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"La TV è mia e la uso come voglio: Lamberti rivendica il pulpito mediatico"

Lamberti su RTV: "Qualcuno potrebbe dire: "Eh ma lei approfitta della sua televisione." Sì, lo sottoscrivo. Non solo ne approfitto: la utilizzo, e continuerò a utilizzarla, finché posso. Perché c’è chi usa mezzi non propri. Io uso un mezzo che ho creato io."

La televisione privata e il potere che si autoassolve



Reggio Calabria 18 luglio 2025. C’è un uomo che parla ogni giorno alla sua città. Lo fa dal pulpito che lui stesso si è costruito: una televisione privata, una telecamera fissa, un microfono acceso, e il tono di chi si sente investito di una missione.

Si chiama Eduardo Lamberti Castronuovo. E non fa nulla per nascondere ciò che fa. Anzi, lo rivendica con orgoglio: usa la sua televisione per parlare alla cittadinanza, per denunciare, per raccontare la realtà dal suo punto di vista. Ma soprattutto per dire, con fierezza, che è lui ad avere gli strumenti per cambiarla, questa città. E che li userà tutti, finché potrà.

Non c’è nulla di illegale in tutto questo. E forse proprio per questo la questione è più sottile. Più scivolosa. Perché quando il potere — qualunque potere — si assolve da sé, lo fa quasi sempre appellandosi alla legalità. Ma ciò che è legittimo non è necessariamente giusto. E ciò che è lecito non è sempre equo.

In democrazia, i mezzi di informazione sono strumenti delicati. Non sono soltanto canali per emettere voce: sono garanti di equilibrio, bilancia di poteri, spazi pubblici in mano privata, affidati con la fiducia che siano trattati con misura, rispetto e pluralismo.

Il problema, dunque, non è che Lamberti Castronuovo parli. Il problema è che parla da solo.

In uno scenario in cui le televisioni locali sopravvivono a fatica, dove i cittadini hanno sempre meno strumenti per orientarsi, trasformare un’emittente in una tribuna personale — anche con onestà, anche con stile — è un atto che merita una riflessione pubblica. Soprattutto se, nel frattempo, si guarda con interesse alla politica, e magari si accarezza l’idea di diventare amministratori della cosa pubblica o ancora peggio Sindaco.

Perché un candidato che controlla un mezzo di informazione non è un candidato come gli altri. E un editore(?),lo dichiara lui stesso è qualcosa che lui ha creato anche se il suo ruolo ufficiale è di Direttore Responsabile, che si candida non è un editore, o un direttore responsabile, neutro. È entrambe le cose. E allora la domanda è inevitabile: chi controlla il controllore?

Lamberti Castronuovo dice di usare mezzi propri, non finanziamenti pubblici. Dice di parlare per amore della sua città, non per ambizione personale. Dice, infine, che chiunque può scrivergli, e lui leggerà tutto. Ma una città, una vera città democratica, non si costruisce con la sincerità delle intenzioni, si costruisce con le garanzie delle regole.

E la prima regola del potere è quella di non bastare mai a se stesso.

Se davvero la sua è una missione civica e non personale, allora servirebbe una sola cosa: aprire il microfono anche agli altri. Anche ai critici, anche agli avversari. Farlo non sarebbe una concessione. Sarebbe l’atto più potente che un uomo pubblico possa compiere: dimostrare che non ha paura del dissenso.

Così si guadagna la fiducia. Così si riscatta un Paese, o una città. Non soltanto parlando, ma accettando di ascoltare.

Luigi Palamara

Tutti I diritti riservati

La trascrizione delle dichiarazioni di Lamberti del 18 luglio 2025:

"Qualcuno potrebbe dire: "Eh ma lei approfitta della sua televisione." Sì, lo sottoscrivo. Non solo ne approfitto: la utilizzo, e continuerò a utilizzarla, finché posso. Perché c’è chi usa mezzi non propri. Io uso un mezzo che ho creato io.

Altri usano, per esempio, i fondi del PNRR. Altri ancora bandiscono concorsi pochi mesi prima delle elezioni. Altri ancora usano sistemi non proprio ortodossi. Tutti usano dei mezzi: io uso quelli miei, che ho costruito con il mio lavoro, quello della mia famiglia e dei miei collaboratori. Quindi: nulla di illegale, nulla di illegittimo."
#politica
#rtv
#editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #eduardolamberticastronuovo

@luigi.palamara La televisione privata e il potere che si autoassolve C’è un uomo che parla ogni giorno alla sua città. Lo fa dal pulpito che lui stesso si è costruito: una televisione privata, una telecamera fissa, un microfono acceso, e il tono di chi si sente investito di una missione. Si chiama Eduardo Lamberti Castronuovo. E non fa nulla per nascondere ciò che fa. Anzi, lo rivendica con orgoglio: usa la sua televisione per parlare alla cittadinanza, per denunciare, per raccontare la realtà dal suo punto di vista. Ma soprattutto per dire, con fierezza, che è lui ad avere gli strumenti per cambiarla, questa città. E che li userà tutti, finché potrà. Non c’è nulla di illegale in tutto questo. E forse proprio per questo la questione è più sottile. Più scivolosa. Perché quando il potere — qualunque potere — si assolve da sé, lo fa quasi sempre appellandosi alla legalità. Ma ciò che è legittimo non è necessariamente giusto. E ciò che è lecito non è sempre equo. In democrazia, i mezzi di informazione sono strumenti delicati. Non sono soltanto canali per emettere voce: sono garanti di equilibrio, bilancia di poteri, spazi pubblici in mano privata, affidati con la fiducia che siano trattati con misura, rispetto e pluralismo. Il problema, dunque, non è che Lamberti Castronuovo parli. Il problema è che parla da solo. In uno scenario in cui le televisioni locali sopravvivono a fatica, dove i cittadini hanno sempre meno strumenti per orientarsi, trasformare un’emittente in una tribuna personale — anche con onestà, anche con stile — è un atto che merita una riflessione pubblica. Soprattutto se, nel frattempo, si guarda con interesse alla politica, e magari si accarezza l’idea di diventare amministratori della cosa pubblica o ancora peggio Sindaco. Perché un candidato che controlla un mezzo di informazione non è un candidato come gli altri. E un editore(?),lo dichiara lui stesso è qualcosa che lui ha creato anche se il suo ruolo ufficiale è di Direttore Responsabile, che si candida non è un editore, o un direttore responsabile, neutro. È entrambe le cose. E allora la domanda è inevitabile: chi controlla il controllore? Lamberti Castronuovo dice di usare mezzi propri, non finanziamenti pubblici. Dice di parlare per amore della sua città, non per ambizione personale. Dice, infine, che chiunque può scrivergli, e lui leggerà tutto. Ma una città, una vera città democratica, non si costruisce con la sincerità delle intenzioni, si costruisce con le garanzie delle regole. E la prima regola del potere è quella di non bastare mai a se stesso. Se davvero la sua è una missione civica e non personale, allora servirebbe una sola cosa: aprire il microfono anche agli altri. Anche ai critici, anche agli avversari. Farlo non sarebbe una concessione. Sarebbe l’atto più potente che un uomo pubblico possa compiere: dimostrare che non ha paura del dissenso. Così si guadagna la fiducia. Così si riscatta un Paese, o una città. Non soltanto parlando, ma accettando di ascoltare. Luigi Palamara Tutti I diritti riservati La trascrizione delle dichiarazioni di Lamberti del 18 luglio 2025: "Qualcuno potrebbe dire: "Eh ma lei approfitta della sua televisione." Sì, lo sottoscrivo. Non solo ne approfitto: la utilizzo, e continuerò a utilizzarla, finché posso. Perché c’è chi usa mezzi non propri. Io uso un mezzo che ho creato io. Altri usano, per esempio, i fondi del PNRR. Altri ancora bandiscono concorsi pochi mesi prima delle elezioni. Altri ancora usano sistemi non proprio ortodossi. Tutti usano dei mezzi: io uso quelli miei, che ho costruito con il mio lavoro, quello della mia famiglia e dei miei collaboratori. Quindi: nulla di illegale, nulla di illegittimo." #politica #rtv #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #eduardolamberticastronuovo ♬ suono originale - Luigi Palamara
@luigi.palamara "La TV è mia e la uso come voglio: Lamberti rivendica il pulpito mediatico" La televisione privata e il potere che si autoassolve C’è un uomo che parla ogni giorno alla sua città. Lo fa dal pulpito che lui stesso si è costruito: una televisione privata, una telecamera fissa, un microfono acceso, e il tono di chi si sente investito di una missione. Si chiama Eduardo Lamberti Castronuovo. E non fa nulla per nascondere ciò che fa. Anzi, lo rivendica con orgoglio: usa la sua televisione per parlare alla cittadinanza, per denunciare, per raccontare la realtà dal suo punto di vista. Ma soprattutto per dire, con fierezza, che è lui ad avere gli strumenti per cambiarla, questa città. E che li userà tutti, finché potrà. Non c’è nulla di illegale in tutto questo. E forse proprio per questo la questione è più sottile. Più scivolosa. Perché quando il potere — qualunque potere — si assolve da sé, lo fa quasi sempre appellandosi alla legalità. Ma ciò che è legittimo non è necessariamente giusto. E ciò che è lecito non è sempre equo. In democrazia, i mezzi di informazione sono strumenti delicati. Non sono soltanto canali per emettere voce: sono garanti di equilibrio, bilancia di poteri, spazi pubblici in mano privata, affidati con la fiducia che siano trattati con misura, rispetto e pluralismo. Il problema, dunque, non è che Lamberti Castronuovo parli. Il problema è che parla da solo. In uno scenario in cui le televisioni locali sopravvivono a fatica, dove i cittadini hanno sempre meno strumenti per orientarsi, trasformare un’emittente in una tribuna personale — anche con onestà, anche con stile — è un atto che merita una riflessione pubblica. Soprattutto se, nel frattempo, si guarda con interesse alla politica, e magari si accarezza l’idea di diventare amministratori della cosa pubblica o ancora peggio Sindaco. Perché un candidato che controlla un mezzo di informazione non è un candidato come gli altri. E un editore(?),lo dichiara lui stesso è qualcosa che lui ha creato anche se il suo ruolo ufficiale è di Direttore Responsabile, che si candida non è un editore, o un direttore responsabile, neutro. È entrambe le cose. E allora la domanda è inevitabile: chi controlla il controllore? Lamberti Castronuovo dice di usare mezzi propri, non finanziamenti pubblici. Dice di parlare per amore della sua città, non per ambizione personale. Dice, infine, che chiunque può scrivergli, e lui leggerà tutto. Ma una città, una vera città democratica, non si costruisce con la sincerità delle intenzioni, si costruisce con le garanzie delle regole. E la prima regola del potere è quella di non bastare mai a se stesso. Se davvero la sua è una missione civica e non personale, allora servirebbe una sola cosa: aprire il microfono anche agli altri. Anche ai critici, anche agli avversari. Farlo non sarebbe una concessione. Sarebbe l’atto più potente che un uomo pubblico possa compiere: dimostrare che non ha paura del dissenso. Così si guadagna la fiducia. Così si riscatta un Paese, o una città. Non soltanto parlando, ma accettando di ascoltare. Luigi Palamara Tutti I diritti riservati La trascrizione delle dichiarazioni di Lamberti del 18 luglio 2025: "Qualcuno potrebbe dire: "Eh ma lei approfitta della sua televisione." Sì, lo sottoscrivo. Non solo ne approfitto: la utilizzo, e continuerò a utilizzarla, finché posso. Perché c’è chi usa mezzi non propri. Io uso un mezzo che ho creato io. Altri usano, per esempio, i fondi del PNRR. Altri ancora bandiscono concorsi pochi mesi prima delle elezioni. Altri ancora usano sistemi non proprio ortodossi. Tutti usano dei mezzi: io uso quelli miei, che ho costruito con il mio lavoro, quello della mia famiglia e dei miei collaboratori. Quindi: nulla di illegale, nulla di illegittimo." #politica #rtv #editoriale #luigipalamara #palamaraluigi #luispal #luipal #lupa #eduardolamberticastronuovo ♬ suono originale - Luigi Palamara

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