Reggio Calabria. “Del diman non v’è certezza”
L'Editoriale di Luigi Palamara
Un’immagine che resterà, più delle parole e degli applausi, nella memoria di questa sera che doveva essere di festa. Piazza Duomo, il cuore antico di Reggio Calabria, vestita a festa per celebrare la vittoria alle regionali, si è improvvisamente trasformata in un palcoscenico politico. E al centro, come in un copione già scritto, è apparso Francesco Cannizzaro, parlamentare di lungo corso, annunciare la sua autocandidatura a sindaco della città.
Un gesto che sa di impazienza e d’ambizione. Forse di necessità. E che pure, come ogni atto di forza, porta con sé il rischio del contraccolpo.
In politica — lo sapevano bene i vecchi maestri — “portarsi avanti” non significa sempre arrivare primi. Talvolta significa restare soli.
La serata, che doveva sancire un successo di coalizione, si è trasformata in una prova di forza individuale. E questo, in una terra dove la lealtà è più fragile delle promesse, non passerà inosservato. Perché Reggio Calabria — città nervosa, passionale, lunatica come certe donne del Sud — non perdona facilmente chi osa troppo, né chi dà per scontato il consenso. Qui la gloria e la caduta stanno spesso sullo stesso gradino.
Cannizzaro ha scelto di parlare alla folla con la retorica del campo sportivo — «Sono pronto a indossare la maglia amaranto» — come se la politica fosse una partita da giocare e vincere. Ma Reggio non è uno stadio. È una città ferita, che non dimentica. E se oggi lo acclama, domani potrebbe voltargli le spalle.
“Del diman non v’è certezza”, ammoniva Dante, e in quella piazza le parole del poeta sembravano rimbalzare tra i palazzi come un presagio.
Gli alleati, intanto, tacciono. Ma è un silenzio che pesa. Dietro i sorrisi di circostanza, si muovono calcoli e malumori. Perché chi decide di correre da solo, anche solo un passo avanti, deve poi saper correre più forte di tutti — o verrà travolto.
E Cannizzaro lo sa: la sua forza elettorale è un fatto, ma la storia insegna che a Reggio i voti sono fedeli solo finché dura l’incanto.
In fondo, la politica calabrese non perdona l’arroganza del “già deciso”. Reggio vuole essere corteggiata, non conquistata.
E questa sera, sotto i fari e le bandiere, qualcuno ha forse confuso l’euforia della vittoria con il consenso del futuro.
Primavera 2026 è lontana, ma la partita è già iniziata. E come in ogni sfida che conta, non basteranno i numeri. Serviranno umiltà, ascolto, e una memoria storica che in politica, più che altrove, è un’arma di sopravvivenza.
Luigi Palamara
Tutti i diritti riservati
Reggio Calabria 17 ottobre 2025
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@luigi.palamara Reggio Calabria. “Del diman non v’è certezza” L'Editoriale di Luigi Palamara Un’immagine che resterà, più delle parole e degli applausi, nella memoria di questa sera che doveva essere di festa. Piazza Duomo, il cuore antico di Reggio Calabria, vestita a festa per celebrare la vittoria alle regionali, si è improvvisamente trasformata in un palcoscenico politico. E al centro, come in un copione già scritto, è apparso Francesco Cannizzaro, parlamentare di lungo corso, annunciare la sua autocandidatura a sindaco della città. Un gesto che sa di impazienza e d’ambizione. Forse di necessità. E che pure, come ogni atto di forza, porta con sé il rischio del contraccolpo. In politica — lo sapevano bene i vecchi maestri — “portarsi avanti” non significa sempre arrivare primi. Talvolta significa restare soli. La serata, che doveva sancire un successo di coalizione, si è trasformata in una prova di forza individuale. E questo, in una terra dove la lealtà è più fragile delle promesse, non passerà inosservato. Perché Reggio Calabria — città nervosa, passionale, lunatica come certe donne del Sud — non perdona facilmente chi osa troppo, né chi dà per scontato il consenso. Qui la gloria e la caduta stanno spesso sullo stesso gradino. Cannizzaro ha scelto di parlare alla folla con la retorica del campo sportivo — «Sono pronto a indossare la maglia amaranto» — come se la politica fosse una partita da giocare e vincere. Ma Reggio non è uno stadio. È una città ferita, che non dimentica. E se oggi lo acclama, domani potrebbe voltargli le spalle. “Del diman non v’è certezza”, ammoniva Dante, e in quella piazza le parole del poeta sembravano rimbalzare tra i palazzi come un presagio. Gli alleati, intanto, tacciono. Ma è un silenzio che pesa. Dietro i sorrisi di circostanza, si muovono calcoli e malumori. Perché chi decide di correre da solo, anche solo un passo avanti, deve poi saper correre più forte di tutti — o verrà travolto. E Cannizzaro lo sa: la sua forza elettorale è un fatto, ma la storia insegna che a Reggio i voti sono fedeli solo finché dura l’incanto. In fondo, la politica calabrese non perdona l’arroganza del “già deciso”. Reggio vuole essere corteggiata, non conquistata. E questa sera, sotto i fari e le bandiere, qualcuno ha forse confuso l’euforia della vittoria con il consenso del futuro. Primavera 2026 è lontana, ma la partita è già iniziata. E come in ogni sfida che conta, non basteranno i numeri. Serviranno umiltà, ascolto, e una memoria storica che in politica, più che altrove, è un’arma di sopravvivenza. Luigi Palamara Tutti i diritti riservati Reggio Calabria 17 ottobre 2025 #francescocannizzaro #reggiocalabria #sindaco #piazzaduomo #forzaitalia ♬ suono originale - Luigi Palamara
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