva, che aspetta.
Le famiglie dei quartieri, i giovani che partono, gli anziani che non credono più a nulla.
Sono loro, non la piazza, a decidere davvero chi resta e chi cade.

Sul palco, accanto a Cannizzaro, aleggiava la figura del presidente Roberto Occhiuto, il regista discovo centrodestra calabrese.
Il deputato lo ha ringraziato con parole di lealtà, ma la politica del Sud è una danza antica: oggi si balla insieme, domani ci si calpesta.
Qui il potere non si divide, si difende.
E Cannizzaro lo sa: per arrivare a Palazzo San Giorgio dovrà vincere non solo la sfida con gli avversari, ma quella — più sottile — con gli amici.

Dall’altra parte, il centrosinistra resta in frantumi.
Un mosaico di sigle e di ambizioni personali, incapace di offrire un volto riconoscibile.
Un vantaggio apparente per il centrodestra, ma anche una tentazione pericolosa:
quando l’avversario è debole, la superbia diventa il primo nemico.

Del domani, nessuna certezza
Primavera 2026 è ancora lontana, ma la corsa è cominciata.
Cannizzaro ha forza, popolarità, consenso.
Ma Reggio è una città che cambia umore con il vento dello Stretto, e la storia — da Ciccio Franco a Falcomatà, da Battaglia a Scopelliti — insegna che qui l’amore politico è sempre breve.

Così, mentre i cori di “Viva la Calabria” si disperdevano nella notte, restava nell’aria una domanda antica:
chi avrà la pazienza di restare quando l’entusiasmo svanirà?

E allora sì — come diceva Lorenzo il Magnifico —
“Del doman non v’è certezza.”
Non è solo poesia: è la legge non scritta di questa terra.
Perché in Calabria, come nella vita, il domani appartiene a chi sa aspettarlo.

Luigi Palamara
Reggio Calabria, 18 ottobre 2025
Tutti i diritti riservati

#francescocannizzaro #reggiocalabria #sindaco #piazzaduomo #forzaitalia
@luigi.palamara Reggio Calabria. “Del diman non v’è certezza” L'Editoriale di Luigi Palamara Un’immagine che resterà, più delle parole e degli applausi, nella memoria di questa sera che doveva essere di festa. Piazza Duomo, il cuore antico di Reggio Calabria, vestita a festa per celebrare la vittoria alle regionali, si è improvvisamente trasformata in un palcoscenico politico. E al centro, come in un copione già scritto, è apparso Francesco Cannizzaro, parlamentare di lungo corso, annunciare la sua autocandidatura a sindaco della città. Un gesto che sa di impazienza e d’ambizione. Forse di necessità. E che pure, come ogni atto di forza, porta con sé il rischio del contraccolpo. In politica — lo sapevano bene i vecchi maestri — “portarsi avanti” non significa sempre arrivare primi. Talvolta significa restare soli. La serata, che doveva sancire un successo di coalizione, si è trasformata in una prova di forza individuale. E questo, in una terra dove la lealtà è più fragile delle promesse, non passerà inosservato. Perché Reggio Calabria — città nervosa, passionale, lunatica come certe donne del Sud — non perdona facilmente chi osa troppo, né chi dà per scontato il consenso. Qui la gloria e la caduta stanno spesso sullo stesso gradino. Cannizzaro ha scelto di parlare alla folla con la retorica del campo sportivo — «Sono pronto a indossare la maglia amaranto» — come se la politica fosse una partita da giocare e vincere. Ma Reggio non è uno stadio. È una città ferita, che non dimentica. E se oggi lo acclama, domani potrebbe voltargli le spalle. “Del diman non v’è certezza”, ammoniva Dante, e in quella piazza le parole del poeta sembravano rimbalzare tra i palazzi come un presagio. Gli alleati, intanto, tacciono. Ma è un silenzio che pesa. Dietro i sorrisi di circostanza, si muovono calcoli e malumori. Perché chi decide di correre da solo, anche solo un passo avanti, deve poi saper correre più forte di tutti — o verrà travolto. E Cannizzaro lo sa: la sua forza elettorale è un fatto, ma la storia insegna che a Reggio i voti sono fedeli solo finché dura l’incanto. In fondo, la politica calabrese non perdona l’arroganza del “già deciso”. Reggio vuole essere corteggiata, non conquistata. E questa sera, sotto i fari e le bandiere, qualcuno ha forse confuso l’euforia della vittoria con il consenso del futuro. Primavera 2026 è lontana, ma la partita è già iniziata. E come in ogni sfida che conta, non basteranno i numeri. Serviranno umiltà, ascolto, e una memoria storica che in politica, più che altrove, è un’arma di sopravvivenza. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 17 ottobre 2025 #francescocannizzaro #reggiocalabria #sindaco #piazzaduomo #forzaitalia ♬ suono originale - Luigi Palamara

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